venerdì 31 luglio 2015

Sarajevo, migliaia in piazza contro la nuova legge sul lavoro

Alcune migliaia di persone si sono date appuntamento ieri sotto la sede del Parlamento e del governo bosniaco-erzegovese per protestare contro la nuova legge sul lavoro che sta per essere sottoposta all’esame definitivo del parlamento dell’Entità della Federazione della Bosnia Erzegovina (FBiH) per l’approvazione.
La proposta di legge, che ha trovato un accordo all’interno del complesso mosaico di partiti che costituisce la maggioranza in Federazione, è considerata dai sindacati e dai (pochi) lavoratori impiegati in Bosnia come un grave passo indietro nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
La nuova normativa sul lavoro è stata vivamente “suggerita” dall’Unione europea nell’ambito dell’implementazione degli Accordi di pre-adesione alla Ue, che non vede di buon occhio la normativa vigente che, seppur largamente disattesa, è considerata poco tutelante per le aziende, sia bosniache che straniere, attive nel Paese. Di qui la decisione del Parlamento della Federazione di approvare una legge che abbatte queste norme, approvandone altre più “business friendly”, sulla base delle aspettative della Ue.
Va ricordato che una parte delle norme sul lavoro oggi in vigore in Bosnia Erzegovina rappresenta un’eredità della Jugoslavia. Al contempo, va ricordato che, benché le statistiche ufficiali fissino il tasso di disoccupazione intorno al 40%, nella realtà questo è da tempo inchiodato almeno dieci punti percentuali più in alto e lo stipendio medio di chi lavora è intorno ai 400 euro mensili, con prezzi spesso “occidentali” per molti generi di consumo, come ad esempio le scarpe.
In Republika Srpska (Rs), la seconda Entità in cui è stata suddivisa la Bosnia Erzegovina, la situazione non è migliore, poiché è allo studio da parte del Parlamento locale una riforma molto simile, sempre “suggerita” dalle teste d’uovo della Ue, il che sta facendo crescere il malcontento anche a Banja Luka.
Insomma – naturalmente in negativo – l’Unione europea sta riuscendo laddove tutti fin qui hanno fallito, ovvero a mettere d’accordo, in Bosnia, musulmani, serbi e croati… 

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/24 - Declinazione di genocidio

Quando leggiamo parole come “eccidio”, “strage”, “mattanza”, “massacro”… in riferimento a quanto avvenuto a Srebrenica, ci troviamo di fronte o a parole sparpagliate a caso da qualche gior­nalista superficiale oppure a una scelta deliberata per ridurre ad arte la gravità, la magnitudo, l’impatto, il significato di un evento che nella storia europea era avvenuto, per l’ultima volta, con la Shoah degli ebrei e con il genocidio dei rom nei campi di stermi­nio nazisti. Altri popoli che a certo mondo estremistico non sono, guarda caso, mai andati molto a genio. E temo che, nella testa di certe persone, musulmani bosniaci, ebrei e rom siano accomunati da un identico disprezzo per la considerazione che si ha di loro. È una vergogna.

giovedì 30 luglio 2015

Il viso sporco della Capitale

Le immagini della Città Eterna sporca, abbandonata e maltrattata fanno il giro del mondo. Tra i problemi che attanagliano Roma quello della spazzatura è senz’altro il più evidente per gli occhi e per il naso dei cittadini e dei turisti, mostrando l’immagine di una città che ogni giorno si sveglia senza essersi tolta il make up del giorno precedente.
L’origine del malaffare legato al ciclo dei rifiuti, che – quando ben utilizzato e valorizzato – riesce a produrre ricchezza, ha origini antiche ed è legato alla figura del padre-padrone di Malagrotta, la più grande discarica in Europa, che è costata multe salate al nostro Paese da parte dell’Unione europea fino a giungere alla chiusura definitiva il 1° ottobre 2013.
Lo stretto legame tra Malagrotta e i rifiuti di Roma è descritto e analizzato in “Roma, la guerra dei rifiuti”, di Massimiliano Iervolino.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/23 - Una sera a teatro

Una sera a teatro: un giovane spettatore tiene in mano il programma di sala del nostro spettacolo sulla guerra nella ex-Jugoslavia. Nel programma si dice che racconteremo la storia di Srebrenica. Sono in platea per salutare alcuni amici prima dell'inizio e sento il ragazzo in questione tentare goffamente di leggere quello strano nome di città in una lingua che non conosce. Il suo compagno di posto ride e dice che a lui la parola "Srebrenica" ricorda il nome di una marca di vodka. «L'avevi mai sentita prima questa cavolo di parola?». «Mai» risponde l'altro, alzando le spalle per poi tornare ad armeggiare con un grosso smartphone. Io continuo ad ascoltarli allibito. 
«Hai mai sentito parlare di Srebrenica? Hai mai sentito parlare del più grave genocidio dalla fine della Seconda Guerra Mondiale?» 
«Mai». 
Questo 11 luglio cambiamo le cose. RICORDIAMO QUELLO CHE È STATO. RICORDIAMO SREBRENICA
.

Marco Cortesi

mercoledì 29 luglio 2015

L’insalata russa: Mladić, il cuore malato e una piccola grande farsa

La notizia è di quelle da 1° di aprile, ma vale la pena darla sia perché ne ha parlato con una certa enfasi “Radio Sarajevo” sia perché ormai con i giudici del Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) tutto è possibile.
Il governo della Russia si farebbe garante del rilascio provvisorio dell’ex generale Ratko Mladić, sotto processo all’Aja per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, qualora le sue condizioni di salute fossero tali da rendergli necessario un ricovero in una struttura specializzata in patologie cardio-vascolari.
E poiché – si sa – l’Olanda è un Paese del quarto mondo e i medici presenti ancora praticano cure mediche che riportano all’affascinante lettura del best seller-polpettone di qualche decennio fa dal titolo “Sinuhe l’egiziano”, allora niente di meglio che mandare il malandato boia di Srebrenica a curarsi in casa del suo principale protettore, appunto la Russia negazionista del genocidio.

“Più ti picchio, più ti amo”, il paradosso perverso dell’amore

Benedetta, è una giovane donna, bellissima moglie e mamma di un bimbo dolcissimo. Sempre curata ed elegante nel vestirsi. Rende felice suo marito, Luca, e si prende cura del piccolo Mattia. Un giorno, però, tutto cambia. Non esce più di casa, fuma una sigaretta dietro l’altra, non si vuole più bene. Trascura Mattia trascinandolo con sé in lunghe notti al freddo, spiando di nascosto il marito, oppure passa tutta la giornata immobile sul divano, inerte, piangendo.
Paola è un’assistente sociale. Un giorno arriva nel suo ufficio una segnalazione che non può ignorare e, nella notte, riceve questo messaggio: Tieniti pronta, vado a prendere il piccolo…”.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/22 - Vent’anni anni dopo… Srebrenica

Sono andata per la prima volta a Srebrenica nel maggio del 2013, con un gruppo meraviglioso di persone.
Il mio viaggio per andare “oltre”, perché in alcuni casi, non bastano i libri, i documentari, i racconti di persone che ci sono state. Io sono convinta che in alcuni luoghi, si ha il “dovere morale” di andarci.
Dopo aver visitato Sarajevo e Tuzla ci siamo diretti proprio lì, in questo paesino separato dalla Serbia dal corso della meravigliosa Drina. Arrivati a questa “famosa” enclave che tanto interessava i serbi, ho visto un paese fantasma, poca gente per strada, dove in troppi non hanno lavoro. Non siamo scesi dall’autobus, abbiamo fatto solo un giro del paese passando vicino al campo da basket dove sono stati trucidati i bambini di una scuola durante l’intervallo. Poi ci siamo diretti al memoriale di Potočari e solo allora, in quel posto, ti rendi ben conto di quello che è successo, quelle colonnine bianche, sterminate per una interminabile distanza, ti fanno riflettere. Rifletti su quanto sia stato assurdo che queste persone spinte dall’odio – o per meglio dire dalla sete di potere di altri – si siamo fatti soggiogare così tanto da uccidersi tra di loro. Un piano ben macchinato, perché tanto a morire erano gli altri, uccisi, secondo la logica comune dall’odio religioso, quando la religione non c’entrava assolutamente nulla.

