sabato 29 aprile 2017

“Višegrad” e Mariella, insegnante di San Benedetto del Tronto

“Caro Luca,
sto leggendo con emozione Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio. È una testimonianza forte e appassionante e, come sempre, lo proporrò in classe. Sul contenuto non ci sono parole, e la tua scrittura è di rara potenza. Grazie, un abbraccio,
Mariella”


Vi prego di continuare a inviarmi le vostre recensioni, per me importantissime. Buon Primo Maggio!

venerdì 28 aprile 2017

Oslobođenje, settant’anni di storia e un imminente trasloco

La visita al quotidiano Oslobođenje, archivi inclusi, è stata una rara occasione, direi anzi addirittura unica, poiché il giornale sta traslocando in centro dalla storica sede, situata sotto l’opprimente torre del Berlusconi della Bosnia Erzegovina, il magnate musulmano-bosniaco Radončić, ai tempi della guerra a non più di cento metri dalla linea del fronte.
Abbiamo incontrato Vildana Selimbegović, caporedattore di Oslobođenje, donna di grande spessore e innata simpatia, ai tempi della guerra in forze a Dani, oggi diventato magazine mensile del quotidiano indipendente sarajevese che durante la guerra del 1992-1995 continuò coraggiosamente a informare la gente assediata di Sarajevo, pagando anche un pesante contributo di sangue e di dolore.

giovedì 27 aprile 2017

In barca sul fiume Lim, a due passi da Višegrad

Una gita lunga 220 chilometri, quella sul fiume Lim, che deve il suo nome alla parola latina limes, confine. Parola purtroppo sempre più in voga in Europa, in questi tristi anni di rigurgito estremistico e di chiusura culturale e politica.
Noi - un gruppo di una trentina di amici - ci siamo imbarcati dal porticciolo di Rudo e abbiamo percorso il fiume per pochi chilometri su un battellino bianco spostato da una grande ruota gialla, gustando prelibatezze locali in compagnia del sindaco-architetto Rato Rajak.
Il Lim durante il suo percorso relativamente breve bagna Albania, Montenegro, Serbia e la Bosnia orientale, prima di confluire nella Drina narrata da Ivo Andrić e trasformata dai paramilitari guidati dai cugini Lukić tra il 1992 e il 1994 nella più grande fossa comune liquida della guerra del 1992-1995.
Il panorama vale da solo il viaggio. Ma stando qualche ora in più è bene spingersi fino a Višegrad, il buco nero del neofascismo serbo-bosniaco della Bosnia orientale contemporanea. Lì la meraviglia liquida si chiama, per l'appunto, Drina. Ma l'effetto, se si arriva consapevoli dei crimini efferati compiuti in loco in quegli anni di violenza e di menefreghismo europeo, è ben diverso. La lettura di Višegrad. L'odio, la morte, l'oblio è in grado di darvene uno spaccato credo piuttosto notevole, dal 1992 fino ai nostri giorni. Leggere per credere. E per toccare con mano.





sabato 22 aprile 2017

22 aprile, Giornata mondiale della Terra


La Giornata mondiale della Terra è il nome usato per indicare il giorno in cui si celebra l’ambiente e la salvaguardia del pianeta Terra. Le Nazioni Unite celebrano questa festa ogni anno, il 22 aprile, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera. La celebrazione, che vuole coinvolgere il maggior numero di Paesi, è stata istituita il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra.
Quest’anno Earth Day Italia, in accordo con il Ministero dell'Ambiente, ha deciso di incentrare le celebrazioni della 47° Giornata Mondiale della Terra sul tema dell'educazione ambientale favorendo così l'incontro tra la scuola e il mondo dell'offerta formativa, promossa da istituzioni e organizzazioni. Per l'edizione 2017 della Giornata della Terra, Earth Day Italia intende celebrare questo importante momento con iniziative di assoluta qualità che saranno ospitate per il quarto anno consecutivo a Villa Borghese, dal 21 al 25 aprile all'interno del Villaggio per la Terra; un ruolo centrale sarà attribuito all'appuntamento "Educazione ambientale in festival" nelle prime due giornate, le più significative della manifestazione, 21 e 22 Aprile.
Per festeggiare la Giornata mondiale della Terra segnaliamo la novità in libreria di Carlo Carere e Gian Giuseppe Ruzzu Incubo radioattivo, un libro verità che, in una trama avvincente e adrenalinica, disvela in forma narrativa i più scottanti segreti emersi nelle indagini parlamentari e giudiziarie sui traffici mondiali di scorie nucleari. 
Il tema del cambiamento climatico e del rapporto tra uomo e natura è affrontato da Andrea Merusi in La sfida di oggi che, nelle conclusioni, evidenzia delle possibili strade da percorrere – nell’ambito della green economy – per contrastare e prevenire i fenomeni di catastrofi naturali che vediamo verificarsi sempre più di frequente.

