mercoledì 8 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/6 - il Giorno delle Memorie

Il Giorno delle Memorie

L’ipocrisia, il cinismo e l’indifferenza della po­litica interessata solo al potere, fa sì che ancora, a Srebrenica per esempio, le vittime degli orrori debbano vedersi quotidianamente davanti, impuniti, arroganti, beffardi, minacciosi – spesso trasfor­mati in eroi –, molti dei loro carnefici o quelli dei loro cari sepolti in fosse comuni o fatti a pezzi e conservati in frigoriferi, gli stupra­tori individuali e di massa, e non possano elaborare immani soffe­renze e lutti atroci. Noi piccoli o grandi militanti della Memoria e attivisti dell’integrità inviolabile dell’uomo, ci sentiamo presi alla gola da un insopprimibile senso di impotenza sfregiato da revi­sionismi e negazionismi. Qualcosa però possiamo farlo, ridefinire per esempio il Giorno della Memoria e la sua cultura, per farne il “Giorno delle Memorie” riorientandone il senso. Bisogna far capire che le vittime, i loro cari e tutti quelli che al loro fianco si impegnano a chiedere giustizia, compiono un magistero di para­dossale pietas: quel giorno deve e dovrà essere soprattutto per le nazioni, le classi e le genti che nutrirono, fecero crescere i carnefici o semplicemente non li fermarono e permettere loro di edificare nel futuro delle società di giustizia e di pace. È ora di far capire alle giovani generazioni che nulla è più infame in questo mondo per una persona, per un gruppo, per un villaggio, una città, un’istitu­zione, una nazione, che essere carnefici e aguzzini dei propri simili inermi e che nessuna situazione, neppure la più estrema, giustifica una simile viltà.

Moni Ovadia