venerdì 10 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/8 - Non posso dimenticare

Non posso dimenticare Srebrenica

Srebrenica vent’anni dal genocidio è una città dove, malgra­do il male, ha vinto la vita. Le ferite però sono ancora troppo profonde: ammoniscono e richiamano alla mente ciò che c’è stato.
Non potete rimanere indifferenti se venite a Srebrenica.
Al ritorno, dovete portarvi dietro il peso della tragedia che poteva essere evitata, ma anche lo stupore per la bontà delle persone che incontrate. Due mondi diversi in uno.
Non posso dimenticare il luglio del 1995.
Non posso dimenticare le colonne di affamati, di dispersi. Non posso dimenticare il vuoto negli occhi dei bambini e delle madri, il doloroso aspettare e sperare che qualcuno dei membri della loro famiglia sarebbe arrivato vivo…
Non posso dimenticare l’orrore negli occhi di Tadeusz Mazowie­cki in una delle tende piantate nell’aeroporto Dubrave, vicino a Tuzla, dove erano state portate le donne e i bambini sopravvissuti, quando a voce bassa mi chiedeva se tutto quello che raccontavano di aver vissuto era vero e quando anch’io, messa a confronto con un tale indicibile crimine, che non potevo accettare, iniziavo a spe­rare che forse sì, forse non era proprio così. Penso di avergli anche risposto così… che forse non lo era…
Ancora oggi, camminando per Srebrenica, passando vicino a tan­te case vuote, davanti ai miei occhi vedo i volti sorridenti di quelli che non ci sono più.
E vedo la vergogna della comunità internazionale che poteva, ma non voleva.
E vedo gli occhi del mondo chiusi di fronte al dolore della ma­dre Hajra e di tante altre madri che nemmeno vent’anni dopo riescono a trovare le ossa dei propri figli uccisi e senza l’autoriz­zazione delle autorità della Repubblica Srpska neppure hanno il permesso di visitare i luoghi del loro calvario, almeno per lasciarci un mazzo di fiori.
Oggi, vent’anni dopo, ci sono ancora quelli che non vogliono sapere oppure negano che a Srebrenica sia stato commesso un genocidio.
Sono ancora troppi quelli che passeggiano liberamente per Sre­brenica e non dovrebbero. Per le morti di cui sono colpevoli, per il dolore che hanno causato, per il male che richiamano ancor’oggi…
Parlare di Srebrenica è difficile.

Irfanka Pašagić
Psichiatra, fondatrice di Tuzlanska Amica