giovedì 13 agosto 2015

Aigues-Mortes, 17 agosto 1893: il massacro degli Italiani, quando i migranti eravamo noi

Un episodio di storia dimenticato da una parte e strumentalizzato dall’altra, un accurato lavoro di ricerca e ricostruzione dei fatti sono alla base del nuovo libro di Enzo Barnabà dal titolo “Aigues-Mortes, il massacro degli Italiani”. Pubblichiamo qui un estratto della prefazione di Stefania Parmeggiani.

Aigues-Mortes, il massacro degli Italiani di Enzo Barnabà è un saggio che ricostruisce il massacro avvenuto ad Aigues-Mortes, nella regione francese della Linguadoca-Rossiglione, il 17 agosto 1893 e lo inquadra in un contesto politico e sociale: le tensioni tra Francia e Italia, la paura di un conflitto bellico, la guerra doganale, gli equilibri interni al nostro Paese, la depressione economica, le ideologie nazionaliste, le contraddizioni del movimento operaio e socialista europeo. In realtà, oltre alla verità dei fatti, racconta un’altra storia. Interessante per gli italiani di oggi che reagiscono con rabbia e paura alla convivenza con immigrati economici e profughi politici.
Ai lettori propongo un esercizio. Leggete questo breve libro tre volte. La prima lasciandovi andare alla narrazio­ne. Vi ritroverete nelle saline francesi a respirare l’odore della fatica, dell’umiliazione e della necessità che impre­gnavano i vestiti di quei nostri lontani parenti. Insieme a loro stringerete i denti e accetterete condizioni salariali pessime, ignorerete gli insulti di chi vi accusa di rubargli il lavoro, di non avere coscienza sindacale e dignità. (…)
Poi una mattina sentirete le voci farsi più minacciose, sarete circondati da una folla di uomini e ragazzini armati di randelli, forconi, pale. Scapperete tra i vigneti, verrete inseguiti e abbattuti.(...) Per dieci non ci sarà nulla da fare. Sette saranno seppelliti di notte in una fossa comune. Come se fossero dei la­dri, dei senza Dio, dei paria. Arrivati alla fine del libro vi sarete fatti strada tra le nebbie che oggi avvolgono il massacro di Aigues-Mortes, uno dei più feroci che la nostra storia di emigranti abbia mai vissuto.
Ricominciate a leggere, concentrando la vostra at­tenzione sulle dichiarazioni dei testimoni e sulle parole delle autorità. Vi suoneranno famigliari: ricordano la psicosi dell’invasione e i fanta­smi che da anni si aggirano nel nostro Paese: gli ex­tracomunitari che sottraggono il lavoro, che occupano le case popolari, che rubano e violentano, che fanno proselitismo, che sono terroristi, che ci colonizzano e stravolgono la nostra identità; «Che si ammazzino tra di loro o che affondino in mezzo al mare».
Ascoltate il silenzio della maggioranza, di quegli abi­tanti che non alzarono un dito per difendere gli italia­ni, che assistettero passivi alla violenza o che parteciparono alle manifestazioni contro gli stranieri. Quel silenzio somiglia terribilmente a quello che oggi ac­compagna le stragi nel Mediterraneo.
Leggete una terza volta, ma soffermandovi sugli arti­coli di giornale che l’autore del saggio non solo cita tra le fonti, ma chiama sul palcoscenico della storia. Come il fornaio, il parroco, il sindaco, il prefetto, il procura­tore generale di Nîmes, il giudice istruttore, le vittime e gli assassini. Attori non testimoni. E osservate quegli articoli con gli occhi di Walter Lippmann, il giornalista americano due volte premio Pulitzer, precursore degli studi sulla manipolazione mediatica. (…)
Vedrete il massacro di Aigues-Mortes con altri occhi, come prodotto non solo della crudeltà di quegli anni e della guerra tra poveri che si consumava nelle saline francesi, ma anche come la conseguenza drammatica di una visione distorta e semplificata degli emigrati italia­ni. Capirete quanto può essere devastante uno stereoti­po e l’uso politico che ne viene fatto, come la cronaca possa essere manipolata a beneficio delle politiche di un Paese, di un governo o di una parte politica. Ca­pirete infine perché l’autore del saggio evita ogni ten­tazione letteraria, pur avendo tra le mani un dramma che tanto si presta all’affabulazione. Non è solo rispetto per la Storia, ma anche volontà di sottrarre quel mas­sacro all’emotività. I fatti di Aigues-Mortes sono stati a lungo ostaggio dei sentimenti, occultati dalla Fran­cia, minimizzati dagli organi filogovernativi del governo Giolitti ed enfatizzati dall’opposizione crispina. Con Aigues-Mortes, il massacro degli Italiani s’interrompe il corto circuito della razionalità e del senso critico che si protrae da più di un secolo e si scopre nella riflessione un antidoto ai moderni stereotipi sociali.