lunedì 29 febbraio 2016

Su Mihajlović, Giuan Trap, Silvio, Međugorje e altre amenità della domenica sera

Ieri sera, contravvenendo alle mie sane abitudini anti-televisive, mi butto un quarto d'ora davanti alla scatola maledetta e ti becco la "Domenica sportiva", che non vedevo da anni e anni. Tra gli ospiti fissi in studio, scopro esserci la mummia di Giovanni Trapattoni, o qualcosa che la ricorda. Povero grande Giuan, gli anni passano eccome!
Ospite d’onore della serata è Siniša Mihajlović, allenatore del Milan, e già questo basta a rendermi complicata la digestione della pizza.
Le ultime tre domande al trainer sono da antologia. “Chi tirava meglio le punizioni? Tu o Pirlo?”, gli chiede il bislungo conduttore maschile. Siniša non ha dubbi, dicendo che lui di goal ne ha fatti molti di più del barbuto italiano. Mentre risponde, Mamma Rai manda a rullo immagini di Italia-Croazia agli ultimi Mondiali. Alla vista della maglia a scacchi croata, Mihajlović accusa improvvisi conati di vomito, ma signorilmente si trattiene, salvo sfiorare estremi onanistici quando la punizione calciata da Pirlo s’infila in rete, con qualche complicità del portiere avversario.
Le ultime due domande sono da antologia del brivido.
Scopriamo così, mentre una foto del luogo di cui si parla campeggia alle spalle dei due conduttori, che Siniša è stato a Međugorje e ha tanto pianto – ma in disparte – assistendo all'interpretazione della pseudo-santona Mirjana in collegamento satellitare con Maria, di professione Madonna. Stacco sulla mummia di Trapattoni – o quel che era – che sorridente e, rubizzo, afferma qualcosa tipo: "Ecco un bel posto dove ogni tanto bisognerebbe ricordarsi di andare”. Povero Giuan! La regia ha pietà di lui. Ma Giuan, non hai sentito cosa ha detto papa Francesco, tu che sei così attento alle cose di chiesa, oltre che al tipo di sale da spargere dietro le porte avversarie e all’ampolletta di acqua santa in tasca? Comunque, Mirjana la bionda e il suo gruppo di agguerriti manager ringraziano per lo spot serale. La Madonne, come tutte le vittime che si rispettino, non ha invece diritto di parola e resta prigioniera di questo incubo da capitalismo post-atomico.
L'ultima domanda – con foto – ritrae Berlusconi in atteggiamento clownesco (ma va?) e il buon Siniša si lascia andare alla dichiarazione del secolo, definendo l'uomo del Biscione "uno dei più grandi politici europei degli ultimi 15-20 anni". Sì, boom! Ah Siniša, manco in un film di Mel Brooks! Ma ok, marchetta fatta e panchina a posto fino a Pasqua.
A quel punto, m'aspettavo la domandona finale, con foto acclusa: "Mihajlović, ci dica qualcosa su Arkan... santo subito, l'onusto patriota della serba serbità?". Ma evidentemente, anche il servizio pubblico ha i suoi limiti e ha ben pensato che la decenza era stata abbondantemente superata. Magari la prossima volta, magari in collegamento con Milorad Dodik e Aleksandar Vučić, un altro da santo subito, visto che il miracolo di sentirsi definire “uomo politico” l’ha già compiuto con successo.
Una volta ci si lamentava perché gli sportivi non andavano oltre le solite frasi di rito: “Partita era importante tanto tanto”; “Io adesso è numero uno”; “rigore è se arbitro dà”; “ciao mamma sto bene” e squisitezze di tal fatta. Vai a vedere che forse era veramente meglio quando si stava peggio…?