Un anno fa la direttrice di un periodico mi aveva chiesto il pezzo qui a seguire pubblicato. Avrebbe dovuto essere l'articolo di apertura di un numero quasi monografico sulla Bosnia Erzegovina. Dopo un anno, la direttrice del giornale - perfettamente integrata con la categoria di cui fa parte - non ha più dato notizia di sé, l'articolo non è mai uscito né è mai stato pagato (e mai lo sarà). Così, siccome non sopporto più essere preso in giro, è un piacere regalarlo in lettura a chi lo vorrà gradire. Buon anno e buona lettura.
Lo si chiami Stato islamico, Isis, Isil, Daesh,
Sic ovvero al Sham, un sempre più folto numero di “commentatori”, di
“strateghi” o di “esperti” a vario titolo non sembra nutrire dubbi: il
terrorismo islamico ha la sua sede europea nei Balcani, e nello specifico in
Bosnia Erzegovina. La stampa italiana di destra e quello strano regno
dell’apodittico in cui è stato trasformato internet si sbracciano per indicare
il nuovo nemico da combattere, una volta di più creando quel cortocircuito
folle che trasforma il musulmano bosniaco in “turco”, il “turco” in
integralista, l’integralista (mai cattolico od ortodosso, sempre islamico) in
nemico. Così si chiude il cerchio. Circa trecento cittadini bosniaci
appartenenti al gruppo nazionale musulmano sospettati d’essere simpatizzanti di
quell’abominio che si chiama Isis (o come si voglia) o, peggio ancora,
d’esserne reclutatori o finanziatori o di avere combattuto sotto quella
ridicola e al contempo orribile insegna nera, nonostante costituiscano un’esigua
e risibile minoranza, agli occhi dei media
italiani rappresentano un intero Paese o, nel “minore dei mali”, un intero
“popolo costitutivo” di quello Stato, ovvero i bosniaci musulmani (che non sono
sinonimo di bosgnacchi, ma di questo magari parleremo un’altra volta…).
In
pochi pensano che nelle sole banlieue
parigine la polizia dell’Esagono tenga sotto controllo almeno 1.500 tra
sospettati fiancheggiatori e sicuri appartenenti all’Isis. Nessuno ama ricordare
che anche dei cittadini – e delle cittadine – italiani stanno “combattendo”
nelle file del terrorismo islamico. Come hanno fatto, per divertimento o a
pagamento, tra il 1992 e il 1995 sia a Sarajevo che a Srebrenica. Sempre dalla
parte dei serbo-bosniaci e con la buona compagnia” soprattutto di estremisti di
destra e paramilitari greci, serbi e russi. Ed ecco, dunque, la semplificazione
massima, quella che ti salva i neuroni e non ti costringe a studiare, leggere,
capire: ogni musulmano è un terrorista. Una menzogna feroce, come quando si
diceva (e ancora purtroppo si dice) che la guerra bosniaco-erzegovese era un
conflitto etnico e religioso. Ci sono persino libri di storia in uso nelle
scuole italiane che spacciano ancora oggi, nel 2016, per vera questa colossale
idiozia.