lunedì 29 febbraio 2016

Su Mihajlović, Giuan Trap, Silvio, Međugorje e altre amenità della domenica sera

Ieri sera, contravvenendo alle mie sane abitudini anti-televisive, mi butto un quarto d'ora davanti alla scatola maledetta e ti becco la "Domenica sportiva", che non vedevo da anni e anni. Tra gli ospiti fissi in studio, scopro esserci la mummia di Giovanni Trapattoni, o qualcosa che la ricorda. Povero grande Giuan, gli anni passano eccome!
Ospite d’onore della serata è Siniša Mihajlović, allenatore del Milan, e già questo basta a rendermi complicata la digestione della pizza.
Le ultime tre domande al trainer sono da antologia. “Chi tirava meglio le punizioni? Tu o Pirlo?”, gli chiede il bislungo conduttore maschile. Siniša non ha dubbi, dicendo che lui di goal ne ha fatti molti di più del barbuto italiano. Mentre risponde, Mamma Rai manda a rullo immagini di Italia-Croazia agli ultimi Mondiali. Alla vista della maglia a scacchi croata, Mihajlović accusa improvvisi conati di vomito, ma signorilmente si trattiene, salvo sfiorare estremi onanistici quando la punizione calciata da Pirlo s’infila in rete, con qualche complicità del portiere avversario.
Le ultime due domande sono da antologia del brivido.
Scopriamo così, mentre una foto del luogo di cui si parla campeggia alle spalle dei due conduttori, che Siniša è stato a Međugorje e ha tanto pianto – ma in disparte – assistendo all'interpretazione della pseudo-santona Mirjana in collegamento satellitare con Maria, di professione Madonna. Stacco sulla mummia di Trapattoni – o quel che era – che sorridente e, rubizzo, afferma qualcosa tipo: "Ecco un bel posto dove ogni tanto bisognerebbe ricordarsi di andare”. Povero Giuan! La regia ha pietà di lui. Ma Giuan, non hai sentito cosa ha detto papa Francesco, tu che sei così attento alle cose di chiesa, oltre che al tipo di sale da spargere dietro le porte avversarie e all’ampolletta di acqua santa in tasca? Comunque, Mirjana la bionda e il suo gruppo di agguerriti manager ringraziano per lo spot serale. La Madonne, come tutte le vittime che si rispettino, non ha invece diritto di parola e resta prigioniera di questo incubo da capitalismo post-atomico.
L'ultima domanda – con foto – ritrae Berlusconi in atteggiamento clownesco (ma va?) e il buon Siniša si lascia andare alla dichiarazione del secolo, definendo l'uomo del Biscione "uno dei più grandi politici europei degli ultimi 15-20 anni". Sì, boom! Ah Siniša, manco in un film di Mel Brooks! Ma ok, marchetta fatta e panchina a posto fino a Pasqua.
A quel punto, m'aspettavo la domandona finale, con foto acclusa: "Mihajlović, ci dica qualcosa su Arkan... santo subito, l'onusto patriota della serba serbità?". Ma evidentemente, anche il servizio pubblico ha i suoi limiti e ha ben pensato che la decenza era stata abbondantemente superata. Magari la prossima volta, magari in collegamento con Milorad Dodik e Aleksandar Vučić, un altro da santo subito, visto che il miracolo di sentirsi definire “uomo politico” l’ha già compiuto con successo.
Una volta ci si lamentava perché gli sportivi non andavano oltre le solite frasi di rito: “Partita era importante tanto tanto”; “Io adesso è numero uno”; “rigore è se arbitro dà”; “ciao mamma sto bene” e squisitezze di tal fatta. Vai a vedere che forse era veramente meglio quando si stava peggio…?