venerdì 21 aprile 2017

Višegrad, reazioni contro la croce della vergogna

Simboli religiosi, nazionali o d’altro genere non devono essere usati per alzare il livello di tensione tra i gruppi che costituiscono il mosaico bosniaco-erzegovese. Questa breve nota è stata diffusa dall’Ufficio dell’Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina a proposito della croce alta cinque metri e mezzo e pesante 400 chili alzata a Višegrad lo scorso 6 aprile e inaugurata il successivo 12 aprile alla presenza del fior fiore dell’ultranazionalismo serbo e serbo-bosniaco.
A volere la costruzione della croce – sostenuta a pieno titolo dall’amministrazione locale – sono stati le organizzazioni dei reduci della zona, il cui intento era quello di approfittare del venticinquesimo anniversario dell’aggressione serbo-bosniaca contro la neo-nata Bosnia Erzegovina per celebrare i sette paramilitari russi (su 37 complessivi defunti nel conflitto) morti in città durante le operazioni di pulizia etnica ai danni dei musulmani-bosniaci. Nella guerra del 1992-1995 sono stati almeno 700 i “volontari” paramilitari russi che hanno combattuto a fianco dei loro simili serbi e greci per portare a termine la pulizia etnica ai danni di tutti i non-serbi. Alcune stime parlano però di un numero di russi ben maggiore.
Sempre a proposito della contestata croce eretta a Višegrad, si è espresso anche il noto giornalista bosniaco Aziz Tafro, che ha parlato apertamente di “provocazione”. Tafro ha ricordato che i 700 volontari russi erano arruolati in tre unità e hanno combattuto soprattutto nel territorio della Bosnia orientale, oltre che a Sarajevo. Tafro ha infine voluto ricordare che alcuni dei paramilitari russi che hanno combattuto in Bosnia sono al momento ancora attivi sia nel conflitto ucraino che nei Balcani, alla testa di unità specializzate nel fare il lavoro sporco sul campo. Alcuni di loro, infine, potrebbero anche essere andati a combattere in Siria.

giovedì 20 aprile 2017

Bosnia e Višegrad domani sera a Mogliano Veneto (Tv)

A chi fosse dalle parti di Mogliano Veneto la sera di venerdì 21 aprile ricordo, e consiglio, la serata aperta al pubblico dal titolo “Bosnia Erzegovina 2017, viaggi oltre i confini e i pregiudizi”, organizzata dagli studenti delle quinte superiori del Liceo “Berto” con cui ho avuto il piacere di viaggiare in Bosnia lo scorso mese di marzo (Mostar, Sarajevo e Srebrenica). L'appuntamento è presso il Liceo “G. Berto” di MOGLIANO VENETO (Tv), via F. Barbiero 2, ore 20,30.
I prossimi appuntamenti - definiti e in corso di definizione - di presentazione del nuovo libro Višegrad. L'odio, la morte, l'oblio
MAGGIO
- Venerdì 5 maggio, MORBEGNO (SO), in definizione, ore 18,00.
- Venerdì 5 maggio, CHIAVENNA (SO), in definizione, ore 21,00.
- Sabato 6 maggio, CHIAVENNA (SO), in definizione, ore 21,00 (Fianco a fianco)
- Giovedì 11 maggio, LANCIANO (CH), Libreria D’Ovidio, Corso Trento e Trieste, 44, ore 18,00.
- Venerdì 12 maggio, RIPA TEATINA (CH), sala di lettura del Centro culturale “E. Flaiano”, ore 18,00; interviene l’assessore alla Cultura Gianluca Palladinetti.
- Venerdì 12 maggio, GIULIANOVA (TE), Circolo Il Nome della Rosa, ore 21,30; interviene Paolo Pignocchi, vicepresidente di Amnesty International; modera Domenico Spina.
- Sabato 13 maggio, MONTESILVANO (PE), Libreria On the road, Galleria Europa 2, Corso Umberto I, 134, ore 18,00, modera Antonella Buccigrossi.
- Mercoledì 17 maggio, TORINO, Libreria AUT, via Barbaroux, 8, ore 18,30; modera Marco Travaglini.
- Venerdì 26 maggio, MODENA, Emily Bookshop, via Fonte d’Abisso 9/11, ore 17,00.
- Sabato 27 maggio, BRESCIA, Circolo ARCI “Caffè letterario”, via Cesare Beccaria, 10, ore 17.00-20.00; modera Irene Panighetti; organizza l’Associazione “Orage d’étoiles” (www.associazioneoragedetoiles.com). 
GIUGNO
- Venerdì 9 giugno, SCANDIANO (RE), in definizione; modera Andrea Cortesi.
- Sabato 10 giugno, PARMA, Libreria Voltapagina, via Oberdan, 4/c, ore 18,00; modera Laura Caffagnini.
OTTOBRE
Venerdì 13 ottobre, PISTOIA, Casa Piazzetta, Associazione di Volontariato Arcobaleno (Istituti Raggruppati), Piazzetta S. Stefano 13, in definizione.