martedì 28 luglio 2015

Srebrenica, Platini e la Uefa contro i tifosi del FK Sarajevo

Negli stadi normalmente se ne vedono di peggio, ma un lunghissimo striscione bianco con scritte in nero potrebbe costare caro al FK Sarajevo.
Lo striscione è stato esposto dai tifosi in curva in occasione del secondo turno preliminare di Champions League contro la squadra polacca del Lech Poznan. C’era scritto: “Non dimenticare mai il genocidio di Srebrenica, non perdonare mai”. Al di là dell’ultima parte, senz’altro censurabile, dello striscione – perché Srebrenica invoca giustizia e non certo vendetta – resta il dato di fatto che l’esibizione dei tifosi era stata organizzata in occasione del ventennale del genocidio, caduto tra l’11 e il 21 luglio scorsi, allorché, nel 1995, la soldataglia serbo-bosniaca e i paramilitari serbi (e anche molti greci e altri ancora appartenenti ad altre nazionalità) torturavano e uccidevano 10.701 civili musulmani e li inumavano selvaggiamente in fosse comuni, per tacere degli stupri etnici ai danni delle donne.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/21 - Un ombrello rosso

Quando penso a Srebrenica, mi viene in mente un’estate di circa 25 anni fa. Penso al tempo che ho trascorso con mio nonno, l’odore dei funghi che raccoglievamo insieme. Mio nonno li vendeva e mi aveva comprato un ombrello rosso per andarci a scuola; mi aveva detto che l’estate dopo avremmo lavorato ancora di più e mi avrebbe comprato una borsa rossa. Ma quell’estate non c’è stata.

Repubblica serba di Bosnia, l’opposizione: “Dodik se ne vada”

Tempi duri per il padre-padrone della Repubblica serba di Bosnia (Rs), l’entità amministrativa fondata sulla pulizia etnica di cui il milionario Milorad Dodik è signore assoluto da circa un ventennio. Un forte attacco nei suoi confronti è partito ieri dal capo del più importante partito d’opposizione, il Partito democratico serbo (Sds), Mladen Bosić, secondo cui Dodik, con l’indizione del referendum contro le competenze della magistratura centrale bosniaca sul territorio della Rs, avrebbe messo l’Entità “in una posizione di grande svantaggio”, e per questo dovrebbe dimettersi e indire nuove elezioni a ogni livello amministrativo.

lunedì 27 luglio 2015

Blatter, Dell’Agnola, un giornale coraggioso (La Regione) e i naziskin in Ticino

Daniele Dell’Agnola, un insegnante ticinese che ama il suo lavoro e i suoi studenti, li studia, fa suoi i dubbi, i tic e i riti dell’adolescenza, s’è interrogato e ha posto al suo Comune, dove è consigliere comunale, l’importante questione del radicamento di un gruppo di naziskin sul territorio, evidenziando il fenomeno della crisi dei valori e della ricerca dell’identità da parte dei giovani.
Il suo intervento in consiglio comunale a Biasca è diventato una lettera aperta che, ripresa dal giornale “La Regione”, ha fatto il giro del Canton Ticino proprio nei giorni in cui Sepp Blatter, il discusso ex “gran califfo” della Fifa annunciava – preso a colpi di fascette di denaro falso – la sua intenzione di non ricandidarsi alla guida del massimo organismo calcistico internazionale, di cui è stato signore e padrone per tanti, troppi anni, spesso prendendo posizioni discutibili e ridicolmente polemiche contro il calcio italiano.
Nella sua “bilancia” dello scorso fine settimana, così, “La Regione” ha giustamente messo in salita le “quotazioni” del nostro autore e in discesa quelle del mai simpatico Sepp. Bene, bravi!
Noi, da parte nostra, possiamo solo aggiungere che Daniele Dell’Agnola ha pubblicato con la nostra casa editrice i suoi libri più importanti, che vi proponiamo di leggere, disponibili sia in formato stampato che in versione e-book nei formati ePub e mobi.
Dell’Agnola, in sintesi estrema, è un insegnante che diventa scrittore e nei suoi libri, sia nell'ultimo Baciare non è come aprire una scatoletta di tonno che nel precedente Melinda se ne infischia, racconta e anticipa la realtà degli adolescenti ticinesi – che non sono di certo diversi da quelli italiani – disvelandone il mondo affatto semplice e fornendo chiavi di lettura inedite a quei genitori e, in generale, a quegli adulti che dei loro figli e nipoti s’interessano e “non se ne fregano”.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/20 - Creme miracolose per lacrime insanabili

Ci sono donne che, nella battaglia senza luogo con la nera signora, diventate nonne ordinano ai nipoti di chiamarle solo con il nome. A Srebrenica ci sono donne che darebbero dieci anni di vita per potersi sentire chiamare, almeno una volta: “Non-na, non-na”, da una vocina infantile e squillante.
Se questo fosse possibile significherebbe per queste non-nonne che venti anni fa non si è combattuta una guerra decisa lontano, che ha lacerato le famiglie, e a Srebrenica non si sarebbe consumato l’orrore. Quel brivido che ancora oggi si percepisce tra le strade di una città fantasma e tra le migliaia di lapidi in file ordinate nel memoriale di Potočari. È qui il cuore di queste non-nonne che non si concedono il lusso di piangere davanti a qualcuno e si coricano senza aver spalmato sul viso cosmetici dalle promesse miracolose, pregando solo per il miracolo di trovare in una fossa le amate ossa.

Maria Cecilia Castagna

Kanita Ita Fočak: una medaglia storica della Ue per una donna eccezionale


A volte succede che a persone eccezionali vengano riconosciuti i loro meriti e l'impegno missionario sul campo. Questa è - ed è una grande gioia - una di quelle volte.
Pochi giorni fa presso il Comando dell'Eufor di Sarajevo si è svolta la cerimonia di consegna di una medaglia per meriti a una persona per me (e per tanti italiani) speciale: Kanita Ita Fočak. Architetto, traduttrice giurata, da oltre vent'anni interprete per i contingenti italiani avvicendatisi nel Paese, donna dotata di cuore, coraggio e forza straordinari, madre eccezionale e nonna amorosa.
La medaglia che le è stata appuntata e la pergamena che l'accompagna, e che riproduco qui, riconoscono il contributo importantissimo dato da Kanita con il suo lavoro alla missione di pace Althea. Cosa non trascurabile: nessun civile aveva mai ricevuto prima un simile riconoscimento.
Ora speriamo che anche i ministeri della Difesa e degli Esteri italiani si ricordino di Kanita e del suo lavoro e la omaggino come merita.
Grazie Kanita, di cuore, per il tuo lavoro di ieri, oggi e domani, per il tuo esempio e per la tua umanità.

