giovedì 9 luglio 2015

Veto russo sulla parola “genocidio”, bocciata la risoluzione Onu su Srebrenica

“L’accettazione dei tragici eventi di Srebrenica come genocidio è il pre-requisito per la riconciliazione”. Questa la frase “incriminata” contenuta nella proposta di risoluzione britannica presentata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha portato la Russia a porre il veto ieri.
Nessuna risoluzione di condanna del genocidio, dunque, nel ventennale di quella tragedia che nel luglio 1995 si svolse davanti agli occhi dei caschi blu olandesi.
La Russia aveva annunciato questa decisione, sia per compiacere le alleate e amiche Serbia e Repubblica serba di Bosnia, sia per lanciare un monito, qualora vi fossero ancora dubbi sullo stato della coscienza nell’impero dello “zar” Vladimir Putin: nessuno parli di genocidio. A cominciare magari da quello ceceno.
Degli altri quattro membri permanenti dell’Onu – Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Cina – i primi tre hanno votato a favore, la quarta s’è astenuta, così come hanno fatto Angola, Nigeria e Venezuela, rendendosi compartecipi di una nuova pagina nera nella storia delle Nazioni Unite. Dieci i voti a favore.
Grande soddisfazione è stata espressa dai nazionalisti al potere sia in Serbia che nell’entità amministrativa della Repubblica serba di Bosnia. Oggi Mosca, Belgrado e Banja Luka festeggiano la loro affermazione nel festival ventennale della menzogna e del negazionismo, ma il loro isolamento tenderà a crescere, così come le tensioni nello spazio ex-jugoslavo.
Mercoledì 8 luglio 2015 l’Onu ha scritto una nuova pagina della vergogna nella tragica vicenda di Srebrenica. Probabile che il fondo non sia stato ancora toccato. C’è ora solo da sperare che le teste più calde se ne stiano tranquille e che un giorno i governanti di quei tre Paesi siano chiamati moralmente a pagare questo strappo oltraggioso alla memoria di 10.701 esseri umani ammazzati per la sola colpa di appartenere a un gruppo nazionale non cristiano, in questa Europa che di cristiano non ha più nulla, fuorché la tradizionale ipocrisia.