La tempesta perfetta mette in ginocchio la Bosnia

Oltre mezzo metro di neve in montagna negli ultimi due giorni, nevicate copiose in città, rami spezzati dalla neve molto pesante precipitata un po' ovunque, agricoltura che ha subìto danni al momento non quantificabili, ma di certo ingenti, dagli ortaggi fino ai frutti di bosco. Questo il quadro delle conseguenze del maltempo che, con violenza, ha colpito la Bosnia e buona parte dei Balcani nelle ultime 48 ore, con un crollo delle temperature intorno ai 20 gradi centigradi. Un peggioramento del tempo non imprevedibile, visto da quelle parti è abbastanza consueto che nevichi anche alla fine di aprile, ma inatteso nella sua entità e magnitudo
Le strade, in ogni caso, sono pulite e si parte, come previsto, per una settimana di incontri, gemellaggi, umanità e sperimentazioni alimentari. Buona Bosnia a tutti!

L’arresto di Gabriele Del Grande

Sono trascorsi oltre dieci giorni da domenica 9 aprile, giorno in cui il nostro autore Gabriele Del Grande, reporter e documentarista, è stato arrestato dalle autorità turche al confine tra la Turchia e la Siria. Gabriele, attualmente trattenuto in un centro di detenzione amministrativa a Mugla, ha potuto telefonare solo martedì sera alla compagna Alexandra D’Onofrio, raccontandole di non aver più il suo telefono cellulare, né i documenti e le sue cose. Gabriele ha rassicurato Alexandra sulla sua salute e l’ha informata di essere stato interrogato più volte, ma di non aver ancora avuto diritto a un avvocato. Per questo Gabriele ha iniziato uno sciopero della fame, invitando tutti a mobilitarsi per il rispetto dei suoi diritti.
Notizie diplomatiche informano che domani, venerdì, il consolato italiano in Turchia potrà incontrare Gabriele e che il ministro degli Esteri italiano Alfano ha chiamato ieri il collega turco per ribadire la richiesta del rilascio immediato del reporter toscano, ricevendo una risposta di massimo impegno dal governo di Ankara perché la procedure vengano concluse al più presto. Sul caso è intervenuta anche l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini che afferma: "Ci siamo coordinati con le autorità italiane fin dal primo momento, come facciamo in casi simili in cui la responsabilità principale è dello Stato membro. L'Ue, in questo particolare caso, si è attivata per sostenere l'azione dell'ambasciatore italiano ad Ankara, che oltretutto ho sentito nei giorni scorsi, per sostenere l'azione della Farnesina e del governo italiano rispetto alle autorità turche".
Sono tantissime le manifestazioni di solidarietà a Gabriele partite in questi giorni, a cominciare da un appello alle istituzioni firmato da Francesca Borri, Concita De Gregorio, Giovanni De Mauro, Stefano Liberti, Valerio Mastandrea, Andrea Segre e dal regista Daniele Vicari. "Conosciamo Gabriele Del Grande da molti anni – si legge nell'appello – abbiamo condiviso con lui viaggi, inchieste e racconti, avendo l'onore e il piacere di apprezzare la professionalità e l'umanità con cui ha sempre condotto le sue ricerche. Il suo contributo alla democrazia del nostro Paese è da anni di enorme valore, grazie alla sua capacità di incontrare, conoscere e capire realtà diverse e complesse, grazie alla sua lucidità nel saper collegare responsabilità politiche a quotidiane ingiustizie subite da uomini e donne delle tante culture che vivono nell'Italia e nel Mediterraneo di oggi".
Le piazze italiane si stanno mobilitando con tantissime iniziative; tra le tante ricordiamo che sabato 22 aprile a Palermo,
alla vigilia della XXXII Assemblea generale di Amnesty International Italia, si tiene un’iniziativa in favore di Gabriele. A partire dalle 16,00 ai Cantieri culturali della Zisa, Alessio Genovese, reporter che ha collaborato in diverse occasioni con Del Grande, e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, aggiorneranno sulla situazione di Del Grande e sulle iniziative in corso per sollecitarne il rilascio. Seguirà la proiezione del documentario “Io sto con la sposa”, realizzato nel 2014 da Antonio Augugliaro, Khaled Soliman Al Nassiry e da Gabriele.
E il web, che segue Gabriele da sempre con affetto, si augura la sua liberazione al più presto attraverso l’hastag #iostocongabriele
Con la nostra casa editrice, Infinito edizioni, ha pubblicato tutti e tre i libri di Gabriele Del Grande, a cominciare dal primo e più noto, "Mamadou va a morire", seguito da "Roma senza fissa dimora" e dall'insostituibile "Il mare di mezzo".

