mercoledì 27 settembre 2017

Una poesia per Srebrenica

Anna Piccioni, una lettrice appassionata di Bosnia che ho avuto il piacere di incontrare a Trieste in occasione della recente e seguitissima presentazione del libro Višegrad. L'odio, la morte, l'oblio alla libreria Lovat, mi ha scritto una bella e-mail regalandomi questa poesia. Le ho chiesto di poterla condividere con tutti voi e lei mi ha dato volentieri il suo consenso. Ve la regaliamo, certi che la gradirete:

SREBRENICA

...e la natura attonita
sta a guardare
incredula...
Le stagioni si rincorrono nella loro
bellezza
Gli alberi nascondono e proteggono
le loro creature;
i profumi del sottobosco
si mescolano al dolciastro
odore del sangue...

27-30 settembre, le Quattro giornate di Napoli

Le Quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943) furono un episodio storico di insurrezione popolare avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale tramite il quale, i civili, con l'apporto di militari fedeli al cosiddetto Regno del Sud, riuscirono a liberare la città partenopea dall'occupazione delle forze armate tedesche.
L'avvenimento, che valse alla città di Napoli il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, consentì alle forze Alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'occupazione nazista, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati ed allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.
Ripercorriamo insieme a Camillo Albanese, autore del libro dal titolo “Napoli e la seconda guerra mondiale” quei giorni tanto drammatici ed eroici.
«In quei giorni si videro scene drammatiche, interi caseggiati circondati, uomini strappati dalle loro case, ammassati per strada sotto la minaccia dei mitra che ogni tanto facevano sentire la loro sinistra voce per aumentare il terrore e dissuadere i parenti ad avvicinarsi. L’intensificarsi dei rastrellamenti portò in quei giorni a razziare circa ottomila persone, buona parte delle quali furono mandate nel campo di concentramento di Capodimonte, altre consegnate agli uffici di polizia italiani perché venissero accompagnati ai centri di raccolta. Molti commissariati, invece di eseguire l’ordine, lasciarono liberi i malcapitati fornendo loro anche armi. (…)

lunedì 25 settembre 2017

In Bosnia vincono come sempre criminali di guerra e negazionisti

Il Parlamento nazionale bosniaco erzegovese ha respinto le due proposte socialdemocratiche che intendevano negare ai criminali di guerra la possibilità di candidarsi a cariche rappresentative e che puntavano, al contempo, a introdurre il reato di negazionismo del genocidio di Srebrenica, con pene previste tra sei mesi e tre anni di reclusione.
Nel primo caso, il parlamento si è espresso con 16 voti a favore della non candidabilità dei criminali di guerra, con 17 contrari e un astenuto. Nel secondo caso, è finita in perfetta parità, 17 a 17, ciò che ha reso impossibile introdurre nel codice penale il reato di negazione del genocidio.
A fare la differenza sono stati, come facilmente prevedibile, i deputati serbo-bosniaci, che hanno votato in massa contro le due proposte di legge.
I socialdemocratici, incassate le due sconfitte, hanno chiesto All’alto rappresentante della comunità internazionale di “uscire dal letargo” e di adoperarsi per fare in modo che la Bosnia adotti le due proposte di legge e torni a essere presentabile a livello internazionale. Finché questo non dovesse avvenire, continueranno a sedere sui banchi del parlamento sia negazionisti sia politici con le mani sporche di sangue, cosa che di solito coincide. Tutti sanno chi sono, incluso l’Alto rappresentante, ma in quasi cinque lustri nessuno ha pensato di adoperarsi affinché questa vergogna a cielo aperto abbia fine.

venerdì 22 settembre 2017

Corridoi, muri e orizzonti. Viaggio in Bosnia e Croazia, novembre 2017

Cari amici,
il nuovo viaggio che proponiamo con Terre d'Artijanè è una full immersion in una realtà di confine, un luogo e un non-luogo dove la storia è passata e continua a fluire spesso nell’inconsapevolezza dei più.
Vi proponiamo di venire con noi in quel corridoio di terra compreso tra la Serbia, la Croazia e la Bosnia, da Vukovar a Slavonski Brod, calpestando terra di Croazia e di Bosnia e ripercorrendo la storia degli ultimi vent’anni, dalla guerra del 1992-1995 fino ai giorni nostri, in cui quel lembo d’Europa (appena) orientale è diventato luogo di transito per una nuova rotta balcanica di disperati in fuga dalla fame e dalle guerre.
Come nostra consuetudine, porteremo i nostri compagni di viaggio a toccare con mano la storia, il costume, il cibo, il folklore locali, per una full immersion da veri viaggiatori della storia della nostra Europa.
Il viaggio comincia da Giavera del Montello il 1° novembre 2017 e si conclude sempre a Giavera del Montello il 5 novembre 2017.
Tra la partenza e il ritorno, visiteremo e ascolteremo testimonianze in località come Slavonski Brod, Vukovar, Vinkovci, Prijedor. Visiteremo il lembo di terra che qualcuno, nel 1992-1995, considerava il corridoio “naturale” per unire i serbi di Serbia a quelli di Croazia, attraverso il territorio in cui vivevano, insieme agli altri gruppi nazionali, i serbi di Bosnia. La guerra e la pulizia etnica hanno riscritto tutto e queste terre sono rimaste dei lembi lontani dai libri di storia, ma sui quali la storia è stata scritta eccome. E col sangue.
Qui trovare i due lati del pieghevole per avere e chiedere maggiori informazioni e iscrivervi. Al momento i posti disponibili sono solo 22.

