Secondo
le stime rese note dai servizi segreti e dalla polizia della Bosnia Erzegovina,
sarebbero circa 150 i cittadini bosniaco-erzegovesi a essersi affiliati a quel
nuovo cancro planetario che si chiama Isis e ad aver combattuto nelle fila di
quelli che, ancor più che terroristi, possono essere definiti dei veri e propri
nazisti islamici. Una parte di questi affiliati sono bosniaci di appartenenza
slava, altri sarebbero o potrebbero essere cittadini bosniaci di provenienza
orientale, probabilmente una parte di coloro che arrivarono nel 1992-1993 in
Bosnia dietro volontà e sponsorizzazione saudita e che la grande maggioranza
dei bosniaco-erzegovesi non ha mai particolarmente tollerato. Di questi 150
criminali, pare che in 26 siano morti e che una cinquantina di loro al momento
stia compiendo nefandezze in Siria o in altri Paesi in cui si sta combattendo.
Va
ricordato che nel giugno del 2014 il Parlamento bosniaco ha approvato una legge
che modifica il Codice penale nazionale introducendo una nuova fattispecie di reato,
individuabile nel combattere all’estero illegalmente all’interno o in sostegno
di organizzazioni quali l’Isis. La condanna prevista è fino a dieci anni di
reclusione.
Intanto
il procuratore capo bosniaco Goran Salihović ha preannunciato in un’intervista
una prossima consistente campagna di arresti ai danni dei cosiddetti “foreign
fighters” tornati in patria.