venerdì 26 febbraio 2016

Cara Erzegovina, aggiornamenti sul viaggio del 22-25 aprile

Carissime/i, poiché in monti avete scritto o chiamato per ulteriori informazioni a proposito del viaggio in Erzegovina che stiamo organizzando con gli amici di Terre di Artijané di Giavera del Montello, ecco qualcosina in più su quanto bolle in pentola. Le notizie date un po' col contagocce non sono considerabili reticenza ma dipendono dal fatto che quando si organizza un viaggio nei Balcani tutto cambia in tempo reale e solo quando sarai sul posto avrai tutte le sorprese (positive) del caso.
Confermo assolutamente, come da più parti chiesto, che il viaggio sarà con me e che per tutta la sua durata staremo in compagnia di Enisa Bukvić, scrittrice, esperta di multiculturalità e di cooperazione oltre che agronoma. Enisa però non partirà da Giavera del Montello ma ci aspetterà direttamente a Mostar, dove vive.
Ancora: confermo i 350 euro di costo del viaggio (esclusi i pasti principali, ma inclusa la colazione): non è un errore, come pensava qualcuno, ma riusciamo a stare così bassi coi prezzi perché in questi viaggi non guadagna praticamente nessuno, fuorché - sempre e solo il giusto - le persone che incontriamo sul posto e che ci ospitano. Quindi sì, viene solo 350 euro.
Per quanto riguarda i posti disponibili, al momento ce ne sono ancora sette-otto. 

"Srebrenica. La giustizia negata" in viaggio tra Cuneo, Puglia e Modena

Ultime tappe per "Srebrenica. La giustizia negata". Ma poi non sarà certamente l'oblio.
Dalla settimana prossima ci aspetta una prima parte di marzo di quelle "toste". Vediamo:
- mercoledì 2 marzo, CUNEO, Sala San Giovanni, via Roma, 4, ore 20,45, incontro dal titolo “Balcani tra giustizia negata e giustizia possibile”; organizza l’Associazione Santos Milani;
- sabato 5 marzo, TARANTO, Libreria Ubik, via di Palma 69, ore 19,00; partecipano Luca Leone e Riccardo Noury, modera Francesco Sansolino, responsabile della Circoscrizione Puglia di Amnesty International; Info: tel. 099/4005259 mail: info@ubiktaranto.it fb: Libreria Ubik Taranto;
- domenica 6 marzo, SOLETO (LE), Circolo Arci Artelica, piazza Vittorio Emanuele II, ore 19,00; modera Francesca De Pascalis;
- lunedì 7 marzo, BARI,
Circolo Arci Zona Franka, via Marchese di Montrone 80, ore 17,30; intervengono Federica Carelli (responsabile gruppo giovani Bari) e Francesco Sansolino (responsabile Circoscrizione Puglia), organizza Amnesty International;
- sabato 19 marzo, MODENA, EmilyBookShop, ore 17,00.

Dal 29 aprile abbiamo presentato il libro 46 volte: Ancona, Attigliano-Guardea (Terni), Bologna, Cagliari (2), Campobasso, Cava de’ Tirreni (SA), Chiari (Bs), Civitavecchia (RM), Collecchio (PR), Cuneo, Desenzano del Garda (BS), Faenza (2), Fano, Fiorano (MO), Firenze, Giavera del Montello (TV), Guastalla (RE), Lacchiarella (MI), Lanciano, Lecce, Lecco, Maccarese (RM), Macerata, Monteleone di Roncofreddo (FC), Nocera Inferiore (2), Nuoro, Padova, Pavia, Ponte Samoggia (BO), Ravenna (2), Roma, Roseto degli Abruzzi, Rosolina Mare (RO), San Benedetto del Tronto, Sassari (2), Teramo, Todi, Torino, Trento, Treviso, Venezia.

Che aggiungere?
Vi aspettiamo!

giovedì 25 febbraio 2016

Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti. Cronaca postuma di un’utopia assassinata e delle guerre fratricide

(€ 19 – pag. 416)

Di Bruno Maran
Prefazione di Riccardo Noury
Introduzione di Luca Leone

Quello che mi permetto di proporvi e presentarvi oggi è un libro assolutamente unico, nato da anni di lavoro certosino e quasi missionario svolto dall'autore, il fotografo e giornalista Bruno Maran.
Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti è la cronaca giorno per giorno dei fatti che hanno caratterizzato lo spazio jugoslavo dal 1941 al 31 dicembre 2015. Una cronaca indipendente, super partes, fondamentale per comprendere quanto accaduto a oggi in quell'area strategica e così ambita da molti.
Vi faccio un esempio sull'utilità di questo libro. Oggi è 25 febbraio. Bene, vi piacerà forse sapere che il 25 febbraio 1943 si svolge l'Operazione Weiss II, che provoca la ritirata dei partigiani comunisti fino alla Neretva, dopo duri combattimenti.
O, ancora, 25 febbraio 1994: a Washington, gli Stati Uniti impongono la nascita della Federazione di Bosnia Erzegovina (FBiH), dopo aver ottenuto un accordo tra le parti sullo scambio dei prigionieri.
Giorno per giorno, questo libro è la summa di quanto accaduto in quelle terre. Altro credo non ci sia da aggiungere. Se non, brevemente, quanto segue.