La Bosnia tra negazione, elezioni e genocidio

Potrà sembrare incredibile, ma in Bosnia Erzegovina nessuno ha mai pensato di approvare una legge che impedisca di candidarsi ai criminali di guerra. Un vuoto che dura da oltre quattro lustri. Ora finalmente, tra polemiche e stupidità varie, è in corso un dibattito in materia presso la Camera dei rappresentanti, una delle due camere dell’Assemblea parlamentare nazionale, in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. Se la proposta passasse, si dovrebbe procedere alla riforma sia della legge elettorale che del codice penale, cose quanto mai auspicabili, seppure con colpevole ritardo. Sempre con immenso ritardo, il Partito socialdemocratico oggi all’opposizione – alla ricerca dei consensi sperperati follemente negli ultimi dieci anni – ha finalmente deciso di presentare un progetto di legge che introduca nel codice penale il reato di negazione del genocidio in riferimento agli orrori di Srebrenica.
Se per la prima riforma è possibile la netta opposizione dei parlamentari serbo-bosniaci, per la seconda proposta è quanto meno scontata e sarebbe sorprendente e quasi sconcertante il contrario…

lunedì 18 settembre 2017

Carzano, 100 anni dopo

Carzano, piccolo comune della provincia di Trento, fu teatro 100 anni fa di un episodio della Grande Guerra sconosciuto ai più. Nella notte del 17 settembre 1917 persero la vita 910 soldati italiani e 316 militari austriaci. La mattina dopo l’esercito austriaco riconquistò il paese. Questo è stato il bilancio del tentativo di diserzione del Battaglione Bosniaco che combatteva per Vienna che, in accordo con lo Stato Maggiore italiano, avrebbe dovuto rompere le difese austriache, conquistare tutta la Val Brenta e straripare fino a Trento.
L’azione, nonostante l’eroismo dei congiurati e di alcuni ufficiali italiani, si tramuta in una rotta del nostro esercito, in un massacro inutile e nella cattura di molti disertori del Battaglione Bosniaco. Un mese dopo, il 24 ottobre, ci sarebbe stata la disfatta di Caporetto. Una pagina vergognosa di storia italiana ignota ai più, raccontata in una ricostruzione storica straordinaria.

Daniele Zanon e Valerio Curcio nel romanzo storico Il Battaglione Bosniaco, ripercorrono quei giorni concitati e per lungo tempo dimenticati.

venerdì 15 settembre 2017

Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio – incontro a Trieste – 15 settembre

Višegrad è una cittadina della Bosnia orientale che ha vissuto, a partire dalla primavera del 1992, sotto un regime del terrore e dell’orrore comandato da un gruppo di paramilitari guidato dai cugini Milan e Sredoje Lukić. I due cugini si rendono protagonisti, nel corso dell’estate di 25 anni fa, di una serie di episodi orrendi e tremendi, tra cui ricordiamo dapprima l’uccisione a sangue freddo di sette musulmani-bosniaci i cui cadaveri sono stati gettati nella Drina, poi di aver costretto circa settanta persone – tra cui una neonata di 48 ore di vita – a entrare in un'abitazione di Pionirska ulica nella quale i Lukić lanciano ordigni incendiari uccidendo barbaramente tutti quanti. L’orrore continua con toni di questo genere per tutta l’estate 1992, finché la pulizia etnica ai danni dei musulmani-bosniaci – che costituivano il 63 per cento della popolazione locale – viene portata a termine con operazioni di rastrellamento, deportazioni e omicidi di massa di decine di civili all’interno di case private. Circa tremila persone vengono uccise e fatte scomparire. Solo il 16 settembre del 2005 Sredoje Lukić viene assicurato alla giustizia internazionale; la condanna definitiva arriverà nel dicembre del 2012 per Sredoje Lukić la pena passa dai 30 anni del primo grado a 27 anni, con il dissenso dei giudici Pocar e Liu, mentre per Milan Lukić è stato comminato l’ergastolo.
Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio reportage scritto sul campo dal giornalista Luca Leone racconta le vicende, raccoglie le testimonianze di tutte le parti e fa il punto sull’episodio che ha rappresentato la prova generale di ciò che sarebbe accaduto tra il 1992 e il 1995 a Srebrenica, Prijedor, Foča e in altri luoghi passati alla storia per la crudeltà degli eventi verificatisi.

