martedì 6 gennaio 2015

"Caro Luca": lo scrittore Marco Travaglini scrive de "I bastardi di Sarajevo"...


Caro Luca, ho appena finito di leggere “I bastardi di Sarajevo” e ho trovato il tuo racconto tragicamente bello. Bello perché vero, doloroso; tragico perché offre un inquietante spaccato della terribile pace con cui, da quasi vent’anni, devono quotidianamente fare i conti i bosniaci in generale e i sarajevesi in particolare. È un quadro a tinte fosche che ha dato un significato più ampio e profondo a quel termine che pronunciasti la sera che a Cuneo abbiamo condiviso la serata sulla Bosnia: default. Sì, perché – come tu scrivi con pieno realismo – mancanza, assenza, difetto sono oggi le caratteristiche della società bosniaca post-bellica. Se non sotto tutti, certamente sotto molti punti di vista. Il tuo libro è una denuncia decisa dei senza scrupoli, dei profittatori, dei delinquenti che stanno soggiogando quel Paese, rubando ai giovani il loro futuro o, almeno, cercando di far questo. Credo proprio che la lettura de “I bastardi di Sarajevo” sia quanto mai utile e necessaria per chi, come me e come tanti (a partire dai molti che vivono in quella meravigliosa e disgraziata terra dall’altra parte dell’Adriatico), pensa che lo “spirito di Sarajevo” non debba morire soffocato da nazionalismi, corruzione e criminalità.  Con l’augurio che, presto, si possa scorgere all’orizzonte una primavera bosniaca. Grazie per ciò che hai scritto, da sempre, sulla Bosnia. Un forte abbraccio.
Marco Travaglini