Il testimone di Pirano. La seconda guerra mondiale, le foibe, l’esodo istriano-fiumano-dalmata

(€ 13 – pag. 112)

Di Laila Wadia
Prefazione di Pietro Spirito
Postfazione di Luca Leone

Una voce dell’esodo che risveglia una pietas senza tempo né luogo 

Pirano, Istria, a cavallo della seconda guerra mondiale Mario de Laura cresce e diventa uomo. Entra nel corpo dei pompieri e deve confrontarsi con l’occupazione nazifascista, la guerra di liberazione partigiana, la crudeltà dei nuovi padroni, l’esodo e gli orrori della follia umana. Mario il pompiere rimane sconvolto dalla brutalità umana quando entra in contatto con le foibe, tra cui quella di Vines, dove si cala per recuperare i corpi delle vittime. Mario, il testimone di Pirano, è uno dei trecentomila italiani, istriani e giuliano dalmati, che arrivano a Trieste fra il 1947 e il 1954 dopo aver lasciato la terra natale per provare a ricostruirsi una vita.
“Il racconto di Mario, il testimone di Pirano, è una delle voci dell’esodo. Una voce che, come le altre, ogni volta suona come nuova, ritrovato tassello di un più ampio mosaico del dolore. Perché il ricordo dell’infanzia povera, delle ingiustizie subite, della casa abbandonata, degli alloggi provvisori, della fame e del freddo risvegliano nel lettore una pietas senza tempo né luogo. Più ancora, ricordare la discesa nelle foibe per recuperare i corpi delle vittime – scendere nel buio su quel mucchio di corpi decomposti – assume il senso di una prova assoluta, tragica allegoria di un intero secolo di guerre e di massacri”. (Pietro Spirito)
“Il lavoro di Laila Wadia scopre, con un soffio delicato, lo strato di polvere che l’incuria per la nostra storia e le nostre radici ha lasciato che si posasse e riporta all’attualità una vicenda che ogni nostro concittadino dovrebbe conoscere. È una parte di noi che riemerge dalla voragine mai piena dell’oblio”. (Luca Leone)

mercoledì 24 febbraio 2016

Rapporto 2015-2016 di Amnesty International: la nostra grande sfida

All’una del mattino di oggi, 24 febbraio 2016, abbiamo assistito con grande soddisfazione a un evento che andava in scena in tutto il mondo: la diffusione online della notizia della pubblicazione del nuovo “Rapporto” annuale di Amnesty International: il Rapporto 2015-2016.La situazione dei diritti umani nel mondo.
Quest’anno per noi la soddisfazione è stata ed è doppia. Perché nel dodicesimo anno dalla nostra fondazione è proprio la nostra casa editrice, Infinito edizioni, ad aver pubblicato il nuovo “Rapporto”. Un bellissimo “bambino”, dal punto di vista editoriale, di 608 pagine, scritto con caratteri grandi e ben leggibili, da oggi in vendita in lingua italiana a € 19,90 nella versione cartacea, bellissima, e a € 10,99 in quella elettronica, nei formati ePub e mobi (la versione elettronica è in vendita in lingua italiana in tutto il mondo).
Vale la pena rimarcare il prezzo del “Rapporto 2015-2016”. C’è, dietro questo splendido libro, un lavoro enorme. Quello di tante persone che fino a ieri hanno dato il massimo anche per venti ore al giorno. Ciò nonostante, la nostra scelta editoriale è stata quella di tenere il prezzo di copertina basso, anzi bassissimo, perché il “Rapporto” di Amnesty è un libro fondamentale e ogni famiglia italiana dovrebbe averne uno. Non nella libreria ma direttamente sul tavolo del soggiorno o in cucina. Per “spizzicarne” ogni giorno un pezzetto nuovo. Una sana abitudine che ci aiuterebbe a capire molte cose, a trasmetterle e a fare certe scelte in modo più oculato ed etico.