“Venticinque anni di silenzi complici, di rimozione, di inganni e tradimenti. Di quel negazionismo spicciolo che si nutre di ‘letteratura’ cospirazionista e che, per mera affiliazione ideologica, ci spiega ogni tanto con un post tradotto o scritto pure male, che è tutto falso”. (Riccardo Noury)
“Luca Leone questa volta si supera in un libro inchiesta che sa di urla nel silenzio, di disperato tentativo di denuncia; mette in fila nomi e cognomi di chi è stato, di chi ha eseguito, di chi ha stuprato e ucciso, di chi ha deriso, ma anche di chi ha salvato a suo rischio e pericolo in quei giorni, mesi, anni tremendi di morte violenta autorizzata e sdoganata come pratica usuale”. (Silvio Ziliotto)
“Questo libro è importante perché offre una sponda, una voce e – perché no? – una speranza a tutte quelle persone in attesa di giustizia, di un riconoscimento del dolore patito, di pietà umana”. (Marco Travaglini)
“Le ferite che ci portiamo tutti addosso e dentro facilitano non poco il compito di chi vuole dividerci con la propaganda di parte. Viviamo, così, solo da un ciclo di guerra all’altro, mentre quelli sopra stanno bene e noi sotto, purtroppo, subiamo”. (Rato Rajak)


Vi aspetto oggi a Trieste alla libreria Lovat (viale XX settembre 20, c/o stabile Oviesse, 3° piano) alle 18,00. Intervengono Giancarlo Schiavone, Francesco De Filippo e Gianluca Paciucci.



lunedì 11 settembre 2017

Una settimana in viaggio per incontri a Bologna, Trieste e Verbania


Settimana settembrina impegnativa, quella che si apre oggi. Mercoledì sono ospite della Cisl a Bologna, in un incontro di approfondimento del partecipatissimo viaggio bosniaco (90 partecipanti) che intraprenderemo con gli amici di Cisl Emilia-Romagna e Iscos Emilia-Romagna dal 2 al 7 ottobre prossimi. Venerdì 15 sono a Trieste per presentare VIŠEGRAD. L'ODIO, LA MORTE, L'OBLIO e, il giorno dopo, per fare parte della giuria che sceglierà il vincitore del Premio Internazionale Giorgetti, edizione 2017. Neanche il tempo di rientrare alla base che domenica 17 sarò a Verbania, ospite della giornata di chiusura dello splendido Festival LetterAltura.
A seguire, poi, altri incontri, a cominciare da quello del 29 settembre a Reggio Emilia e continuando con ottobre e novembre in località quali Modena, Pistoia e Montebelluna. In arrivo poi, forse, a dicembre, Roma.
Ecco il dettaglio degli incontri e le locandine di Trieste e Verbania:
Mercoledì 13 settembre, BOLOGNA, Sala Biagi della sede della Cisl Regionale, via Milazzo, 16 a, ore 15,00;
Venerdì 15 settembre, TRIESTE, Libreria Lovat, viale XX settembre, 20, presso stabile Oviesse, terzo piano, ore 18,00; intervengono Francesco De Filippo, Gianluca Paciucci e Gianfranco Schiavone;
Domenica 17 settembre, VERBANIA, Festival LetterAltura, teatro Il Maggiore, ore 16,30; modera Roberto Spagnoli (Radio Radicale).

venerdì 8 settembre 2017

A proposito di caste e di baroni

Ieri sera, per gioco, dando un'occhiata alla lista dei docenti in forza alla facoltà di Scienze politiche dell'università La Sapienza di Roma, mi sono ritrovato in una capsula del tempo: nonostante siano passati ventidue anni e qualche mese dal giorno in cui ho avuto la ventura di laurearmi, e nonostante fossero quasi tutti "maturi" o addirittura vecchi già allora, i nomi e i cognomi dei professori sono sempre gli stessi. Tra gli "emeriti" ormai ci saranno dei quasi centenari. E tra gli associati spuntano cognomi del passato, chissà, magari di nipoti, figli o chissà che. Ma no, assolutamente no: il baronato universitario dicono che non sia uno dei tanti mali italiani... magari sono una casta chiusa quasi senza ricambio, anche di sangue...: ma tra loro, per carità, si trovano senz'altro benissimo...