La finanza internazionale e i conti di casa: “Così banche e finanza ci rovinano la vita”

La vicenda greca, che si sta concludendo con importanti e sostanziali riforme dalle pensioni al regime iva, fa tornare prepotentemente l’attenzione sui temi economici. Tutti noi ormai maneggiamo vocaboli di finanza come spread e deflazione, pur non essendo dei tecnici abbiamo imparato quanto sia stretto il rapporto tra finanza internazionale e conti di casa.
Per scoprire, attraverso la storia, quali misure e cautele adottare per mettere al sicuro i propri risparmi e il proprio futuro segnaliamo in libreria il lavoro di Massimo Guerrieri, Paolo Giovanardi e Antonello Cattani dal titolo Così banche e finanza ci rovinano la vita.
Gli autori sono bancari “pentiti” che da anni lavorano in maniera indipendente a fianco di cittadini e imprenditori e sostengono che molto presto scoppierà una nuova bolla speculativa che tornerà a mettere in una condizione precaria la nostra esistenza, mentre la politica continua a sostenere che, invece, siamo vicini all’uscita dalla crisi. Sapendo di mentire.

venerdì 24 luglio 2015

Roma, il degrado e le fette di mortadella davanti agli occhi di chi non vuole vedere

Forse per contrastare l'afa estiva, forse in attesa del caso di cronaca nera "giusto", alcuni giornali hanno cominciato una raccolta di foto e di testimonianze per raccontare il degrado in cui versa oggi Roma.
In Italia è facile sparare sui più deboli, nello specifico sul sindaco Ignazio Marino. Che non è granché simpatico, che non passerà certo alla storia come miglior sindaco della Capitale, ma che paga molte colpe che non sono affatto sue. La prima delle quali, probabilmente, è l'essersi comunque voluto candidare nonostante i poteri forti del suo partito avessero altre idee per la testa.
Ancora ricordo alcuni "sgherri" della destra romana che venivano a fare baruffa e confusione durante le presentazioni del mio "100 OTTIME RAGIONI PER NON AMARE ROMA ...e almeno due per adorarla alla follia": stavo infangando il buon nome della Città Eterna raccontando come stavano esattamente le cose. Degrado, immondizia, estremismi e mafia inclusi, tra le altre cose. Solo che non era l'anno di disgrazia 2015, bensì il 2010. Anno di attecchimento e di radicamento per l'alemannismo, che ancora doveva dare "il meglio" di sé, seguito non sensa un tonfo sordo di sorpresa agli anni di plexiglass e di di polvere infilata sotto tappeti del rutellismo e del veltronismo.
Fette di mortadella davanti agli occhi, da parte dei media e della politica, orbi quando fa loro comodo. Solo quando fa loro comodo.
Eppure era già tutto lì, pronto, evidente, clamorosamente e sfacciatamente visibile.
Il sistema già c'era, lo sfascio era già cominciato da tempo e in quegli anni sarebbe arrivato al culmine.
Se il mio "100 OTTIME RAGIONI PER NON AMARE ROMA" lo avesse scritto il solito fighetto ben introdotto nei salotti e che frequenta le trasmissioni giuste, sarebbe diventato un caso editoriale. Ma i fighetti scrivono poesie d'amore per i potenti di turno, e per quello frequentano i salotti. E così il libro vendette poche centinaia di copie, avversato per primi proprio da coloro che dichiaravano di amare Roma, e che si ostinavano a non voler vedere come stavano le cose.
"100 OTTIME RAGIONI PER NON AMARE ROMA" è e rimane un libro assolutamente attuale e "cattivo", di denuncia e di costruttività. Scritto per chi vuol sapere e non ha paura di risvegliarsi dal rincoglionimento in cui, beatamente e idiotamente, vive.
Io lo ripropongo. Se poi si vuole continuare a far finta di cadere dal pero, allora questo è un altro discorso...!

Opg: la Corte Costituzionale conferma la legittimità della legge 81/2014

La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso promosso dal Tribunale di sorveglianza di Messina contro la legge 81/2014 sul superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), giudicando non fondata la questione di legittimità costituzionale.
Lo ha reso noto la campagna StopOpg, ricordando che il ricorso del Tribunale siciliano contestava la legge 81/2014 nelle parti in cui stabilisce che l’accertamento della pericolosità sociale “è effettuato sulla base delle qualità soggettive della persona e senza tenere conto delle condizioni (cosiddette ambientali)  di cui all’articolo 133, secondo comma, numero 4, del codice penale” e che “non costituisce elemento idoneo a supportare il giudizio di pericolosità sociale la sola mancanza di programmi terapeutici individuali”.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/19 - La diplomazia e i diritti umani

Diplomazia. È una parola che ho cominciato a conoscere, nel suo vero significato, nei primi anni '90. Ne ho avuto l'occasione durante la militanza in Amnesty International, quando parlavo con diplomatici che mi spiegavano cosa occorreva fare per difendere i diritti umani. Non ci si doveva scontrare apertamente, mettendo in imbarazzo gli interlocutori. Molto meglio scambiare le idee in modo informale, nei corridoi dei palazzi delle organizzazioni internazionali, dove c'era l'occasione di mettere una parola buona per quel o quell'altro prigioniero per motivi di opinione.
Per ottenere risultati, mi spiegavano con la pazienza che ci vuole nei confronti di un ragazzino dalle buone intenzioni ma poco avvezzo alle cose del mondo, bisogna intrattenere buoni rapporti con tutti. Elencare i politici europei - anche italiani - che con Milosevic hanno tenuto buoni rapporti, nel corso degli anni, richiederebbe tempo e spazio. Per ricordare dove ha portato, quella diplomazia, basta un nome: Srebrenica.

giovedì 23 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/18 - Madri di Srebrenica

Potrei  forse osare
chiedere a Voi  madri
d’immergere in quel sangue che fu vostro
il fuggente tempo di una domanda?

Sul vuoto di vita come voragine
da serba ferocia bestiale aperta
supplicante sto.
Ma temo l’imprudenza di viaggiante
curioso sopra le sciagure umane.

Intervista su "Via dei Serpenti": "I nostri libri un modo di essere cittadini attivi e critici"

Infinito edizioni è una casa editrice indipendente fondata nel 2004 da Luca Leone e Maria Cecilia Castagna e si occupa prevalentemente di saggistica e reportage giornalistici. Un’attenzione particolare è dedicata alla storia della Bosnia e dei Balcani.
Conobbi questo editore modenese quasi per caso: stavo organizzando un viaggio in Iran tre anni fa e, come per ogni viaggio, ero in cerca di libri sia di narrativa sia di saggistica su questo affascinante Paese; fu così che conobbi Antonello Sacchetti, che si occupa di Iran da diversi anni (per chi fosse interessato, ecco il suo blog) e ha pubblicato proprio con la casa editrice di Leone quattro titoli. Quando ci fu l’occasione, io e Sacchetti ci incontrammo a Milano per presentare il suo ultimo libro Trans-Iran alla bellissima libreria di viaggi e culture Azalai.
Ho avuto poi occasione di conoscere Leone alla fiera dell’editoria indipendente Book Pride, ai Frigoriferi Milanesi a marzo. L’incontro ha confermato l’immagine che mi ero fatta di lui: un editore combattivo, tenace, di progetto. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per conoscere meglio la missione di Infinito editore.
Eserciti la professione di giornalista, e avevi scritto alcuni libri prima di fondare la tua casa editrice nel 2004. Da cosa è nata l’esigenza di creare Infinito edizioni?
Da un sogno: poter vivere del mio lavoro facendo cultura e informazione in modo libero e indipendente. Un sogno, appunto. Almeno in Italia, dove il settore è in profonda crisi: nonostante questo noi non molliamo e continuiamo a mettercela tutta per fare informazione libera e indipendente.
Ad oggi, dieci anni dalla fondazione, la vostra produzione vanta diverse centinaia di titoli suddivisi in dieci collane. Un risultato ammirevole, per una casa editrice indipendente. Chi ti affianca nel lavoro quotidiano?
I titoli sono poco più di duecento, a cui si aggiungono diversi e-book inediti. Per una piccola casa editrice non a pagamento e indipendente ventidue libri l’anno di media sono veramente molti. Pensa che siamo partiti, il primo anno, con sette titoli, tre dei quali subito ristampati, uno più volte. Nel 2015 pubblicheremo trentuno titoli inediti sia in formato cartaceo sia in e-book, più quattro o cinque e-book inediti. Uno sforzo enorme, soprattutto in tempi durissimi di crisi come quelli che stiamo vivendo in Italia almeno dal 2012. Nel 2016 è probabile che ci assesteremo tra i ventotto e i trentadue titoli...