mercoledì 19 aprile 2017

“Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio”: recensione di Davide, libraio indipendente di Torino

Davide Ravan, titolare della libreria AUT di Torino, mi ha scritto ieri un bel messaggio dopo aver terminato la lettura di Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio.
“Ciao Luca! Ho letto il tuo libro “Višegrad” ed è bellissimo! Sono contentissimo che lo presenteremo in libreria. Mi ha fatto salire molta rabbia ma è davvero un libro essenziale per capire qualcosa sulla Bosnia e sui Balcani. Tutto ciò che hanno subìto i bosniaci durante la guerra è nel migliore dei casi dimenticato, nel peggiore negato. E – stando alle informazioni che ho io sui Balcani – continuando a far finta di nulla non è escluso che presto o tardi altri conflitti esplodano in quella zona. Leggere il tuo libro serve proprio per aprire la mente e cercare di capire una storia europea”.
E siccome il senso di scrivere un libro del genere è anche questo, ringrazio Davide per le sue parole e do appuntamento agli amici torinesi a mercoledì 17 maggio, Libreria AUT, via Barbaroux 8, alle 18,30; modererà l’incontro Marco Travaglini.

Nel frattempo, sarò grato a chi vorrà inviarmi altre recensioni sul libro, sia attraverso il canale Facebook sia per posta elettronica o come più comodo.

venerdì 14 aprile 2017

Višegrad, aggiornamenti sulle presentazioni

Due nuovi incontri, uno spostamento e l'inizio della programmazione autunnale tra le novità di rilievo delle presentazioni del nuovo lavoro Višegrad. L'odio, la morte, l'oblio.
La data spostata è quella di Parma, che da aprile è slittata a giugno per questioni organizzative. I nuovi ingressi sono Ripa Teatina, la città di Rocky Marciano, a maggio, e Pistoia a ottobre.
Ecco l'elenco degli incontri fin qui fissati, in parte ancora da definire:
APRILE
- Venerdì 21 aprile, MOGLIANO VENETO (TV), Liceo “G. Berto”, via F. Barbiero, 2, ore 20,30; serata aperta al pubblico dal titolo “Bosnia Erzegovina 2017, viaggi oltre i confini e i pregiudizi”, organizzata dagli studenti delle quinte superiori del Liceo “Berto” con cui ho avuto il piacere di viaggiare in Bosnia lo scorso mese di marzo.
MAGGIO
- Venerdì 5 maggio, MORBEGNO (SO), in definizione, ore 18,00.
- Venerdì 5 maggio, CHIAVENNA (SO), in definizione, ore 21,00.
- Sabato 6 maggio, CHIAVENNA (SO), in definizione, ore 21,00.
- Giovedì 11 maggio, LANCIANO (CH), Libreria D’Ovidio, Corso Trento e Trieste, 44, ore 18,00.
- Venerdì 12 maggio, RIPA TEATINA (CH), sala di lettura del Centro culturale “E. Flaiano”, ore 18,00; interviene l’assessore alla Cultura Gianluca Palladinetti.
- Venerdì 12 maggio, GIULIANOVA (TE), Circolo Il Nome della Rosa, ore 21,30; interviene Paolo Pignocchi, vicepresidente di Amnesty International; modera Domenico Spina.
- Sabato 13 maggio, MONTESILVANO (PE), Libreria On the road, Galleria Europa 2, Corso Umberto I, 134, ore 18,00, modera Antonella Buccigrossi.
- Mercoledì 17 maggio, TORINO, Libreria AUT, via Barbaroux, 8, ore 18,30; modera Marco Travaglini.
- Venerdì 26 maggio, MODENA, Emily Bookshop, via Fonte d’Abisso 9/11, ore 17,00.
- Sabato 27 maggio, BRESCIA, Circolo ARCI “Caffè letterario”, via Cesare Beccaria, 10, ore 17.00-20.00; modera Irene Panighetti; organizza l’Associazione “Orage d’étoiles” (www.associazioneoragedetoiles.com).
GIUGNO
- Venerdì 9 giugno, SCANDIANO (RE), in definizione; modera Andrea Cortesi.
- Sabato 10 giugno, PARMA, Libreria Voltapagina, via Oberdan, 4/c, ore 18,00; modera Laura Caffagnini.
OTTOBRE
Venerdì 13 ottobre,  PISTOIA, Casa Piazzetta, Associazione di Volontariato Arcobaleno (Istituti Raggruppati), Piazzetta S. Stefano 13, in definizione.

