martedì 4 agosto 2015

Eccidio di Aigues-Mortes: il lavoro nelle saline raccontato da un operaio

Aigues-Mortes è un piccolo comune della Francia del sud circondato dagli stagni della Camargue e da ampi territori paludosi. Dalle paludi si estrae il sale, il prezioso oro bianco, che rappresenta la vera ricchezza del paese. Il lavoro nelle saline è durissimo, pagato con pochi franchi al giorno e non mancano le rivalità tra gli operai francesi e gli stagionali italiani.
Un clima d’odio crescente portò, il 17 agosto del 1893, una folla inferocita – aizzata ad arte – a volgersi contro i lavoratori italiani in feroci scontri in cui dieci connazionali persero la vita. Un episodio a lungo dimenticato, il massacro di Aigues-Mortes, su cui fa luce il lavoro accurato di Enzo Barnabà in Aigues-Mortes. Il massacro degli Italiani, appena uscito in libreria.
Qui di seguito pubblichiamo la testimonianza di Salvatore Gatti, un operaio nelle saline di Aigues-Mortes, testimone delle condizioni di lavoro e di vita all’epoca dei fatti.
“Anzitutto è bene ch’ella sappia – ci disse – che alla lavora­zione ordinaria del sale la Compagnia di Aigues-Mortes impiega soltanto da 50 a 60 vecchi operai francesi, quasi tutti del paese, i quali hanno impiego permanente. Costoro sono conosciuti nel paludoso paese della Camargue col nome di sali­niers. Soltanto all’epoca del raccolto del sale vengono arruolati da Aigues-Mortes molte centinaia d’operai per l’accumulazione in mucchi del sale, e per il trasporto di esso – ridotto a matto­nelle dai saliniers – fuori delle saline.
Il lavoro del raccolto comincia generalmente verso il 16 di agosto e dura fino ai primi giorni del settembre. Ed è in quest’epoca appunto che squadre di lavoratori italiani si reca­no in cerca di lavoro ad Aigues-Mortes. La stagione delle saline – ci narrava il Gatti – rappresenta per noi un guadagno netto, certo di 180 o 200 lire, cioè quanto ci occorre per vestirci o calzarci un po’ pulitamente durante tutto il resto dell’annata. Da ciò lo accorrere colà di tanta gente. Il lavoro degli operai straordinari alle saline si divide in due distinti periodi. Il primo, d’agglomeramento del sale, dura da cinque a sei giorni, e in questo frattempo tutti indistintamente gli operai sono, da molti anni, pagati in ragione di 5 franchi a te­sta. Le dimostri questo come sia ingiusto il far credere che alla nostra concorrenza sia dovuto l’odio dei francesi contro di noi.
La giornata di lavoro è di undici ore per tutti: cioè dalle sei alle sei con un’ora intermedia di riposo. Gli operai sono divisi per squadre distinte per nazionalità. La compagnia nell’ac­cettare lavoratori dà la preferenza a quelli che già conosce perché usi a fare la stagione del raccolto alle saline. La mag­gioranza degli italiani che accorrono al faticosissimo lavoro è composta da elementi piemontesi, toscani e parmigiani.
Ogni squadra o bricola è posta sotto la direzione di un capo il quale pensa, mediante una ritenuta di fr. 1,60 al giorno, al vitto de’ suoi uomini ai quali fa onestamente pagare 30 centesimi al litro del vino ch’egli compera a 17 centesimi!!! L’alloggio lo provvede la Società delle saline in certe barac­che di legno su cui vien teso uno strato di paglia il quale, con quanta pulizia e igiene non saprei dire, deve durare per tutto il tempo della stagione. I capi di bricola talora poi dopo aver preso agli operai il danaro per il vitto e il vino, se ne filano in­salutati ospiti creando diffidenze nei provveditori del paese che estendono poi l’odio loro su tutti quanti i lavoratori.
Finita l’accumulazione del sale, i salinieri fanno col sale stesso delle mattonelle che poi i lavoranti provvisori devono portare fuori dalle saline, in carrette cariche da 100 a 105 chilogrammi di merce, a mezzo di stretti sentieri ripidi fino a tre o quattrocento metri di distanza. Questa seconda parte del lavoro, detta di roulage non è più pagata a giornata ma a cottimo con tariffa unica. Un forte operaio può in questo lavoro guadagnare una media di dieci franchi al giorno. Nel lavoro di roulage l’operaio francese in generale non resiste. Così una squadra di francesi conta il primo giorno di lavoro 100 uomini, al secondo non ne ha più che 50 e va così sempre diminuendo finché sul campo non rimangono che i resistenti, forti, pazienti, operai italiani.
Va di pari passo col lavoro di roulage quello detto della co­struzione delle gamelle o piramidi di mat­tonelle di sale alte circa metri 7,26 che poi vien misurata a metri cubi per stabilire il guadagno fatto giornalmente dai singoli operai.
Quest’anno fra gamellage e roulage erano occupati da 600 italiani. I francesi quasi uguali per numero il primo giorno an­darono man mano scemando. Da ciò, da questa loro notoria impotenza e non già dalla concorrenza del prezzo nella mano d’opera, il loro risentimento, l’odio contro di noi.
Ancora un’osservazione: il lavoro di roulage dura 12 ore, con un’alternativa di due ore di lavoro e una di riposo. La giornata era divisa così causa l’enorme fatica che viene da tale lavoro.
[testimonianza di Salvatore Gatti, di Casteggio (Pavia) al Secolo XIX, 22-23 agosto 1893]”.