Così comincia l'intervista che la collega Elena Refraschini mi ha fatto per Via dei Serpenti. Vi propongo di fare clik qui per leggere l'intera intervista e rilanciarla sui social network.
Grazie e buona lettura!

mercoledì 22 luglio 2015

On line il nuovo catalogo in pdf Infinito edizioni 2004-2015

Con piacere comunichiamo la pubblicazione on line del nuovissimo catalogo Infinito edizioni 2004-2015, aggiornato con le uscite previste fino a dicembre 2015.
Potete consultare, salvare e stampare il catalogo 2004-2015 facendo clik qui.
Tra settembre e dicembre pubblicheremo 13 nuovi titoli, sia in versione cartacea che e-book, il che porterà a 31 il numero dei nuovi libri in versione cartacea del 2015. Uno sforzo immenso, in questo periodo di crisi, che speriamo vorrete ricompensare.
Buona lettura!

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/17 - L’incontro con le madri: memoria nella giustizia

Durante la gita-pellegrinaggio attraverso la penisola balcanica, dell’Associazione per l’accoglienza dei migranti “San Martino de Porres” di Pistoia, incontriamo le madri di Srebrenica e di Zepa nel pomeriggio del 21 agosto 2008, una data che rimarrà impressa nella mente di molti dei presenti. L’incontro avviene in un piccolo appartamento della periferia di Sarajevo. Appena entrati, le foto con i volti degli scomparsi, con le bare, con il volto addolorato di Clinton, ci hanno calato immediatamente in una tragedia della storia rimossa dai media. Il genocidio, realizzato nel luglio 1995 nell’impotenza, ma anche nell’indifferenza e nel silenzio dell’Europa, si materializza ai nostri occhi in un’evidenza lampante che squarcia le coscienze: non possiamo sottrarci alla responsabilità di questa sconfitta dell’umanità: la connessione tra sfera e spazio globale si realizza in modo lacerante.

martedì 21 luglio 2015

La Bosnia alla prova dell’Efta

È passato decisamente inosservato, ma dall’inizio del 2015 in Bosnia Erzegovina è entrato in vigore il trattato di libero scambio con i Paesi membri dell’Efta (European free trade association), ed esattamente Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. L’accordo tra i quattro Paesi di cui sopra e Sarajevo, firmato il 24 giugno 2013, prevede l’abolizione di tutti i dazi sul commercio di prodotti industriali, ma anche di derrate agricole. Occorrerà almeno un anno per verificare gli effetti dell’accordo sulla bilancia commerciale bosniaco erzegovese. In ogni caso, sembra una buona notizia per la disastrata economia del Paese balcanico.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/16 - Rabbia, indignazione, giustizia e testimonianza

Rabbia, indignazione, giustizia e testimonianza

A vent’anni dal genocidio di Srebrenica, mi spiace dirlo, prevale la stanchezza. Sono sfinito da tutto il dolore che ho conosciuto in questo lasso di tempo lunghissimo eppure anche molto breve. Le immagini si susseguono nella mia mente in ordine sparso. Non sono soltanto immagini tristi, certo: ci sono i volti sorridenti di tanti amici; però, quello che manca è un volto, uno solo, veramente sereno, senza più rimpianti, fantasmi, tormenti a segnarne i contorni.
Non andrò a Srebrenica per l’11 luglio, non ho mai creduto negli anniversari. La Bosnia per me è una seconda casa, anzi forse col tempo è diventata la prima: è in Italia che sono in vacanza. Ed è proprio per questo che eviterò l’11 luglio: so, conosco, cerco per quanto possibile di testimoniare. Sempre, ogni 11 luglio e ogni altro giorno dell’anno.

Estate da cani... "Non mi piace stare solo"

Estate, giornate più lunghe e più tempo libero. Quale migliore occasione per trascorrere bei momenti con il nostro amico a quattro zampe, sempre disponibile a farci le feste e a giocare con noi? Seguendo i consigli di Michele Caricato in Non mi piace stare solo possiamo condividere con lui giochi, passeggiate ed esercizi di abilità che daranno grande soddisfazione a entrambi, permettendo a noi padroni di riscoprire e ritrovare quel lato giocoso e naturale che fa parte dell’essere umano. 
“Non mi piace stare solo è un ottimo manuale che insegna come il rapporto con il completamente altro, con l’animale non umano, mostri la necessità della poesia nella nostra vita”. (Lucilio Santoni)

lunedì 20 luglio 2015

"Saluti da Sarajevo": una bella lettera da condividere

Appena ricevuta questa e-mail da una lettrice, mi fa molto piacere condividerla.

Ciao Luca,
non ci conosciamo e spero non ti dispiaccia se ti do del tu...
Sono rientrata da poco da un breve viaggio a Sarajevo e Srebrenica e volevo ringraziarti (e farti i complimenti) per i due libri che mi sono stati preziosi per il viaggio, "Saluti da Sarajevo" e "Srebrenica, i giorni della vergogna". Libri necessari, se posso dirlo... Certo, ho letto anche altri testi, in fondo sono anche un'insegnante di storia e i miei viaggi sono preceduti da una imprescindibile documentazione. Non facile per i Balcani: spesso troppa retorica o, al contrario, quasi il nulla, come se fossero solo una qualsiasi meta turistica.
Ho seguito i tuoi suggerimenti in "Saluti da Sarajevo", molto carini e fuori dalle mete più scontate. Ho letto con interesse "I giorni della vergogna" perché non volevo andare solo "a sensazioni" in quella città e a Potočari.
Mi riprometto di partire ancora una volta per quella regione così vicina, così lontana e proverò a capire ancora qualcosa. E' così difficile...
Complimenti anche per la scrittura! Tutto molto leggibile, non noioso e con un bello stile:)
Cercherò altri tuoi libri e ti chiederò l'amicizia su Fb;)
Buona continuazione! Per fortuna che anche in Italia qualcuno cerca di mantenere viva l'attenzione su questa regione...