giovedì 13 aprile 2017

13 aprile 1992, l’inizio della fine: l’esercito jugoslavo occupa Višegrad

È cominciata oggi, il 13 aprile di esattamente venticinque anni fa, l’occupazione militare di Višegrad – la città mirabilmente narrata da Ivo Andrić ne Il ponte sulla Drina – da parte dell’Esercito popolare jugoslavo (Jna).
Le prime cannonate sono cadute su Višegrad e sui villaggi circostanti il 6 aprile. I colpi di cannone sono destinati alle case della maggioranza musulmano-bosniaca. Contestualmente, al confine tra Serbia e Bosnia Erzegovina vanno ammassandosi i soldati della Jna del Corpo di Ušice. La maggior parte dei musulmani-bosniaci cerca di sfuggire ai bombardamenti lasciando come può la città e i villaggi circostanti. Un gruppo di musulmani-bosniaci reagisce all’aggressione militare delle unità della Jna prendendo in ostaggio alcuni serbo-bosniaci e occupando la centrale idroelettrica e la diga. Minaccia di far saltare in aria l’enorme muro di cemento armato che ferma la corsa di milioni di litri d’acqua dolce. Le conseguenze sarebbero gravissime, perché una massa d’acqua incontrollabile e dalla spaventosa forza bruta si riverserebbe su tutta quella regione della Bosnia e dilagherebbe poi in Serbia, spazzando via tutto, con perdite economiche e di vite umane enormi. A capo della banda di cittadini musulmani di Višegrad c’è Murat Šabanović. I media sono attratti dalla notizia come orsi dal miele. Comincia una drammatica contrattazione in diretta televisiva, mentre sia Višegrad sia le cittadine e i villaggi nei dintorni si vanno svuotando ulteriormente per paura che l’impossibile – la deflagrazione della diga – possa d’incanto rivelarsi possibile. L’iniziativa di Šabanović e dei suoi ha l’effetto di fermare le cannonate e di congelare lungo il confine la presenza del Corpo di Ušice.

Inaugurata a Višegrad la croce della vergogna

Sempre più forte, oscurantista e impunito il negazionismo a Višegrad, dove ieri - come precedentemente annunciato - è stata inaugurata la croce ortodossa alta 5,5 metri e pesante 400 chilogrammi installata lo scorso 6 aprile su una collina che domina la città serbo-bosniaca di Višegrad. L'iniziativa, presa da un'organizzazione di reduci serbo-bosniaci con la benedizione dell'amministrazione ultranazionalista locale, del governo dell'Entità della Repubblica serba di Bosnia e della chiesa serbo-ortodossa, vuole ricordare i 37 paramilitari russi morti durante la guerra di aggressione contro la Bosnia Erzegovina del 1992-1995, alla quale hanno partecipato almeno 700 volontari arrivati dalla Russia.
Si tratta dell'ennesima provocazione contro la minoranza musulmano-bosniaca locale e di una nuova strumentalizzazione della religione con l'obiettivo – dietro la scusa formale di ricordare i volontari russi che si sono immolati per la difesa della città – di mettere un ulteriore tassello nel lavoro di pulizia etnica avviato con la strage di almeno tremila civili musulmano-bosniaci tra il maggio 1992 e l'ottobre 1994.

mercoledì 12 aprile 2017

Iodigiuno, perché non devono tornare gli ospedali psichiatrici giudiziari

Il Comitato StopOpg, che segue con grande attenzione l’evoluzione delle tematiche legate agli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), esprime grande preoccupazione riguardo il testo di un comma del Disegno di Legge “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario”. Si tratta dell’art. 1 comma 16 lettera d AC 4368, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera AC 4368, che, se confermato, rischia di riaprire la stagione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg). StopOpg teme che, in questo modo, verrà ripristinata la vecchia normativa disponendo il ricovero di detenuti nelle Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems) come se fossero i vecchi Opg.
A pochi giorni dalla chiusura dei manicomi giudiziari, si legge in un comunicato di StopOpg, le Rems rischiano di diventare a tutti gli effetti i nuovi Opg, travolgendone e stravolgendone la funzione. Vanificando lo straordinario lavoro degli operatori che ha portato in questi mesi ad oltre 500 dimissioni. E smentendo la grande riforma che ha chiuso gli Opg, la legge 81/2014, che vede nelle misure alternative al detenzione, costruite sulla base di un  progetto terapeutico riabilitavo individuale, la riposta prevalente da offrire. Non abbiamo chiuso gli OPG per vederli riaprire sotto mentite spoglie.
StopOpg propone quindi una staffetta del digiuno, durante la discussione del DdL alla Camera, per ottenere lo stralcio della norma in questione; di enorme significato è la decisione dell’ex Commissario unico per il superamento degli Opg Franco Corleone di avviare la staffetta del digiuno i giorni 12, 13 , 14 aprile. Su www.stopopg.it la pagina dedicata alla staffetta.
Per approfondire la tematica degli Opg, consiglia l'ottimo MALA DIES, firmato da Angelo Lallo.

Višegrad, cose svizzere...