lunedì 4 settembre 2017

Corea del Nord, il Day After

Sono passate poche ore dal lancio della prima bomba a idrogeno da parte della Corea del Nord. Un ordigno dalla forza e dagli effetti spaventosi, circa cinque volte più potente della bomba sganciata dagli Stati Uniti su Nagasaki il 6 agosto del 1945. Il test di ieri ha provocato due scosse di terremoto; la prima, di magnitudo 6,3, e l’altra pari a una magnitudo 4,6, sono state rilevate dal China Earthquake Network Center secondo cui l'ipocentro è stato misurato a «zero chilometri», a conferma della natura artificiale dell'onda sismica.
Si teme l’avvio di un’escalation, con prove di forza da parte del regime nordcoreano e conseguenti reazioni da parte dei confinanti sudcoreani nonché del Giappone e degli Stati Uniti.
In questo clima di trepidante attesa un pensiero non egoista va alla popolazione nordcoreana, imprigionata in una dittatura senza scampo: per questo riportiamo le parole di Alex Zanardi che ha curato la prefazione di “Mass Games. Fuga dalla Corea del Nord” di Daniele Zanon.
Mass Games è un libro bello e coinvolgente. Una storia d’avventura che affronta temi classistici come la sete di libertà, l’amicizia e il coraggio. Può sembrare un racconto da accostare ad altre storie che parlano di regimi inventati e che si snodano attorno a scenari fantasiosi. Se non fosse che Mass Games parla di un Paese che è vero. Se non fosse che la fonte che ha ispirato questo racconto, ha vissuto per anni dentro al regime di Pyongyang. Prima di leggere questa storia, nella mia mente, la Corea del Nord era un luogo estraneo. Mass Games mi ha preso e mi ha portato lì, nella vita dura di una casa di correzione immersa nel nulla, nella bellezza finta di Pyongyang, nelle campagne affamate da una carestia che dura da decenni. Per questioni di sicurezza, l’autore non ha potuto rivelare il nome della sua fonte, né ha potuto scrivere una storia vera. Ma, anche se i personaggi sono di finzione, tutte le descrizioni che vengono fatte della Corea del Nord (la vita del popolo, la miseria, le violazioni dei diritti negli orfanotrofi) sono verità di prima mano raccolte sul campo. Nella storia di fuga intrapresa dai protagonisti, poesia e crudeltà si mescolano. Il racconto si muove velocissimo, è quello che si dice “un romanzo che prende”, e la cosa più apprezzabile è che, pur denunciando le condizioni di vita di un popolo, non imbocca mai le facili scorciatoie del sentimentalismo. Rinunciando a uno sguardo che indugia sul dramma fine a se stesso, Mass Games mantiene una freschezza e una leggerezza narrativa che lo rendono assolutamente godibile. Una di quelle storie che si leggono come bere un bicchier d’acqua. Credo che certi libri abbiano il potere di far entrare nella coscienza collettiva la consapevolezza di un luogo o di una problematica. Mi auguro che questo, non a caso patrocinato da Amnesty International, faccia prendere coscienza delle condizioni di vita del popolo nordcoreano, considerate dalle Nazioni Unite fra le peggiori al mondo.”

Modena, 9 settembre: in viaggio per conoscere, costruire, sopravvivere

Siete tutti invitati sabato 9 settembre a MODENA, piazza Matteotti, Festa  della Cooperazione  Internazionale, ore 18,00: dialogo di Luca Leone con Nico Piro (Rai3), modera Miriam Accardo (TRC); organizza il Gruppo di Modena di Emergency.

venerdì 1 settembre 2017

Iran al pistacchio e la sfida alla California

Bronte a parte, in Italia non abbiamo forse un’idea precisa del mondo incredibile – e del mercato immenso – che gira intorno al pistacchio, questo meraviglioso seme per il palato raccolto dall’albero delle anacardiacee.
Da qualche giorno in Iran è cominciata la raccolta del pistacchio, settore che ormai ha da tempo abbandonato la tradizione famigliare per diventare un immenso business. L’Iran è infatti, a oggi, il principale sfidante della California nella produzione mondiale di pistacchio e, in questa competizione, è abbondantemente in testa, con oltre il 50 per cento della produzione planetaria.
I numeri, come sottolinea l’agenzia di stampa pubblica iraniana Irna (che va ovviamente presa con le dovute cautele), sono impressionanti. Nel 2016 gli alberi iraniani hanno prodotto circa 170.000 tonnellate di pistacchi. La raccolta del 2017, che si protrarrà per quasi tutto settembre, dovrebbe fruttare 235.000 tonnellate. Se lo scorso anno l’export iraniano in materia ha superato le 130.000 tonnellate, per introiti pari a 1,2 miliardi di dollari, nel 2017 è atteso un incremento rispettivamente a 150.000 tonnellate e a 1,5 miliardi di dollari. Tra i principali importatori, tra l’altro, oltre all’Italia ci sono proprio gli Stati Uniti, nonostante la produzione californiana.

E se prima o poi scoppiasse una pace verde al gusto di pistacchio?