"Srebrenica. La giustizia negata": primo bilancio e appuntamenti autunnali

Con la presentazione dello scorso 16 luglio a Rosolina Mare si è conclusa la prima parte del tour promozionale (piuttosto intenso) di SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA
Non sarà ancora autunno e gli incontri ricominceranno, dritti dritti fino a Natale.
Prima della lista degli incontri - definiti e in definizione - relativi all'autunno 2015, un ringraziamento sincero a tutti coloro che hanno organizzato i 17 appuntamenti a cui abbiamo partecipato tra il 29 aprile e il 16 luglio e un altrettanto sincero ringraziamento alle tante, a volte tantissime persone che hanno partecipato (e acquistato i libri). Grazie davvero di cuore.
I prossimi incontri, ancora in fase di definizione (il cui elenco può funzionare anche come bussola per coloro che intendano invitare me e Riccardo Noury a nuovi appuntamenti:
Settembre:
- domenica 20 settembre, LECCO, Immagimondo, Palazzo delle Paure, Piazza XX Settembre, ore 11,30.
- lunedì 28 settembre, SASSARI, Università, in definizione;
- martedì 29 settembre, CAGLIARI, in definizione;
- mercoledì 30 settembre, NUORO, in definizione;
Ottobre:

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/15 - Un capitolo ancora aperto

Un capitolo ancora aperto

Srebrenica venti anni dopo. Che significato ha, in questo specifico caso e momento, parlare di memoria? Sotto certi aspetti, sembra di scorgere alcune analogie con le stragi di casa nostra, ad esempio Piazza Fontana, oppure Ustica, la stazione di Bologna o altre ancora, “maggiori o minori”, di cui non c’è mai stato un vero esito, nel senso dell’accertamento delle responsabilità - tutte le responsabilità - e dell’esatta ricostruzione storica e politica. E quando accade questo, resta sul fondo una “cattiva coscienza”, risulta difficile ricomporre una vera memoria, i ricordi dello strazio che hanno i familiari delle vittime rimangono come frammentati, lutti sospesi o emarginati.

venerdì 17 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/14 - Il buio oltre la siepe

A Srebrenica oltre la siepe c’è il grande buio che alberga nel cuore delle donne che non hanno ancora rielaborato la loro tragedia, in quanto è estremamente difficile convivere nella stessa zona, e spesso nella stessa strada, con i massacratori dei propri mariti e dei figli. Non si può accettare di vivere a contatto, attimo per attimo, con i criminali che hanno ammazzato la loro ragione di vita o che sono gli autori degli stupri. A Srebrenica non è ancora iniziata la lunga fase della rielaborazione del lutto perché in moltissimi casi non c’è una tomba su cui piangere per la precisa volontà dei serbo-bosniaci di disperdere i resti delle fosse comuni in una miriade di altre fosse, rendendo impossibile il riconoscimento utilizzando la provata prassi nazista di occultare le prove.

Angelo Lallo
scrittore e storico

giovedì 16 luglio 2015

16 luglio: "Srebrenica. La giustizia negata" a Rosolina Mare (Rovigo)

SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA chiude oggi a Rosolina Mare, in provincia di Rovigo, la stagione delle presentazioni primaverili ed estive. Si ricomincia poi a settembre, con una dozzina d'incontri già fissati tra Lombardia, Marche, Campania, Sardegna, Umbria, Puglia, Toscana, e con altre in arrivo.
Oggi l'incontro di ROSOLINA MARE (ROVIGO) si svolge nell’ambito di “Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty”, presso il locale Centro Congressi, Piazzale Europa, ore 21'30.
Vi aspettiamo!

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/13 - La lezione della Storia

La lezione della Storia

Per una strana coincidenza della storia, il 2015 vede la commemorazione del centenario del genocidio armeno e del ventennale di quello di Srebrenica. Per entrambi i casi la lezione della storia dovrebbe essere accettata e condivisa, ma purtroppo in entrambi i casi le autorità dei Paesi coinvolti negano l'evidenza e le sentenze delle corti internazionali giocando pericolosamente con i fatti. È singolare constatare le analogie della reazione del primo ministro turco Davoutoglu nei confronti dello sterminio armeno e di quello serbo Vucic nei confronti dello sterminio della cittadina bosniaca. Entrambi hanno espresso solidarietà, pietà e rispetto per le vittime ma entrambi hanno respinto con forza ogni accusa di genocidio. Eppure in entrambi i casi gli Stati sul banco degli imputati, l'impero ottomano e la Jugoslavia, non esistono più. Dovrebbe essere quindi più semplice liberarsi del passato ingombrante scaricando su altri le colpe, ma così non è. L'ossessione nazionalista non ammette colpe. In nome e per conto del mito delle nazioni e dell'identità dei popoli si costruiscono ideologie, si pianificano massacri e si sviluppano le carriere dei leader. Il nazionalismo è merce facile da vendere in campagna elettorale. Prima o poi, però, bisogna fare i conti con la storia. Fare i conti con la storia è un passaggio fondamentale per la coscienza di ogni Paese. Per non dimenticare e fare tesoro degli errori del passato riconoscendo i torti degli uni e le ragioni degli altri.

Paolo Bergamaschi

mercoledì 15 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/12 - Yolande Mukagasana

L’incontro delle memorie a Srebrenica

Giunta a Srebrenica, la mia prima sorpresa è stato l’odore di morte. Ho avuto l’impressione di sentire la fossa comune allo stesso modo di quando ne apriamo una in Rwanda. Forse è perché sapevo quanto vi era accaduto. La notte non sono riuscita, senza una ragione, a dormire.
Una situazione strana. Nessun ragazzo gioca nelle strade di Srebrenica nonostante ci sia un tempo splendido.
Nel 1995 sono stati uccisi tutti gli uomini e i ragazzi musulmani dai 12 anni in su. Alcuni sopravvissuti non sono più ritornati. Dovunque ci sono rovine come nel Rwanda proprio dopo il genocidio.
La sofferenza non ha altro colore di pelle che il suo.
La sofferenza non ha altra lingua che la sua.
Quando ho incontrato le madri di Srebrenica, ho visto il loro dolore, ho visto il mio attraverso i loro occhi disperati: noi abbiamo comunicato così! Loro parlano bosniaco e io parlo francese. Abbiamo pianto insieme. Abbiamo condiviso la nostra sofferenza, le nostre ferite e ci siamo subito capite.

martedì 14 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/11 - Passano gli anni, rimangono i problemi

Passano gli anni, rimangono i problemi

Sono passati tanti anni ormai, ma non uno dei problemi della guerra del 1992-1995 è stato risolto. Il potenziale incendiario dell’area è rimasto intatto. Ma il peggio è che non abbiamo risposto a nessuna delle domande scomode sulle nostre responsabilità in quel conflitto nel cortile di casa nostra. Srebrenica è il monumento a questa rimozione interessata. Perché la Nato non è intervenuta? Perché le Nazioni Unite sono scomparse dalla zona di operazioni? A cosa è servito riedificare in pompa magna Srebrenica e ricostruire il ponte di Mostar se i Balcani sono scomparsi dalle agende della politica? Che speranza possiamo promettere a questa gente se non riusciamo a punire i colpevoli? Che democrazia, che sviluppo può rinascere in assenza di giustizia?

Paolo Rumiz

lunedì 13 luglio 2015

Amnesty: Srebrenica 20 anni dopo, né giustizia né verità

Mentre il mondo ricorda oggi il 20esimo anniversario del genocidio di Srebrenica, in cui furono uccise oltre 8000 persone, Amnesty International ha sottolineato che migliaia di famiglie delle vittime continuano a essere private della giustizia, della verità e della riparazione.
"Due decenni dopo che il mondo girò lo sguardo di fronte al peggiore crimine commesso sul suolo europeo dal 1945, le famiglie delle vittime del genocidio di Srebrenica attendono ancora giustizia" - ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
“Anziché sbiadire col tempo, la necessità che tutte le autorità della Bosnia Erzegovina riconoscano questi crimini e chiedano scusa è più urgente che mai. Più i colpevoli godranno dell'impunità e i morti resteranno nelle fosse comuni, più questa dolorosa ferita continuerà ad alimentare pericolose e profonde divisioni nazionali” - ha aggiunto Dalhuisen.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/10 - Le responsabilità e la giustizia

Le responsabilità e la giustizia

Sulla piena responsabilità di Ratko Mladić nel genocidio di Srebrenica non ci sono attenuanti, ma il processo contro l’ex generale potrà fare luce sulla verità e chiarire eventuali corresponsabilità di quella che è e rimarrà per sempre una delle pagine più drammatiche dei fatti criminali nella moderna e democratica Europa. Giustizia per le vittime, i sopravvissuti e ancora, come a Norimberga, perché non si ripeta mai più, never again.