venerdì 19 febbraio 2016

Cara Erzegovina, viaggio a Mostar e dintorni il 22-25 aprile

Si chiama Cara Erzegovina
Viaggio a Mostar e dintorni nell’Erzegovina bosniaca
il nuovo viaggio etico che sto preparando con gli amici cari di Terre di Artijané di Giavera del Montello.
Un viaggio in una natura rigogliosa e affascinante, tra le vestigia della presenza ottomana e austro-ungarica nell’Erzegovina, i resti dell’ultima guerra e le nuove sfide di un Paese in transizione.
Dell’Erzegovina si parla sempre poco, ma si tratta di una terra rigogliosa, aspra, affascinante, unica da un punto di vista naturalistico. Visiteremo bellezze naturali che fanno restare a bocca aperta, consoceremo i luoghi più importanti della presenza ottomana nella regione, toccheremo da vicino le cause e le conseguenze della terribile guerra del 1992-1995, provando a incontrare i testimoni e la società civile. E scopriremo come l’Erzegovina lavori per entrare nel futuro e viverlo da protagonista.
Andremo a vedere posti e a incontrare persone e associazioni (e ad assaporare sapori) a Mostar, Kravice, Počjtelj, Blagaj,  DomanovićiStolac e a immergerci in 15.000 anni di storia.
Il tutto con me e ancora di più con Enisa Bukvić, scrittrice, esperta di multiculturalità e di cooperazione oltre che agronoma, nostra guida e musa in quei giorni.
I posti ancora disponibili sono pochi, non più di una decina.
Il costo è di 350 euro a persona.
Per ulteriori info e per iscrivervi, potete contattare Stefano di Terre di Artijané alla mail moltobelissimo@gmail.com e al numero 349 300 0242.
Dai, magari ci vediamo a Giaverà la mattina del 22 aprile!

Finalmente la nomina del Commissario per il superamento degli Opg, nel giorno della scomparsa di Angelo Lallo

Il Consiglio dei Ministri ha nominato ieri il Commissario unico per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), dopo mesi di sterile attesa. Una buona notizia, giunta poche ore prima del secondo anniversario della scomparsa del nostro Angelo Lallo (19 febbraio 2016), che ha impiegato gli ultimi mesi della sua ancor giovane vita nella scrittura del suo libro più importante, MALA DIES. L'inferno degli ospedali psichiatrici giudiziari e delle istituzionitotali in Italia (Infinito edizioni, 2014).
Il Commissario si chiama Franco Corleone, già Garante dei diritti dei detenuti e delle persone prive della libertà, ed è chiamato a intervenire per garantire a ogni internato la dimissione, così da poter chiudere gli Opg ancora attivi (Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto), senza dimenticare che l’Opg di Castiglione delle Stiviere ha solo cambiato targa “trasformandosi” da Opg in Rems (Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza), con oltre 200 internati.

martedì 16 febbraio 2016

Sarajevo presenta la richiesta di adesione alla Ue: una buona notizia?

Come da più giorni atteso, ieri il presidente di turno della presidenza tripartita bosniaco-erzegovese, il croato-bosniaco Dragan Čović, ha presentato la richiesta formale di adesione di Sarajevo all’Unione europea.
Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente della commissione per l’allargamento della Ue, Johannes Hahn, e dall’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini. Se non altro, perché per la Ue di oggi, da cui in tanti vorrebbero uscire, è una notizia controcorrente il fatto che qualcuno voglia entrare, magari spinto dagli Stati Uniti, in questi anni di guerra neanche troppo fredda con la Russia.
Di fatto, la richiesta di adesione da parte di Sarajevo non cambia nessuna delle carte in tavola. La Bosnia Erzegovina da anni deve approvare, attraverso un parlamento semi-immobile a causa di coalizioni di maggioranza ingestibili e litigiose, riforme in settori-chiave quali la giustizia, la lotta contro la corruzione, la pubblica amministrazione, l’economia, il welfare, i diritti fondamentali della persona, la libertà d’espressione e la libertà dei giornalisti (che ultimamente sta vivendo un’erosione sempre più preoccupante, come ho già avuto modo di denunciare ne “I bastardi di Sarajevo”).
La richiesta di adesione non cambia un dato di fatto fondamentale: i politici e gli amministratori bosniaco-erzegovesi sono tra i più corrotti al mondo e hanno una visione personalistica e nepotistica della conduzione della cosa pubblica. La maggior parte di loro lavora per il profitto personale e per l’interesse del “clan” nazionalistico di riferimento. Il primo impegno, ai fini di un’eventuale adesione, dovrebbe essere dunque proprio nella direzione di favorire (o, meglio, indurre) il cambiamento della classe politica bosniaco-erzegovese e di promuovere una rivoluzione culturale profonda nel Paese. Senza queste due prime riforme, Sarajevo non sarà mai pronta per entrare nella Ue.

