martedì 25 agosto 2015

Graziano Torricelli, dalla provincia modenese il sogno dei Mondiali a 53 anni

Ci sono impegni che non puoi rimandare. Puoi solo caricare l’arco e incoccare la freccia giusta, sperando che sia la volta buona.
Ci sono impegni per i quali lavori con umiltà, grinta e determinazione, che segni sul calendario con la penna rossa perché valgono una vita intera.
Graziano Torricelli, classe 1962 da Magreta, frazione di Formigine, in provincia di Modena, sul suo calendario ha segnato queste date: 29 agosto-5 settembre 2015.
È in quei giorni che, in Umbria, si svolgono i Mondiali di tiro con l’arco, specialità 3D. E questo “ragazzo” di 53 anni, alla prima convocazione in Nazionale dopo aver vinto, nella prima metà di agosto, i campionati italiani di specialità, rappresenta la “freccia” all’occhiello di una squadra azzurra che parte per fare bene. Molto bene.
Il luogo in cui si svolgeranno le gare è di prestigio assoluto: la Cascata delle Marmore. Qui si dipaneranno cinque giorni di competizione ad altissimo livello tra i più bravi arcieri del mondo, mentre la finale è in programma nella vicina Carsulae. Luoghi fantastici, che hanno permesso all’Italia di vincere la concorrenza di Francia e Messico per organizzare i Mondiali e che promettono allori importanti.
Torricelli, campione in forza agli Arcieri e Balestrieri della Torre di Formigine, si giocherà le sue (tante) chance rimanendo per una settimana ospite della cittadella degli arcieri e per provare a coronare un sogno.
Parliamoci chiaro: Graziano è un campione puro, di quelli di razza. Non solo con l’arco in mano. Uomo di profonda umiltà, campione di concentrazione e di pazienza, è un modello di educazione e di altruismo per giovani e meno giovani. Operaio, comincia con il tiro al piattello con il fucile. “Poi, un giorno, mio fratello mi ha proposto di provare a tirare con l’arco. Mi ha messo in mano il suo arco nudo e in me è scoppiato da subito un vero e proprio amore. Ho riposto il fucile nell’armadio, ho comprato il mio primo arco e ho cominciato”. Per non fermarsi più, verrebbe da dire.
Un dettaglio va svelato, a questo punto. E non è un dettaglio di poco conto. Dire che Torricelli è un campione puro non è affatto eccessivo, se si pensa che la sua carriera di arciere è cominciata nell’ottobre del 2011, appena quattro anni fa. Quarantotto mesi per passare dalla prima gara indoor alla convocazione in Nazionale per giocarsi un Mondiale. E badate che il tiro con l’arco non è uno sport facile, tutt’altro. Richiede preparazione fisica, forza muscolare, precisione, pazienza, abnegazione, umiltà. Non basta avere da investire soldi su un’arma. Serve avere la forza interiore di allenarsi con cinque gradi sotto zero come con quaranta gradi all’ombra, tutto l’anno, dentro un tunnel semibuio come macinando chilometri in un bosco.
Ed è all’aperto che Graziano dà il meglio di sé, come i selezionatori azzurri hanno avuto modo di vedere. “Dopo aver vinto i campionati regionali in Emilia Romagna mi sono reso conto che le mie specialità preferite sono il 3D (ovvero il tiro a bersagli con forma di animale, posizionati a diversa distanza, N.d.R.) e l’Hunter field (ovvero il tiro di campagna a bersagli posizionati a distanza sconosciuta, N.d.R.), nelle quali ho deciso di specializzarmi, prima nelle file della mia prima squadra, a Castelfranco Emilia, ora nella Compagnia di Formigine, che sento davvero come casa mia, essendo nati e sempre vissuti sia io che mia moglie a pochissimi chilometri dal campo d’allenamento”.
La strada attraverso cui Torricelli ha convinto con la sua classe i selezionatori della Federazione italiana tiro con l’arco (Fitarco) è culminata con la vittoria del campionato italiano 3D ma è passata “attraverso due prove di valutazione che sono stato chiamato a disputare dalla stessa Federazione, la prima a Torino, dove ho conseguito il quinto posto, e la seconda a Sulmona, dove mi sono classificato al sabato primo, alla domenica secondo assoluto in finale contro Giuseppe Seimandi”, spiega Graziano, senza aggiungere che la rivincita contro il campione azzurro se l’è presa poco dopo, battendolo nella finale per il primo e secondo posto del campionato italiano 3D, ad agosto. Exploit che è valso a entrambi la convocazione per i Mondiali delle Marmore.
“Aver vinto il campionato italiano è stato decisivo per la mia convocazione in nazionale – ammette Torricelli – e per coronare un sogno che inseguo da quando ho cominciato a tirare con l’arco, quello di difendere i colori del mio Paese. Farlo in occasione di un Mondiale, senza aver dovuto sostenere altre prove, è un onore e al contempo una grande responsabilità. Ma ho intenzione non solo di metterci tutto me stesso, ma anche di godermi ogni singolo istante del Mondiale, che sarà il premio non solo a tutti i grandi sacrifici che ho dovuto fare per essere arrivato fin qui, ma anche per quelli che ha dovuto sostenere la mia famiglia, ovvero mia moglie Isabella e mio figlio Luca, che sono da sempre i miei più grandi tifosi e mi hanno sostenuto senza sosta, seguendomi in trasferta ogni volta che potevano. Ecco, io credo di dovere davvero tutto alla mia famiglia, e sono loro riconoscente per questo”.
A Formigine, in Compagnia, gli arcieri faranno un tifo sfrenato per Graziano. Torricelli e tutta la squadra azzurra di tiro con l’arco hanno bisogno di calore, di sostegno, di non continuare a essere classificati come “sport minore”, perché sport minori non esistono. Ci sono solo quelli più ricchi, a volte veramente troppo ricchi, e gli altri, che sopravvivono solo grazie alla passione e ai sacrifici personali, famigliari e di gruppo, nel disinteresse sia dei media che degli amministratori, capaci solo di esaltare, e di appropriarsi, delle vittorie, relegando gli atleti nell’oblio in caso di sconfitta.
La convocazione di Graziano Torricelli in Nazionale, invece, in un Paese normale, è un evento che avrebbe bisogno di un’enfasi e di un’eco più ampli possibili. Perché dimostra come nulla sia precluso a chi mette tutto se stesso nel raggiungimento di un obbiettivo, neppure il sogno di vestire i colori della Nazionale in un Mondiale a 53 anni, o in età ancora più avanzata. La differenza la fanno la motivazione e l’amore. Torricelli in questo – e come lui, tanti altri grandi atleti italiani dimenticati dai grandi circuiti mediatici – dona a tutti un grande sogno e una grande speranza.
L’augurio è che torni non solo pieno di gioia e d’esperienza dal “suo” Mondiale, ma che rientri a Formigine con una medaglia al collo, di qualunque metallo sia, per dare ancora fiato e gambe a un sogno – il suo e quello di ogni sportivo – che deve andare avanti. E che avanti andrà.