Carla Del Ponte
Magistrato, diplomatico, ex Procuratore Capo del Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia

sabato 11 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/9 - Non cadere vittime del revisionismo

Non cadere vittime del revisionismo

Ci hanno ricordato, negli ultimi nove anni, che gli anniversari "tondi" sono quelli utili, nel mondo dell'informazione, per ricordare i crimini del passato. Ce lo avevano detto anche nei nove anni precedenti il 2005. Allora, non lasciamo passare invano il ventesimo anniversario del genocidio più veloce della storia. Anche perché, per il tempo che verrà il trentesimo, l'opera dei revisionisti si sarà completata. Apprenderemo allora, per assurdo, che Srebrenica era una “zona contesa” e non una “zona protetta”, che il memoriale di Potočari è stato il set di una fiction e che gli ultranazionalisti serbo-bosniaci e serbi sono stati perseguitati dalla giustizia internazionale. 

Riccardo Noury
Portavoce di Amnesty International Italia

Per "Srebrenica. La giustizia negata", oggi Radio Radicale e incontro ad Ancona

Questa mattina, intorno alle 12,00, sarò ospite in diretta della trasmissione condotta da Roberto Spagnoli su Radio Radicale, il cui inizio è fissato intorno alle 11,00.
Nel tardo pomeriggio, con Riccardo Noury presenteremo ad Ancona "Srebrenica. La giustizia negata" nel giorno del ventesimo anniversario del genocidio. L'appuntamento è previsto intorno alle 19,00 alla Festa per la Libertà dei Popoli, Forte Altavilla; modera Paolo Pignocchi, vicepresidente di Amnesty International; organizzano Amnesty International e Festa per la Libertà dei Popoli. Al termine dell’incontro, come avvenne in occasione del decennale del genocidio, fiaccolata della pace promossa dall’Associazione Festa dei Popoli e Terza Via con Amnesty International.
Sempre con Riccardo Noury, saremo giovedì 16 luglio a Rosolina Mare (Rovigo), per l'ultimo incontro estivo nell’ambito di “Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty”, Centro Congressi, Piazzale Europa, ore 21.30.
Gli incontri pubblici ricominceranno poi dalla seconda metà di settembre e continueranno fino alla fine dell'anno. Il calendario è in fase di compilazione e sarà reso pubblico a breve.

Srebrenica, la Serbia vieta ogni manifestazione a Belgrado

Il governo serbo ha deciso di vietare lo svolgimento di qualsiasi manifestazione a Belgrado in ricordo del genocidio di Srebrenica.
 “Avverto chiunque stia considerando una riunione di qualunque tipo che la polizia non consentirà né tollererà tali riunioni”, ha dichiarato il ministro dell’Interno serbo Nebojsa Stefanović  durante una conferenza stampa, invocando non meglio precisati “motivi di sicurezza”.
La decisione – che sa molto di regime – cancella anche la grande iniziativa, promossa da una quarantina di organizzazioni non governative (ong) serbe, che prevedeva la presenza nelle strade del centro della capitale di circa settemila persone sdraiate a terra, a simboleggiare il numero delle vittime del genocidio riconosciute da certa parte del mondo democratico serbo. Quello delle cifre è un vero e proprio “balletto” da anni: tra 7.000 e 7.500 per la Serbia, 8.372 (ma con dei puntini di sospensione) per le Nazioni Unite, almeno 10.000 per l’Ente internazionale che si occupa, a Tuzla, di ricomporre i corpi delle vittime del genocidio, 10.701 per le madri e donne di Srebrenica.
Numeri a parte, resta l’atto illiberale, ennesimo strappo del governo ultranazionalista serbo verso ogni ipotesi di riduzione della tensione nell’area, soprattutto in questo momento difficile nei rapporti tra Occidente e Oriente di area filo-russa.

venerdì 10 luglio 2015

"Srebrenica. La giustizia negata" stasera alle 19,00 su Radio Colonia

Questa sera alle 19,00 circa avrò il piacere di essere di nuovo ospite di Radio Colonia, un programma radiofonico in lingua italiana di attualità, informazione e musica trasmesso dall'ente radiotelevisivo pubblico tedesco WDR (Westdeutscher Rundfunk) nell’ambito del canale internazionale Funkhaus Europa.
Argomento: il ventennale del genocidio di Srebrenica.
Ascoltare è facile: sulla destra della home page sono immediatamente evidenti i link sia per l’ascolto diretto che per il podcast.
Quest'oggi, alle 15,00., Riccardo Noury è stato ospite di Fahrenheit, su Radio 3 Rai.
Domani mattina tra le 11,00 e le 12,00 sarò a mia volta ospite in diretta di Roberto Spagnoli sulle onde di Radio Radicale per una trasmissione ad hoc sul ventennale del genocidio.
Buon ascolto!

Srebrenica, 10-21 luglio 1995: ecco come è andata

Lunedì 10 luglio 1995
I bombardamenti si intensificano e si avvicinano alla città. Alle 8,55 del mattino il colonnello Karremans chiede appoggio aereo al quartier generale di Sarajevo per colpire con attacchi selettivi i tank e l’artiglieria serbo-bosniaci. Alle 11 gli aggressori cannoneggiano le postazioni olandesi, proprio mentre il generale francese Bertrand Janvier respinge la richiesta dell’ufficiale olandese. Alle 18,30 Mladić è già a un passo dalla presa dell’enclave e passeggia con una mitraglietta in mano su una collina che domina il centro della città: aspetta questo momento da 3 anni. Karremans chiede di nuovo appoggio aereo. La gente è ormai tutta in strada, in allarme, intorno ai tank dell’Onu bloccati da migliaia di corpi in preda all’ansia e alle peggiori previsioni. Alle 21,40, finalmente, Janvier accorda l’appoggio aereo, ma la notte nel frattempo è calata. I serbo-bosniaci sospendono l’attacco; Janvier, da Sarajevo, fa lo stesso, rinviando la missione aerea all’indomani mattina, all’alba. A mezzanotte il colonnello Karremans comunica ai leader della città che l’indomani, alle 6 del mattino, 50 aerei della Nato avrebbero attaccato le postazioni serbo-bosniache.