lunedì 15 febbraio 2016

Trieste e Roma, l'Italia e i Balcani: la mia postfazione a "Il testimone di Pirano" di Laila Wadia

Ho avuto il piacere e l'onore di scrivere, su richiesta dell'autrice, Laila Wadia, la postfazione al bel libro IL TESTIMONE DI PIRANO, in libreria da pochissimi giorni per i tipi di Infinito edizioni.
Mi permetto di regalare ai coraggiosi lettori del mio blog e dei miei social il testo, sperando di fare cosa gradita e di stimolare alla lettura e alla comprensione di un libro che parla di un periodo complesso e poco noto della storia contemporanea italiana.


Sono nato nel 1970 e per molti anni ho vissuto nella stessa casa, alle porte di Roma. Un luogo che un tempo era campagna – bellissima – mentre oggi è hinterland inquinato e cementificato. Dal momento in cui, in fasce, entrai in quella casa di campagna, divenni a mia insaputa dirimpettaio di una famiglia che, per almeno tre decenni, avrebbe lasciato molte tracce dentro di me. Crescendo, il confine tra le due proprietà, rappresentato da una rete metallica piantata su pali grigi di cemento, si rarefece sempre di più, in nome della cordialità, del buon vicinato e, qualche volta, della convivialità.
Chiedevo a mia madre perché quei due signori – Giovanni, detto Nino, e Luciana – parlassero “quella lingua strana”. Una lingua curiosa, a tratti così dolce, ora così aspra. Che a volte capivo, altre no. Il che strideva, alle mie orecchie di bambino, ancora di più, di fronte ai tre figli della coppia, che invece s’esprimevano con evidente accento romano.
Con gli anni, potei apprendere la storia di quell’uomo e di quella donna. Inizialmente oscura, poi sempre più chiara, passando di grado in grado a scuola. Scoprii, così, di aver condiviso tutta la mia vita di “confinante”, fino ad allora, con una coppia di coniugi ormai maturi provenienti dalla Zona B. Ricordo racconti che talvolta, accendendo la mia fantasia, sconfinavano in esodi sullo stile di quelli narrati dai colossal biblici hollywoodiani, così di moda nella tv serale degli anni Settanta. Non avevo ancora capito che quell’esodo – dall’Istria, dalla Dalmazia e dalla Zona B – fu davvero biblico. E rappresentò una catastrofe umana e materiale per decine di migliaia di famiglie di italiani, improvvisamente resi stranieri sia nella Patria da cui scappavano sia in quella in cui cercavano aiuto e conforto. L’Italia è sempre stata matrigna con i suoi figli che rientravano dall’estero: è stato così con gli istriani e i dalmati, ma non è stato diversi per coloro che, sempre negli anni Cinquanta, dovettero abbandonare – dopo tre o quattro generazioni – l’Egitto o la Libia. L’Italia sa essere crudele. E, quando ne ha l’interesse, sa dimenticare e seppellire molto in fretta i ricordi scomodi.
Nino e Luciana, mi raccontarono loro stessi, avevano deciso di lasciarla, Trieste. Tentarono la fortuna nella Capitale. Ma nei primi tempi Roma non fu tenera con loro, come con altri. Loro, però, il colpo di fortuna lo ebbero per davvero. Nino una sera giocò la schedina del Totocalcio e, alla domenica, si ritrovò tra le mani un bel “13”. Pare incredibile, ma andò così. Con quei soldi, comprò il pezzo di terra su cui edificò la casa in cui da allora hanno sempre vissuto. Quella stessa casa separata da una sottile rete metallica dalla proprietà in cui a quel tempo vivevo.

giovedì 11 febbraio 2016

Le cose che il Papa deve sapere alla vigilia della sua visita in Messico secondo Amnesty International

Alla vigilia della visita di stato di Papa Francesco in Messico, prevista tra il 12 e il 18 febbraio, Amnesty International ha dichiarato che il Paese sta affrontando una crisi dei diritti umani di dimensioni epidemiche, di cui sparizioni, torture e brutali omicidi costituiscono il tratto dominante.
"Non appena arriverà a Città del Messico, papa Francesco si troverà faccia a faccia con una delle più preoccupanti crisi dei diritti umani dell'intero continente americano", ha dichiarato a questo proposito Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International, secondo cui "dalle decine di migliaia di persone scomparse al massiccio uso della tortura, dal crescente numero di omicidi di donne alla profonda incapacità di svolgere indagini, le violazioni dei diritti umani sono diventate un fatto abituale in Messico".