Lo store svizzero della Apple si è aggiudicato, lo scorso 9 aprile, la palma del primo e-book venduto all'estero di VIŠEGRAD. L’ODIO, LA MORTE, L’OBLIO. Il prezzo pagato è di 4,35 franchi. Chissà se ad acquistarlo è stata una donna o un uomo? Il primo e-book italiano è invece stato acquistato (da un uomo) qualche giorno prima sul sito della casa editrice e la versione elettronica sta ingranando anche sulla quarantina di altri store online sui quali è in vendita, nei formati mobi ed ePub. Piccole-grandi soddisfazioni di quando si è in promozione con un libro nuovo e così importante.
Buona lettura a tutti!

venerdì 7 aprile 2017

7 aprile, a Višegrad va in scena il bluff di Murat sulla diga

Il 6 aprile 1992 in Bosnia Erzegovina rappresenta lo spartiacque tra il prima e il dopo, tra ciò che era e mai più sarà. È, infatti, la giornata in cui cadono le prime vittime ufficiali a Sarajevo e in cui l’esercito che fu jugoslavo, la Jna, toglie le sicure e fa partire le prime bordate di artiglieria pesante su Višegrad. La gente scappa. I colpi di cannone sono destinati alle case della maggioranza musulmano-bosniaca. Contestualmente, al confine tra Serbia e Bosnia Erzegovina vanno ammassandosi i soldati della Jna del Corpo di Ušice. La maggior parte dei musulmani-bosniaci cerca di sfuggire ai bombardamenti lasciando come può la città e i villaggi circostanti. Un gruppo di musulmani-bosniaci reagisce all’aggressione militare delle unità della Jna prendendo in ostaggio alcuni serbo-bosniaci e occupando la centrale idroelettrica e la diga. Minaccia di far saltare in aria l’enorme muro di cemento armato che ferma la corsa di milioni di litri d’acqua dolce. Le conseguenze sarebbero gravissime perché una massa d’acqua incontrollabile e dalla spaventosa forza bruta si riverserebbe su tutta quella regione della Bosnia e dilagherebbe poi in Serbia, spazzando via tutto, con perdite economiche e di vite umane enormi. A capo della banda di cittadini musulmani di Višegrad c’è Murat Šabanović. I media sono attratti dalla notizia come orsi dal miele. Comincia una drammatica contrattazione in diretta televisiva, mentre sia Višegrad sia le cittadine e i villaggi nei dintorni si vanno svuotando ulteriormente per paura che l’impossibile – la deflagrazione della diga – possa d’incanto rivelarsi possibile. L’iniziativa di Šabanović e dei suoi ha l’effetto di fermare le cannonate e di congelare lungo il confine la presenza del Corpo di Ušice. Per quasi una settimana la regione vive come sospesa in una situazione di stallo, finché il 12 aprile Šabanović e i suoi cedono, rivelando il bluff. Le forze armate jugoslave riprendono il controllo della diga e della centrale idroelettrica; il Corpo di Ušice, il giorno dopo, 13 aprile, un lunedì, entra in Bosnia e lancia l’attacco contro una Višegrad ormai largamente spopolata.

Il resto ve lo racconto in VIŠEGRAD.L’ODIO, LA MORTE, L’OBLIO, in libreria, presso gli store online e sul sito della casa editrice.

Ancona, oggi alle 18,30 "Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio"

Oggi pomeriggio alle 18.30 ad ANCONA, presso Zazie, corso Mazzini 79, presentiamo Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio in collaborazione con il Gruppo Amnesty International di Ancona, che ha gentilmente organizzato l'iniziativa. Modera Paolo Pignocchi, vicepresidente di Amnesty International.
Vi aspettiamo numerosi, con domande e curiosità.