Martedì 11 luglio 1995
Alle 6 la popolazione si è già riversata nelle strade devastate, in attesa: finalmente qualcuno ode il rombo degli aerei della Nato. Al rumore dei motori, tuttavia, non fa seguito il tanto atteso boato delle bombe. Perché? Alle 9 il colonnello olandese ammette davanti ai capi del villaggio che la sua richiesta d’appoggio aereo è stata considerata sottoposta in modo errato, non conforme al regolamento. In volo da ormai più di 4 ore, gli aerei sono in riserva e devono rientrare in Italia, da dove sono partiti.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/8 - Non posso dimenticare

Non posso dimenticare Srebrenica

Srebrenica vent’anni dal genocidio è una città dove, malgra­do il male, ha vinto la vita. Le ferite però sono ancora troppo profonde: ammoniscono e richiamano alla mente ciò che c’è stato.
Non potete rimanere indifferenti se venite a Srebrenica.
Al ritorno, dovete portarvi dietro il peso della tragedia che poteva essere evitata, ma anche lo stupore per la bontà delle persone che incontrate. Due mondi diversi in uno.
Non posso dimenticare il luglio del 1995.
Non posso dimenticare le colonne di affamati, di dispersi. Non posso dimenticare il vuoto negli occhi dei bambini e delle madri, il doloroso aspettare e sperare che qualcuno dei membri della loro famiglia sarebbe arrivato vivo…
Non posso dimenticare l’orrore negli occhi di Tadeusz Mazowie­cki in una delle tende piantate nell’aeroporto Dubrave, vicino a Tuzla, dove erano state portate le donne e i bambini sopravvissuti, quando a voce bassa mi chiedeva se tutto quello che raccontavano di aver vissuto era vero e quando anch’io, messa a confronto con un tale indicibile crimine, che non potevo accettare, iniziavo a spe­rare che forse sì, forse non era proprio così. Penso di avergli anche risposto così… che forse non lo era…

Boldrini: “Doveroso ricordare il genocidio di Srebrenica”

“È doveroso da parte delle istituzioni ricordare il genocidio di Srebrenica, il primo tentativo di sterminio di un popolo avvenuto in territorio europeo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Non possiamo non ricordare”: lo ha detto ieri a Montecitorio Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, in occasione di un convegno dedicato ai fatti di Srebrenica nel ventennale del genocidio. Non si può non sottoscrivere e non rilanciare.

Una classe senza banchi, una professoressa senza registro: "Ragazzi con la bandana"!

Una classe senza banchi, una professoressa senza registro: non è la scuola della riforma Renzi, ma la scuola unica e speciale della professoressa Daniela, che insegna alle ragazze e i ragazzi del reparto di Oncologia del Policlinico Gemelli di Roma, i suoi Ragazzi con la bandana. Sono alunni speciali, che vogliono fortemente la quotidianità dello studio e dei compiti come un momento speciale nelle lunghe giornate in ospedale. Ed è proprio la grinta e la determinazione di queste ragazze e ragazzi che danno forza a Daniela per restare e lottare con loro, ogni giorno.
Ragazzi con la bandana è il diario di un’insegnante speciale ed è un libro legato a un importante progetto di solidarietà “La Casa a Colori” di A.G.O.P. onlus, l’Associazione dei Genitori di Oncologia Pediatrica, un luogo per accogliere e prendersi cura dei ragazzi e delle loro famiglie, spesso lontani da casa.

giovedì 9 luglio 2015

"Come un uomo", caleidoscopio di vite e di storia della musica italiana

“Io mi chiamo Bertoli, sposo quello che canto ed eseguo solo le canzoni di mio padre in cui credo, quelle che sento rappresentative anche del mio mondo.
Con il tempo questa identificazione tra me e i brani scritti da mio padre è diventata sempre più chiara per tutti, per chi lavora con me e per il pubblico: il suo repertorio è diventato il mio repertorio. È così che il messaggio continua, senza spegnersi”. (Alberto Bertoli)
Questo è Alberto Bertoli, il rocker emiliano “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, che in Come un uomo si racconta all’amico e giornalista Gabriele Maestri.
Un caleidoscopio di vite e di storia della musica italiana, che ci fa sentire le grandi emozioni del palco, dell’impegno sociale e della passione per la musica, che rimbalza potente da chi suona a chi ascolta. Alberto, il ragazzo di Sassuolo logopedista per vocazione, ci fa entrare nella mente creativa del cantautore e racconta dalle assi di un palcoscenico, sulle note di Come un uomo, da dove viene la forza dell’Emilia che ricostruisce la terra devastata dal terremoto nel 2012 e dall’alluvione del 2014.

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/7-Srebrenica e il Tribunale delle Donne

Srebrenica e il Tribunale delle Donne
I vent’anni trascorsi dal genocidio di Srebrenica rappresentano la misura temporale vicina e allo stesso tempo necessaria per avere una prospettiva storica dei fatti. I protagonisti sono ancora vivi, i testimoni pure, i luoghi quasi intatti. Non sentiamo la necessità, come per la prima guerra mondiale, di storicizzare troppo l’accaduto. Di mettere nel contesto storico i nomi, le etnie, le religioni, gli atti dei criminali, delle vittime. Ma non bisogna mai racchiudere le vite perse solo in due date con un trattino in mezzo, la data di nascita e quella di morte. Quanto è accaduto è limpido e trasparente come non mai, si sa oramai tutto, non ci sono dubbi… eppure, qualcosa manca. Mancano istituzioni efficienti e adeguate che sappiano punire, fermare e raccontare il delitto. Perché altri genocidi sono successi e succedono, perché forse per Srebrenica manca una Hannah Arendt che a Gerusalemme, durante il processo a Eichmann, descrisse la banalità del male senza prendere parte etnica o politica.

Veto russo sulla parola “genocidio”, bocciata la risoluzione Onu su Srebrenica

“L’accettazione dei tragici eventi di Srebrenica come genocidio è il pre-requisito per la riconciliazione”. Questa la frase “incriminata” contenuta nella proposta di risoluzione britannica presentata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha portato la Russia a porre il veto ieri.
Nessuna risoluzione di condanna del genocidio, dunque, nel ventennale di quella tragedia che nel luglio 1995 si svolse davanti agli occhi dei caschi blu olandesi.
La Russia aveva annunciato questa decisione, sia per compiacere le alleate e amiche Serbia e Repubblica serba di Bosnia, sia per lanciare un monito, qualora vi fossero ancora dubbi sullo stato della coscienza nell’impero dello “zar” Vladimir Putin: nessuno parli di genocidio. A cominciare magari da quello ceceno.
Degli altri quattro membri permanenti dell’Onu – Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Cina – i primi tre hanno votato a favore, la quarta s’è astenuta, così come hanno fatto Angola, Nigeria e Venezuela, rendendosi compartecipi di una nuova pagina nera nella storia delle Nazioni Unite. Dieci i voti a favore.
Grande soddisfazione è stata espressa dai nazionalisti al potere sia in Serbia che nell’entità amministrativa della Repubblica serba di Bosnia. Oggi Mosca, Belgrado e Banja Luka festeggiano la loro affermazione nel festival ventennale della menzogna e del negazionismo, ma il loro isolamento tenderà a crescere, così come le tensioni nello spazio ex-jugoslavo.
Mercoledì 8 luglio 2015 l’Onu ha scritto una nuova pagina della vergogna nella tragica vicenda di Srebrenica. Probabile che il fondo non sia stato ancora toccato. C’è ora solo da sperare che le teste più calde se ne stiano tranquille e che un giorno i governanti di quei tre Paesi siano chiamati moralmente a pagare questo strappo oltraggioso alla memoria di 10.701 esseri umani ammazzati per la sola colpa di appartenere a un gruppo nazionale non cristiano, in questa Europa che di cristiano non ha più nulla, fuorché la tradizionale ipocrisia.

mercoledì 8 luglio 2015

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/6 - il Giorno delle Memorie

Il Giorno delle Memorie

L’ipocrisia, il cinismo e l’indifferenza della po­litica interessata solo al potere, fa sì che ancora, a Srebrenica per esempio, le vittime degli orrori debbano vedersi quotidianamente davanti, impuniti, arroganti, beffardi, minacciosi – spesso trasfor­mati in eroi –, molti dei loro carnefici o quelli dei loro cari sepolti in fosse comuni o fatti a pezzi e conservati in frigoriferi, gli stupra­tori individuali e di massa, e non possano elaborare immani soffe­renze e lutti atroci. Noi piccoli o grandi militanti della Memoria e attivisti dell’integrità inviolabile dell’uomo, ci sentiamo presi alla gola da un insopprimibile senso di impotenza sfregiato da revi­sionismi e negazionismi. Qualcosa però possiamo farlo, ridefinire per esempio il Giorno della Memoria e la sua cultura, per farne il “Giorno delle Memorie” riorientandone il senso. Bisogna far capire che le vittime, i loro cari e tutti quelli che al loro fianco si impegnano a chiedere giustizia, compiono un magistero di para­dossale pietas: quel giorno deve e dovrà essere soprattutto per le nazioni, le classi e le genti che nutrirono, fecero crescere i carnefici o semplicemente non li fermarono e permettere loro di edificare nel futuro delle società di giustizia e di pace. È ora di far capire alle giovani generazioni che nulla è più infame in questo mondo per una persona, per un gruppo, per un villaggio, una città, un’istitu­zione, una nazione, che essere carnefici e aguzzini dei propri simili inermi e che nessuna situazione, neppure la più estrema, giustifica una simile viltà.