"Sollecitiamo papa Francesco a usare la sua grande influenza per convincere il presidente Peña Nieto a prendere sul serio questa terribile crisi dei diritti umani, assicurando alla giustizia tutti i responsabili di violazioni dei diritti umani. Solo assumendo un'azione concreta e decisiva per portare i responsabili di questi crimini di fronte alla giustizia, il governo messicano potrà cominciare a contrastare questa crisi che ha radici profonde", ha concluso Guevara-Rosas.

mercoledì 10 febbraio 2016

Quel testimone dalle foibe

Una voce dell’esodo che risveglia una pietas senza tempo né luogo
10 febbraio, Giorno del ricordo, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale

“Chi se la sente di andare giù? – chiese il maresciallo Hazarich – Ho bisogno di qualcuno che faccia un rapido calcolo di quanti corpi ci sono per preparare i sacchi”.
“Noi non siamo qui per tirar fuori i morti! Ci hanno detto solo di venire a fare un sopralluogo”, ha protestato uno dei miei colleghi del 41° corpo dei vigili di fuoco di Pola. Quella mattina eravamo stati mandati prima alla foiba di Cregli, ma non avevamo potuto effettuare un sopral­luogo perché la corda era troppo corta per raggiungere il fondo.
Era chiaro che nessuno voleva fare quel lavoro e nessuno dei presenti – Procuratore di Pola, medico, giudice e cancelliere del tribunale di Pola, i venticinque della scorta armata che ci veniva fornita per scongiurare eventuali attacchi da parte dei partigiani, il fotografo Sivilotti – aveva il coraggio di ordinarci di farlo. Mi sono offerto: dissi che mi sarei calato per primo. Sceso in quella voragine carsica, non trovavo la voce per ri­spondere ai colleghi che si preoccupavano per la mia sorte. Non riuscivo nemmeno a trovare il coraggio di tenere accesa la torcia per illuminare quel quadro infernale. Preoccupati dal mio silenzio e temendo il peggio, mi tirarono su in tutta fretta.
“Allora?”, chiese il Maresciallo con voce turbata.
“Non lo so”, sussurrai. Quella terra rossa della mia Istria, rossa per la vergogna, rossa per il sangue, rossa per l’imbarazzo d’aver assistito all’a­pocalisse, mi rivestiva le mani, mi insudiciava tutto. Ho dapprima be­stemmiato, poi mi sono messo a ululare come un cane nero. “Non si possono mica contare! Sono buttati lì uno sopra l’altro come se fossero sacchi d’immondizie”, ho ringhiato.
“Ho bisogno di sapere un circa”, ha insistito il maresciallo.
“Sono una montagna! – ho urlato – Sono una infinità! Settanta, ottanta, forse addirittura…”. Non c’è l’ho fatta a finire la frase. Mi è esplosa dal pet­to una diga di lacrime e un suono di dolore primordiale. Poi sono svenuto.
Con queste parole Mario de Laura, Il testimone di Pirano, di Laila Wadia appena uscito in libreria, ricorda il suo terribile incontro con le foibe.
“Il racconto di Mario, il testimone di Pirano, è una delle voci dell’esodo. Una voce che, come le altre, ogni volta suona come nuova, ritrovato tassello di un più ampio mosaico del dolore. Perché il ricordo dell’infanzia povera, delle ingiustizie subite, della casa abbandonata, degli alloggi provvisori, della fame e del freddo risvegliano nel lettore una pietas senza tempo né luogo. Più ancora, ricordare la discesa nelle foibe per recuperare i corpi delle vittime – scendere nel buio su quel mucchio di corpi decomposti – assume il senso di una prova assoluta, tragica allegoria di un intero secolo di guerre e di massacri”. (dalla prefazione di Pietro Spirito)

