martedì 23 dicembre 2014

Ne parlano i lettori: "I bastardi di Sarajevo" secondo Sabrina Servucci da Milano


Ho comprato “I bastardi di Sarajevo” per conoscere meglio Luca Leone, di cui intuivo la competenza, la capacità di scrittura giornalistica e narrativa e l’umanità appassionata, ma soprattutto per esplorare zone del mondo e squarci di storia a me sconosciute. Man mano che la lettura del libro è entrata nel vivo, questa voglia di recuperare informazioni e approfondimenti si è addirittura macchiata di una leggera “colpa”, per qualcosa di grave ed importante che è accaduto non lontano ma che i più, tra cui me, forse non sanno o non hanno degnato di sguardi adeguati.
Il romanzo, se così si può definire viste le storie dal sapore più che reale che in esso si intrecciano, mi è piaciuto veramente molto e non solo perché ben scritto. Mi è piaciuto immergermi in una realtà – quella della Bosnia e della sua capitale Sarajevo - che non conoscevo ed entrarci da più porte, tutte molto chiare ed eloquenti e, purtroppo, crude come il linguaggio che le esprime.
Si parla di guerra e di criminalità, di politica invasa di potere senza scrupoli, di umanità e di amore-odio per il proprio paese, di cultura offuscata da luoghi comuni e miseria, di donne abusate, di malattia espressione di sofferenza e impotenza, di italiani ignoranti ed arricchiti che pagando per giocare alla guerra, di voglia di ricostruzione e riscatto.
Alcune pagine mi hanno fatto piangere, ma di un pianto poco vicino alla commozione pura e semplice, un pianto liberato piuttosto dal sentimento di fratellanza che certe storie smuovono abilmente con la loro autenticità.
Qualcosa, poi, mi ha fatto anche ridere... come il personaggio di Yusuf che mi ha sorpreso totalmente! Una geniale trovata a riprova che la leggerezza aiuta in ogni circostanza, una valida e inaspettata boccata d’aria che l’autore è stato capace di regalare.