mercoledì 20 maggio 2015

Quando scrivono lettori speciali: Giulia dal Veneto, Srebrenica e le domande che sgorgano dal cuore

A volte al mattino, tra le tante e tante e-mail, ce ne sono come questa che condivido in questo piccolo spazio. Sono piccoli lampi di luce nel buio di un lavoro editoriale sempre più difficile e privo di prospettive di medio e lungo periodo. Oramai tutti lavoriamo, in questo settore, per la mera sopravvivenza, vessati da distributori sempre più esosi e dalle catene di librerie, quelle grandi, che non pagano per mesi le fatture. Siamo in trincea. Ma mail come questa di Giulia, che fa l’ultimo anno della scuola superiore e ha tutta la vita davanti a sé, ti fanno riprendere aria prima di ricalcarti l’elmetto in testa.
I nostri giovani sono fantastici. Fantastici. Sarebbe bello che potessero vivere in un Paese capace di valorizzarli. Forza ragazzi, ce la possiamo/ce la potete fare!

Buonasera Luca,
mi permetto di darti del tu come ormai ho già fatto a Treviso, spero tu non lo ritenga offensivo. Volevo anzitutto ringraziarti ancora per la coinvolgente e dettagliata "lezione" che ieri hai dato a tutti i presenti, capita raramente di trovare persone  che sappiano raccontare ciò che è successo senza stereotipare o generalizzare, ma così coinvolti allo stesso tempo.
Io dopo due viaggi in Bosnia Erzegovina ancora non sono così brava a raccontare i fatti, ma dato che principalmente l'ho vissuta durante i giorni del memoriale cerco di raccontare quando torno i sentimenti, il dolore e la grande dignità che queste donne a Srebrenica trasmettono, cercando anch'io nel mio piccolo di far sentire le persone che prendono la cosa alla leggera parte in causa di quel che può essere accaduto o della giustizia che ancora non è stata fatta.
Fin dalla prima volta che ho messo piede in Bosnia Erzegovina non so perché, ma mi ci sono sentita legata da un doppio filo vicino al cuore, come se anche io con il mio contributo, seppur minuscolo, potessi fare qualcosa per Lei, per quelle donne che non so perché dopo aver scattato una foto, come fanno altri fotografi, mi sorridono e mi abbracciano mozzandomi il fiato e facendomi sentire una sorta di affetto e voglia di condivisione di ciò che loro provano. In effetti è una cosa che ancora mi chiedo, il perché fra tanti fotografi quelle donne abbraccino proprio me, e quindi non posso che leggerla come una loro richiesta di sentirmi parte di ciò che vivono.
Perdonami se ti ho fatto tutta questa “telepippa” ma quando parlo di quelle donne e di ciò che nel mio piccolo posso aver vissuto mi dilungo sempre, e non mi sembra mai abbastanza.
Insomma ti chiederai perché ti scrivo, beh perché in te ho finalmente visto qualcuno che la Bosnia Erzegovina la sente dentro e mi piacerebbe conoscere le storie di queste donne e di questa terra e poi chissà un giorno avere l'onore di poterle raccontare anch'io.
Insomma mi scuso per questa mail lunga e impacciata in cui racconto il mio piccolo vissuto e il mio intento verso questa Storia, o meglio il dovere, in cui ti chiedo un aiuto\collaborazione, ma è la prima volta che lo faccio e dopo averti sentito parlare non ho potuto farne a meno.
Spero di non averti stressato troppo, ti ringrazio dell'attenzione che mi avrai concesso leggendo la mia mail-papiro.

Con stima,
Giulia