Bosnia, muore all’Aja Tolimir, uno dei fedelissimi di Mladić

L’ex generale serbo-bosniaco Zdravko Tolimir (in primo piano in questa foto che lo ritrae durante la guerra insieme a Mladić, tratta da direktno.hr) è morto nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 febbraio nel carcere olandese di Scheveningen, dove dal 2012 stava scontando una condanna all’ergastolo comminatagli dal Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) de L’Aja essendo stato trovato colpevole delle accuse di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Tolimir era stato capo dei servizi segreti della Repubblica serba di Bosnia e aveva partecipato, tra gli altri crimini, all’assedio e al genocidio di Srebrenica prendendo ordini direttamente dal capo di stato maggiore serbo-bosniaco, generale Ratko Mladić, sotto processo presso il Tpi de L’Aja dal 2011, anno del suo arresto dopo una latitanza durata 16 anni.
Si ignorano al momento le cause del decesso di Tolimir, classe 1948, ma pare che il criminale di guerra fosse affetto da un cancro, diagnosticatogli forse nel 2007. La famiglia aveva chiesto che l’ex generale potesse essere curato in Serbia, ma il Tpi aveva respinto la richiesta e il recluso stava attendendo l’ordine di trasferimento per scontare la condanna a vita in un altro carcere, probabilmente fuori dall’Olanda. La moglie, appresa la notizia della morte di Tolimir nella notte di lunedì, avrebbe dato degli “idioti” ai giudici dell’Aja interpellata da alcuni media serbi.
Se ne va così un altro dei responsabili dei fatti di sangue più terribili verificatisi in Bosnia Erzegovina tra il 1992 e il 1995. Uno dei carnefici che, per fortuna, almeno stava pagando il debito altissimo contratto con l’umanità per i suoi comportamenti mostruosi durante il conflitto bosniaco.

martedì 9 febbraio 2016

Ricomincia il lungo viaggio di "Srebrenica. La giustizia negata"

Speravo di arrivare all'appuntamento con almeno un paio di giorni di ferie all'attivo, ma dall'ultima presentazione (10 dicembre, Nocera Inferiore) non è stato possibile staccare nemmeno per 24 ore, feste incluse. Così, con immenso piacere, si ricomincia, per questa inattesa coda di presentazioni del 2016 di SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA, in attesa di marzo, mese in cui uscirà il mio nuovo libro, EDEN. IL PARADISO PUO' UCCIDERE, che nulla ha a che vedere con la Bosnia Erzegovina (si parla infatti di Malesia), ma molto con l'avventura, la guerra, i diritti universali. Ne parleremo a breve.
Nel frattempo, ecco le nuove date degli incontri legati al genocidio di Srebrenica:
Febbraio 2016:
- venerdì 12 febbraio, MACCARESE (RM), IIS “Leonardo da Vinci”, via di Maccarese 38-40,
ore 14,30; Incontro con l'autore: Luca Leone e Riccardo Noury. La questione balcanica. Riflessioni sul genocidio di Srebrenica;
sabato 13 febbraio, CIVITAVECCHIA (RM), IIS “Via dell'Immacolata 47 - Liceo P.A.Guglielmotti”, via dell'Immacolata 47, ore 11,00.
Marzo 2016:
- mercoledì 2 marzo, CUNEOSala San Giovanni, via Roma, 4, ore 20,45, incontro dal titolo “Balcani tra giustizia negata e giustizia possibile”; organizza l’Associazione Santos Milani, ore 20,45;
- sabato 5 marzo, TARANTO, in definizione;
- domenica 6 marzo, SOLETO (LE), in definizione;
- lunedì 7 marzo, BARI, in definizione;
- sabato 19 marzo, MODENA, EmilyBookShop, ore 17,00.
Dal 29 aprile abbiamo presentato il libro 44 volte: Ancona, Attigliano-Guardea (Terni), Bologna, Cagliari (2), Campobasso, Cava de’ Tirreni (SA), Chiari (Bs), Collecchio (PR), Cuneo, Desenzano del Garda (BS), Faenza (2), Fano, Fiorano (MO), Firenze, Giavera del Montello (TV), Guastalla (RE), Lacchiarella (MI), Lanciano, Lecce, Lecco, Macerata, Monteleone di Roncofreddo (FC), Nocera Inferiore (2), Nuoro, Padova, Pavia, Ponte Samoggia (BO), Ravenna (2), Roma, Roseto degli Abruzzi, Rosolina Mare (RO), San Benedetto del Tronto, Sassari (2), Teramo, Todi, Torino, Trento, Treviso, Venezia.