Moni Ovadia

Srebrenica, da questa mattina (Radio1 Rai) a sabato i miei appuntamenti alla radio


Vi invito a seguire la puntata di questa mattina della trasmissione La radio ne parla, in onda su Rai Radio Uno, a partire dalle 10,05. La conduttrice Ilaria Sotis dialoga con me per alcuni minuti nei giorni della ricorrenza del ventesimo anniversario del genocidio di Srebrenica, partendo dal nuovo libro SREBRENICA. LA GIUSTIZIA NEGATA, scritto a quattro mani con Riccardo Noury. Chi fosse interessato, può scaricare il podcast del programma a questo link
Venerdì dialogherò invece con l'emittente tedesca Radio Colonia mentre sabato mattina, 11 luglio, intorno alle 11,00 sarò ospite di Roberto Spagnoli sulle onde di Radio Radicale.
Ricordo, sempre l'11 luglio, l'incontro di Ancona: Festa per la Libertà dei Popoli, Forte Altavilla, palco centrale, ore 19,00; modera Paolo Pignocchi, vicepresidente di Amnesty International; organizzano Amnesty International e Festa per la Libertà dei Popoli; al termine dell’incontro, fiaccolata della pace promossa dall’Associazione Festa dei Popoli e Terza Via.

martedì 7 luglio 2015

Dodik il provocatore e il referendum contro la magistratura centrale bosniaca

Nel giorno in cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe pronunciarsi sulla proposta di risoluzione britannica in occasione del ventennale del genocidio di Srebrenica, il parlamento dell’Entità amministrativa della Repubblica serba di Bosnia (Rs) è impegnato nell’esame dell’ennesima proposta provocatoria del mai domo presidente serbo-bosniaco Milorad Dodik, milionario ultranazionalista e negazionista amico di Vladimir Putin e da anni impegnato in una personale battaglia per disgregare la Bosnia Erzegovina nata con gli imperfettissimi Accordi di pace di Dayton.
Il nuovo “strappo” di Dodik consiste nel voler far approvare dal parlamentino della Rs – in cui ha una maggioranza piuttosto incerta e zoppicante – un referendum per sottrarre l’Entità da lui presieduta dall’autorità della magistratura centrale. Quella che, per inciso, sarebbe investita dal compito di indagare sui crimini di guerra, attività fin qui intrapresa con molta timidezza, a voler essere bonari.
Secondo Dodik, il referendum s’impone perché l’esistenza della magistratura centrale non sarebbe prevista dagli Accordi di Dayton – che, per inciso, Dodik critica quotidianamente – ma è stata imposta dalla volontà degli Alti rappresentanti internazionali, cui gli Accordi di Dayton riconoscono dei poteri enormi, quasi proconsolari.
Secondo il vulcanico tycoon serbo-bosniaco, il referendum potrebbe essere indetto già per il prossimo settembre, ovvero tra due mesi.
A parte tutte le riserve del caso, tanta fretta, oltre a non essere buona consigliera, sembra sospetta…

#MeseDellaMemoria: Srebrenica vent’anni dopo/5 - ancora “scomparsi”

Vent’anni dopo Srebrenica, ancora “scomparsi” in Bosnia.
Di nuovo un anniversario, di nuovo il dovere morale di ricordare affinché questo non accada più; di nuovo eventi da organizzare per coinvolgere la distratta opinione pubblica. A vent’anni dal genocidio come raccontarlo oggi che la memoria sfuma, come rendere attuale e rivivere quelle ferite, quegli scomparsi che il mondo dimentica così facilmente?
Come?
Per noi è una ferita aperta che solo il completamento del percorso della giustizia nei confronti dei colpevoli riuscirà a lenire. È una ferita che si apre ogni anno, come una questione mai risolta. Guardo il mare dalla finestra e penso che è lo stesso mare, un piccolo mare, attraverso il quale si arriva in Bosnia, che divide noi da loro, il nostro dolore da quello eterno delle madri e figlie di Srebrenica, dalle nostre colpe. Un piccolo tratto d’acqua che non ci ha permesso di fermare questo e altri genocidi.

La scomparsa di Luca Rastello e una telefonata da non dimenticare mai


Ieri nel tardo pomeriggio, nella sua casa torinese, si è spento Luca Rastello, giornalista e scrittore tra i più sensibili e dotati.
Conoscevo da anni Rastello. Un rapporto strano, il nostro: telefonico. In almeno quindici anni di relazione telefonica non eravamo mai riusciti a incontrarci di persona, né a Torino, né a Roma, né a Milano… Eppure, ogni volta sentirsi era un vero piacere.
Luca si è spento a causa di un male incurabile contro cui combatteva, caparbio e mai domo, da molti anni. Lo aveva scoperto durante una vacanza. Da allora la sua vita era diventata un inferno. Ma a sentir lui, andava sempre bene.
Una delle telefonate con lui che non dimenticherò mai avvenne circa tre anni fa.

lunedì 6 luglio 2015

Srebrenica, in attesa del Consiglio di sicurezza Onu, c’è chi sta scavando le nuove fosse

In attesa che i grandi del mondo decidano, forse domani, se licenziare un testo che ricordi le vittime di Srebrenica, possibilmente riconoscendo e condannando il genocidio (ma Russia, Serbia e Repubblica serba sono pervicacemente contrarie) in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a Srebrenica sono cominciati i lavori di scavo delle nuove fosse. L’11 luglio prossimo saranno 136 le vittime sepolte nel Memoriale di Potočari, 18 delle quali minorenni nei giorni del genocidio, consumato tra l’11 e il 21 luglio 1995.
Le 136 piccole bare verdi piene di ossa saranno sepolte accanto alle altre 6.241 già tumulate, in attesa della cerimonia del ventunesimo anniversario, l’anno prossimo. Il numero così ridotto di feretri non si spiega con una riduzione dei ritmi di lavoro ma con le enormi difficoltà nei riconoscimenti. Oramai, infatti, gli antropologi forensi possono lavorare solo su singole ossa o parti di scheletro, non essendo più disponibili nelle migliaia di sacchi a disposizione resti di corpi integri.
A oggi sono state rinvenute circa ottanta fosse comuni nella Repubblica serba di Bosnia negazionista. Ancora oltre quattromila delle 10.701 vittime del genocidio attendono il riconoscimento, ma in alcuni casi attendono ancora il ritrovamento, inumate come sono in luoghi sconosciuti sotto la terra amara della Repubblica serba di Bosnia che aspira a un’indipendenza fondata sul genocidio e sullo stupro etnico.
L’11 luglio a Potočari ci saranno un sacco di potenti e di giornalisti. Il 12 luglio, come sempre, tutto sarà stato già dimenticato…