lunedì 22 gennaio 2018

22 gennaio 2014, Višegrad: una pennellata di rossetto contro il negazionismo

Una stele di marmo bianco del cimitero di Stražište diventa protagonista delle cronache balcaniche il 22 gennaio del 2014. “Quel giorno – racconta il giornalista Luca Leone in Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio –, un uomo con in mano una semplice smerigliatrice orbitale, nonostante la presenza della polizia sul posto, in pochi secondi s’è accanito su una parola – su quella sola – che era stata scolpita sul cippo insieme ad altre. Tutte terribili. Quella parola era pesante come piombo e andava a urtare coscienze forse non proprio immacolate. Era la parola “genocidio”, scolpita in nome delle tremila vittime della puli­zia etnica portata avanti dai paramilitari in città. Pulizia che a Višegrad ha di fatto dato luogo a un genocidio – mai riconosciuto come tale da alcun tribunale nazionale o internazionale – perché coloro che non sono stati ammazzati sono stati deportati oppure indotti a scappare e a non tornare più, modificando per sempre la composizione demografica della città e di tutto il territorio circostante”.
“Oltre ai poliziotti serbo-bosniaci – continua Luca Leone in Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio, reportage frutto di un accurato lavoro su campo – quel giorno c’erano an­che tanti musulmani-bosniaci, riunitisi per assistere all’ennesima offesa consumata ai danni di chi non c’è più. Presente era anche il sindaco, Slaviša Mišković, che per nulla al mondo si sarebbe perso lo spettacolo. “Non ci sono prove o sentenze di genocidio a Višegrad. Avevamo ogni diritto di abbattere quel monumento, dato che è stato edificato senza autorizzazione, ma ho deciso d’essere tollerante. Non abbiamo proble­mi con quel monumento, il problema è la parola genocidio”, ha detto il primo cittadino alla scarsa stampa presente, credendo che se la sarebbe cavata così e avrebbe portato a casa questo atto di negazionismo senza doversene pentire.
Se la vita è fatta di tanti piccoli gesti eroici, una donna ha atteso che sindaco e poliziotti allentassero il controllo. È entrata nel cimitero pas­sando dalla stessa porticina di metallo. Ha aperto la borsetta, estratto il rossetto e scritto nello stesso identico spazio levigato poco prima dall’in­freddolito operaio comunale una parola, sempre la stessa, da ora ancor più pesante del piombo: “Genocida”, genocidio. Successivamente qual­cuno è tornato con un pennello e ha riscritto quel termine, in corsivo maiuscolo, utilizzando vernice nera. E ogni volta che qualcuno cerca di cancellarla, una mano torna a riscrivere la parola genocidio. La stessa che ho trovato quando ho potuto ammirare la stele, fotografarla e rin­graziare Dio e quella donna per questo regalo, per questa vittoria della civiltà e della creatività contro la forza bruta e il negazionismo”.

Il libro:
Titolo: Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio
Autore: Luca Leone
€ 14,00 – pag. 208
Con il patrocinio di Amnesty International sezione italiana, Cisl Emilia Romagna, Iscos Emilia Romagna, Mirni Most

Luca Leone (Albano Laziale, 1970), giornalista professionista, saggista, romanziere e blogger, è laureato in Scienze politiche. È direttore editoriale e co-fondatore della casa editrice Infinito edizioni. Ha scritto per molte testate. Ha firmato una ventina di libri per più editori; tra questi, per Infinito edizioni, ama ricordare: Srebrenica. I giorni della vergogna (2005); Bosnia Express (2010); Saluti da Sarajevo (2011); Mister sei miliardi (2012); Fare editoria (2013); I bastardi di Sarajevo (2014); Srebrenica. La giustizia negata (con Riccardo Noury, 2015); Eden. Il paradiso può uccidere (2016); Vai Razzo, veloce e feroce (2016, con Giuliano Razzoli).