È il fondatore di Antigone il primo Garante dei diritti dei detenuti in Italia

Ci sono voluti ben due anni dall’approvazione della Legge n. 10 del 2014, ma finalmente il governo ha nominato il primo Garante nazionale dei diritti dei detenuti scegliendo probabilmente la persone più competente in materia, ovvero il fondatore di Antigone, il professor Mauro Palma. Il cui ruolo sarà molto importante anche per il superamento della vergognosa questione tutta italiana degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg). Auguri di buon lavoro a Palma (ne avrà decisamente bisogno).

mercoledì 3 febbraio 2016

Chiusura degli Opg: Relazione al Parlamento conferma l’urgenza di nominare un commissario

Chiusura degli Opg: Relazione al Parlamento conferma l’urgenza di nominare un commissario
La IV Relazione del Governo sul superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari OPG, presentata ieri al Parlamento, conferma l’urgenza di nominare un Commissario che intervenga nelle Regioni inadempienti, che non hanno accolto i loro pazienti, perciò ancora rinchiusi nei quattro OPG “superstiti”. Solo Napoli Secondigliano è stato chiuso. Gli altri OPG (Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto), pur con un numero ridotto di persone internate, sono ancora aperti. Quello di Castiglione delle Stiviere ha solo cambiato targa “trasformandosi” da Opg in Rems con oltre 200 internati. A quasi un anno dalla data fissata per la chiusura degli OPG (31 marzo 2015) il ritardo accumulato per responsabilità delle regioni inadempienti si somma ora a quello del Governo che indugia inspiegabilmente nella nomina del commissario.
È quanto si apprende da un comunicato stampa diffuso dal movimento stopOPG nazionale (www.stopopg.it), firmata da Stefano Cecconi, Vito D’Anza e Giovanna Del Giudice.
Il commissario deve intervenire per garantire ad ogni internato la dimissione e poter chiudere così gli OPG ma soprattutto dovrà occuparsi della corretta applicazione della legge 81/2014, che indirizza gli interventi verso progetti di cura e riabilitazione individuale da svolgersi preferibilmente senza misura di sicurezza detentiva. Come indica la stessa Relazione al Parlamento, questo è possibile nella stragrande maggioranza dei casi. Così anche il ruolo delle Rems – e quindi della misura di sicurezza detentiva – può e deve diventare residuale rispetto all’assistenza che deve svolgersi nel circuito del servizi di salute mentale territoriali (ai quali vanno subito assegnate le risorse), seguendo finalmente le indicazioni della legge 180 che ha sancito la chiusura dei manicomi.
Per coloro che, per cultura personale, sensibilità umana e senso civico fossero interessati a un approfondimento, non posso non consigliare l’eccellente testo di Angelo Lallo, MALA DIES (Infinito edizioni, 2014)

martedì 2 febbraio 2016

La "grande scommessa" e la "grande spazzatura"... italiana

La nuova “grande scommessa”: banche e risparmiatori, la storia si ripete
Obbligazioni “spazzatura”, scommesse sul fallimento altrui, truffe del sistema bancario ai danni dei risparmiatori. Sono alcuni dei temi del film “La grande scommessa” di  Adam McKay ora nelle sale, anticipati nel libro “Così banche e finanza ci rovinano la vita” di Massimo Guerrieri, Paolo Giovanardi e Antonello Cattani. 
Molti non sanno che già nel 1300 le banche scommettevano concedendo crediti di dubbia solvibilità, in cambio di privilegi. Il risultato? Fallimento e perdite dei risparmiatori, dopo che i banchieri si erano distribuiti lauti profitti.
Il caso delle quattro banche prima commissariate, poi quasi fallite ha portato allo stesso risultato: azionisti e obbligazionisti hanno perso circa 1,2 miliardi di euro e i banchieri sono rimasti impuniti. In finanza la storia non insegna: si ripete amaramente.
Una nuova grande scommessa sembra essere la soluzione trovata per “sistemare” i circa 200 miliardi di sofferenze del sistema bancario italiano, la percentuale più alta in Europa rispetto ai crediti erogati. Il meccanismo sembra lo stesso del 2008: trasformare i crediti dubbi in obbligazioni da distribuire sul mercato, scaricando i rischi sui sottoscrittori di tali titoli. Lo Stato offre una garanzia che, al momento, non prevede esborsi. Ma se i creditori in “sofferenza” non onoreranno i propri impegni, chi pagherà?
La risposta non è difficile…