giovedì 6 aprile 2017

6 aprile 1992, il dramma di Sarajevo nel ricordo di Dubravka Ustalić

Venticinque anni fa iniziava la tremenda guerra in Bosnia Erzegovina con il lunghissimo assedio di Sarajevo, durato circa 1.400 giorni, e un tributo di morti, distruzione e dolore immensi. Vogliamo ricordare quei giorni tremendi con le parole della nostra autrice Dubravka Ustalić che, negli anni d’assedio e di guerra ha tenuto traccia dei suoi ricordi in un prezioso quaderno che è diventato un libro dal titolo “Diario da Sarajevo”.
“Aprile 1992, Bajram, grande festa musulmana: la celebrammo, come tutti, con tanti dolci e le impareggiabili baklave, accompagnate dal pro­fumo del caffè del primo mattino che, con la sua fragranza, dà la voglia d’iniziare un nuovo giorno. Arrivarono da noi i cugini per i rituali auguri di ogni bene. Noi andammo dai nostri amici e tutto sarebbe stato come ogni anno se per le strade di Sarajevo non avessimo notato in continua­zione strani cambiamenti, come alcune persone straniere vestite di bian­co, che avrebbero dovuto rappresentare gli osservatori. Alcuni soldati coi caschi blu avrebbero dovuto tutelare la pace, come se con la loro presenza potessimo essere sicuri che il “mondo” aveva deciso di non ignorare il nostro destino. Io ho avuto sinceramente fiducia in tutti loro: era come una conferma che non sarebbe accaduto nulla di tragico.
Davanti alle caserme della Jna furono potenziate le pattuglie con i carri armati e quello che era l’esercito del popolo, al posto di infonderci un senso di sicurezza, adesso, coi suoi strani e affrettati movimenti di colonne e mezzi corazzati, rappresentava per tutti noi una fonte di pericolo e d’incertezza.
In tutta la città i negozi erano già abbastanza vuoti a causa della paura, sebbene non si sapesse ancora precisamente di cosa.
La gente cominciava semplicemente ad accumulare provviste. Allora non ero ancora cosciente di che grande mossa avesse compiuto mia suo­cera comprando in quei giorni quasi cinquecento chili di farina, dell’olio e dello zucchero.

6 aprile, data simbolo per Sarajevo e per la Bosnia Erzegovina

Il 6 aprile è una data con una forte connotazione simbolica per la Jugoslavia, la Bosnia Erzegovina e la sua capitale Sarajevo. Ripercorriamo questa data in oltre settant’anni di storia con l’aiuto del lavoro di Bruno Maran e del suo prezioso libro dal titolo “Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti
Il 6 aprile 1941 le forze dell’Asse, senza alcuna dichiarazione di guerra, attaccano il Regno di Jugoslavia. È l’operazione Castigo che si caratterizza per un pesante bombardamento di Belgrado.
Quattro anni più tardi, il 6 aprile 1945, è invece un giorno di festa perché segna la liberazione di Sarajevo da parte dei partigiani titini, senza l’intervento delle forze armate di altri Paesi.
Il 6 aprile 1992 inizia il lunghissimo assedio di Sarajevo, durato circa 1.400 giorni, e sempre in quella data comincia la guerra in Bosnia Erzegovina, terminata solo nel novembre del 1995 con la firma degli Accordi di Dayton (ma in realtà l’assedio sarà tolto solo alla fine di febbraio del 1996).
Ancora il 6 aprile 1992, la Jna, l’Esercito popolare jugoslavo, a tradimento bombarda Višegrad, nella Bosnia orientale, e i suoi abitanti scappano; qualche giorno più tardi, credendo alle garanzie di sicurezza promesse dai militari, torneranno in 13.000, gran parte dei quali musulmani-bosniaci.
Sempre il 6 aprile 1992, la Comunità europea riconosce la BiH come Stato indipendente entro i confini assegnanti dalla Repubblica federale jugoslava. Gli Stati Uniti riconoscono Slovenia, Croazia e Bosnia Erzegovina, mentre la Croazia, riconoscendo la BiH, offre ai croato-bosnia­ci la doppia cittadinanza.
Il 6 aprile 2012, infine, 11.541 sedie rosse colorano Maršala Tita ulica. Ognuna delle sedie messe in fila dalla moschea di Ali-Pascià fino alla Fiamma eterna rappresenta una vittima dell’assedio. L’impatto visivo è impressionante, il fiume di sedie rosse ha un forte potere evocativo; 643 sedie più piccole sono per ricordare i bambini uccisi. Sulle seggioline sono appoggiati fiori, disegni, palloncini, giocattoli, nell’aria una domanda forte: “Perché?”.

"Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio" venerdì 7 aprile ad Ancona

Venerdì 7 aprile, ad ANCONA, presso Zazie, corso Mazzini 79, alle 18.30, presentiamo Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio grazie al Gruppo Amnesty International di Ancona, che ha gentilmente organizzato l'iniziativa. Modera Paolo Pignocchi, vicepresidente di Amnesty International.
Vi aspettiamo numerosi.

