giovedì 7 gennaio 2016

Sulla Corea del Nord, la bomba atomica e quella volta a Roma, in ambasciata…

Ordigno nucleare o bomba all’idrogeno – e la differenza non è di quelle insignificanti… –, l’ennesimo affronto al pianeta e all’umanità da parte del regime dittatoriale nordcoreano mi ha fatto tornare in mente un episodio di ere geologiche fa della mia umile carriera di giornalista.
Lavoravo, a quel tempo, nella sede romana di un giornale di riferimento della sinistra italiana, la cui direzione ostinatamente, tra le varie cose, continuava a negare fatti ed evidenze storiche di non poco conto, non ultimo… il genocidio di Srebrenica. Mi occupavo, con altri sfortunati par mio, della redazione esteri e non era facile barcamenarsi in un contesto controllato dal figlio del direttore, immeritatamente e sfacciatamente posto a capo di una redazione così importante e non certo per meriti acquisiti sul campo.
A quel tempo scrivevo soprattutto di Balcani, Europa Orientale e Africa, ma una serie di casi (che nelle prossime settimane racconterò, perché legati a un progetto editoriale in arrivo) mi spinsero a viaggiare un po’ nell’Asia più lontana. Questo, agli occhi folli di chi comandava, mi rendeva un “esperto di Asia”. Per questa ragione, quando arrivò in redazione un invito rivolto dall’ambasciata nordcoreana al nostro direttore, il fax venne immediatamente girato a me e mi ritrovai inserito nella lista degli invitati. E trattandosi di lavoro, non ci si poteva di certo rifiutare.
La sera convenuta mi presentai con la mia giacca scura d’ordinanza presso la sede dell’ambasciata, dove ero il più giovane, il più ingenuo, il più fuori luogo, il più sorpreso… C’era un nugolo di italiani, ospiti dell’ambasciatore. Che all’improvviso comparve, pronunziò un applauditissimo discorso di regime e poi ci lasciò in sala con abbondanti libagioni, celermente spazzolate via dai tavoli dal copioso drappello di italioti presenti. C’era qualche giornalista di testate di sinistra, qualche politico di estrema sinistra, probabilmente qualcuno dei servizi segreti, alcuni più o meno oscuri sedicenti “imprenditori”, di sicuro altri, che non riconobbi e non mi fu dato modo di riconoscere perché, in quanto elemento estraneo, da estraneo fui trattato e rapidamente isolato da ogni gruppetto nel quale cercavo di attaccare discorso per capire con chi diavolo avessi a che fare.
La serata si concluse con centinaia, migliaia di “ciao compagno”, “arrivederci compagno”, “viva la Corea del Nord”, “viva la famiglia Kim”, eccetera. Niente di straordinario, insomma: la conferma che c’è tanta di quella merda, in Italia, che non basterebbe un buco nero per tirarla tutta via.
Ignoravo, a quel tempo, l’esistenza di un signore poi passato alle cronache per tante facezie, tra le quali, nel 2014, una serie di dichiarazioni pro-regime nordcoreano. Parlo di Antonio Razzi, di cui non ricordo la faccia, onestamente, quella sera. E che certamente non è “uomo di sinistra”. Razzi che definì il dittatore Kim “un moderato” e la Corea del Nord “una specie di Svizzera”. Una Svizzera in cui ogni anno muore un sacco di gente per i capricci del regime e dei militari e in cui non c’è alcuna libertà, fuorché per chi comanda.
Le sparate pro-Nord Corea del 2014 sia di Razzi sia del leader della Lega Nord Matteo Salvini (un altro “non compagno”, su questo non ci sono dubbi, che tra l’altro, nel 2014, al rientro da un viaggio in Nord Corea, disse a “Repubblica”: la Corea del Nord e “un Paese molto diverso dal nostro, un’opportunità gigantesca per i nostri imprenditori. Hanno bisogno di molte cose e l’embargo nei loro confronti è idiota. Pensi che ci avevano chiesto due navi da crociera e non gliele possiamo dare. È assurdo, non sono cannoni. L’embargo nei loro confronti andrebbe tolto, come alla Russia di Putin del resto”…) mi hanno convinto, alla fine, che non è una questione di politica: dove c’è un po’ di formaggio vanno tutti i sorci. E i gatti, purtroppo, ormai stanno a guardare.
Sarebbe interessante sapere cosa pensano, oggi, Razzi, Salvini, e tutti quei “compagni” che da anni si riempiono la pancia – e magari qualcuno anche le tasche: ma solo qualcuno, per carità… – con il regime liberticida e assassino della Corea del Nord. Sarebbe intrigante sapere se qualcuno di loro era lì ad assistere all’esplosione della presunta bomba H nordcoreana. Nel caso, se si fossero trovati troppo vicini, si potrebbe scolpire una bella pietra tombale per loro. Che sembri fatta di formaggio. Una bella forma avariata, dopo tante robuste mangiate…