lunedì 15 dicembre 2014

Roma, Venezia e una signora che grida: “Italiani, vergogna!”…

Due città diverse, presentazioni dello stesso libro, “I bastardi di Sarajevo”, belle emozioni. Roma e Venezia. Città particolari, ferite da scandali più o meno recenti. La connection mafiosa romana da una parte. Lo scandalo del Mose dall’altra. Sempre la stessa consolidata storia: qualcuno ruba, la città subisce nuove ferite, i contribuenti onesti pagano. E giustizia forse sarà fatta, forse no. In Italia non è dato sapere. Quel che sappiamo è che tanto poi rispuntano sempre gli stessi nomi, o quasi, e che il “vizio” del furto è ormai diventato consolidato costume, a fronte di leggi assolutamente incapaci di stare al passo coi tempi e di impartire punizioni esemplari ai ladri.
Quel che rimane, però, spesso sono le piccole cose. A Roma, come ho scritto fu facebook qualche giorno fa, l’idea di essere presi in giro quando, alla reception dell’albergo, l’addetta si scusa spiegando che c’è da pagare di più perché “dal primo settembre 2014 la tassa di soggiorno è stata aumentata a quattro euro”. Sui giornali si racconta di furti di decine e decine di milioni, furti di denaro pubblico; e la tassa di soggiorno viene aumentata a quattro euro. Che pagano, come sempre, le persone oneste. È una quisquilia, ma ti senti preso in giro e ferito.
A Venezia, riecheggiano ancora nelle orecchie le parole di una signora anziana, sudamericana: “Italiani, vergogna”. Parole strillate perché, dopo essere stata “alleggerita” nel portafoglio per tutto il giorno in una città in cui il livello dei prezzi è così alto da apparire alla fine grottesco, a un certo punto non ce l’ha fatta più quando, nella stazione delle ferrovie dello stato, s’è ritrovata a dover inserire una moneta da un euro per poter accedere ai bagni pubblici. Sarà anche normale pagare 1.936,27 lire per fare una pisciata. Ma è “normale” perché ormai noi italiani siamo disposti ad accettare tutto, incapaci come siamo di ribellarci e di diventare popolo da quell’accozzaglia che siamo. Ma – che ne conveniate o no – 1.936,27 lire per liberare la vescica dopo aver dovuto pagare anche l’aria che hai respirato – perché a Venezia è così – alla fine è davvero troppo. Chiaro, siamo di fronte alla goccia che fa traboccare il vaso. Ma quel vaso prima o poi è destinato a incrinarsi, se ogni anno tanti veneziani se ne vanno dal centro storico. Di chi è Venezia? È di proprietà dei negozianti che fanno pagare cinque euro per una cioccolata calda fatta con la bustina? O dei corrieri che per consegnare un pacco chiedono un sovrapprezzo di 25 euro? Ma lo sapete che per farsi consegnare mille chili dalla Polonia bastano 17 euro e che per farsi arrivare dagli Stati Uniti lo stesso pacco che a Venezia richiede un sovrapprezzo di 25 euro servono pochissimi dollari? Eppure c’è molta più acqua in mezzo. Addirittura un oceano…
E allora sì: “Italiani vergogna”, la signora aveva ragione. Italiani vergogna perché oramai non riusciamo a indignarci più di fronte a nulla ma sappiamo solo chinare il capo e aprire il portafoglio, pur di vivere quietamente e non avere problemi.
Però per quanto potrà ancora andare avanti così? Siamo davvero sicuri che possa essere per molto?