mercoledì 5 aprile 2017

5-6 aprile 1992, al via il dramma di Sarajevo e le cannonate su Višegrad

  
Il 5 aprile 1992 paramilitari serbo-bosniaci attaccano la scuola di polizia di Vrača, a Sarajevo, dove sono in corso i festeggiamenti per la fine del sesto mese di corso. Le forze speciali serbe pretendono di prendere possesso dei locali ma il comandante della scuola si rifiuta. Comincia così la prima battaglia registrata a Sarajevo della guerra del 1992-1995. Nella Bosnia orientale si sparava già da qualche giorno. La battaglia dura 24 ore, dopo di che una trattativa permette ai cadetti di lasciare la scuola, ma non al loro comandante. Contemporaneamente, a Vrača cominciano violenze e saccheggi. È già il 6 aprile e sta andando in scena la manifesta­zione rievocativa della liberazione di Sarajevo da parte dei partigiani nel 1945, con circa 40.000 persone affollate sotto al palazzo del parlamento. All’improv­viso cecchini četnici serbo-bosniaci aprono il fuoco sui manifestanti. La folla, in preda al panico, in parte entra nel palazzo del parlamento, in parte marcia verso il ponte Vrbanja, sbar­rato dalla barricata che blocca l’accesso a Grbavica. Quando la folla avanza, un cecchino apre il fuoco. Suada Dilberović, 23 anni, venuta da Dubrovnik per studiare a Sarajevo, cade a terra senza vita. Anche Olga Sučić, croata, è uccisa dai cecchini; altri sono feriti. Così inizia il lunghissimo assedio di Sarajevo, durato circa 1.400 giorni, e la guerra in Bosnia Erzegovina, terminata solo nel novembre del 1995 con la firma degli Accordi di Dayton (ma in realtà l’assedio sarà tolto solo alla fine di febbraio del 1996).
Nello stesso giorno, il 6 aprile 1992, inizia un bombardamento di artiglieria pesante da parte della Ju­goslovenska narodna armija (Jna) su Višegrad, nella Bosnia orientale. Gli abitanti di Višegrad fuggono cercando rifugio presso amici e parenti. Un gruppo di cittadini musulmano-bosniaci reagisce all’aggressione della Jna prendendo in ostaggio alcuni serbo-bosniaci e occupando la centra­le idroelettrica e la diga. A capo del gruppo c’è Murat Šabanović, che minaccia di far saltare in aria la diga, con conseguenze inimmaginabili. Comincia una drammatica contrattazione in diretta televisiva, mentre sia Višegrad sia le cittadine e i villaggi nei dintorni si vanno svuotando ulteriormente. L’iniziativa di Šabanović ha l’effetto di fermare, temporaneamente, le cannonate della Jna. Il 12 aprile il bluff di Šabanović viene scoperto e il 13 aprile il Corpo militare di Ušice può procedere con l’occupazione della città, dove dal successivo mese di maggio si registrerà la prima approfondita pulizia etnica ai danni dei musulmani di Bosnia, che a Višegrad costituivano il 63 per cento della popolazione.

martedì 4 aprile 2017

Višegrad, 6-12 aprile 2017: una croce da 400 chili per creare nuova divisione

Sarà alta 5,5 metri e peserà 400 chilogrammi la croce ortodossa che il prossimo 6 aprile sarà innalzata sulla collina che domina la città serbo-bosniaca di Višegrad. L'iniziativa, presa dall'amministrazione ultranazionalista locale in accordo con il governo dell'Entità della Repubblica serba di Bosnia, è stata annunciata da uno stringato articolo uscito sul quotidiano Novosti, secondo cui l'inaugurazione ufficiale del manufatto è prevista per il successivo 12 aprile. Non è dato al momento conoscere il costo dell'operazione.
Si tratta dell'ennesima provocazione contro la minoranza musulmano-bosniaca locale e di una nuova strumentalizzazione della religione con l'obiettivo – dietro la scusa formale di ricordare i volontari russi che si sono immolati per la difesa della città – di mettere un ulteriore tassello nel lavoro di pulizia etnica avviato con la strage di almeno tremila civili tra il maggio 1992 e l'ottobre 1994.
Esiste già, tra l'altro, nel locale cimitero ortodosso, una lapide commemorativa dei 37 paramilitari russi arrivati a Višegrad in quegli anni per saccheggiare e per ammazzare civili musulmano-bosniaci in nome della Grande Serbia e pare assurdo che l'amministrazione locale impegni risorse ingenti per realizzare un manufatto atto a dividere invece che investire quegli stessi soldi per creare lavoro – e quindi unire – in un territorio in cui il tasso di disoccupazione non solo è a due cifre, ma è piuttosto vicino al 50 per cento della popolazione attiva.
La speranza è che si tratti di un pesce d'aprile fuori tempo. Ma è più probabile che si tratti dell'ennesima provocazione in vista del venticinquesimo anniversario dello scoppio della guerra in Bosnia Erzegovina (5-6 aprile 1992). Varrà la pena ricordare che prima dell'aprile del 1992 a Višegrad vivevano circa 22.000 persone, il 68 per cento delle quali appartenenti al gruppo musulmano-bosniaco. Oggi vivono nella cittadina circa 11.000 persone, delle quali poche centinaia appartenenti al gruppo musulmano-bosniaco. La pulizia etnica, dunque, è perfettamente riuscita...
Quando la croce sarà stata eretta, Višegrad diventerà una nuova Mostar. Anche lì è stata eretta anni fa una croce abusiva, sull'alto di una delle montagne che dominano la città. In quel caso, però, il simbolo non è ortodosso ma cattolico. Il senso, tuttavia, è lo stesso...