martedì 18 novembre 2014

Giulia e il pugno nello stomaco: una lettrice scrive de "I bastardi di Sarajevo"

Caro Luca,
“Le nostre femmine sono cosí. Palle grandi e cervello buono. Siamo noi maschi che non riusciamo a tenere il passo...e allora giù bastonate… ma prima o poi ci sgozzeranno tutti nel sonno... cazzo, faranno bene!!".
Queste sono le parole di uno dei protagonisti de "I bastardi di Sarajevo", il tuo nuovo libro.
La donna nominata in questione è Emina, ma per me è Zeljka.
Zeljka è la nostra interprete croata che ci aiuta ogni anno, durante il nostro campo di gemellaggio con la Bosnia Erzegovina, a capire le storie e le testimonianze di questo Paese.
Luca, hai centrato il modo di essere di una vera donna bosniaca. Anche se il termine giusto forse è jugoslava perché, anche se ora il Paese è spaccato, al tempo erano una cosa sola.
Leggendo le tue parole puoi solo renderti conto di quanto siano pungenti e vere, di quanto tu possa appassionarti dei personaggi più vigliacchi che ti disgustano, anche solo per una loro parola,  ma allo stesso tempo creandoti curiosità nella lettura.
L'energia delle tue parole può entrarti dentro come un pugno nello stomaco.
È la stessa energia che ci mette la Bosnia a entrarti dentro, con violenza e sorpresa, lasciandoti poi quella sensazione amara che non puoi ignorare.
Un libro coinvolgente, diverso dal solito, il tuo, fatto di dialoghi e non di narrazione, dove chi parla sono solo i personaggi e dove i luoghi vengono creati dalla fantasia del lettore.
Un libro pungente che ti fa ragionare sul fatto di quanto l'Italia, di ieri e di oggi, abbia preso parte a questi strascichi della guerra di Bosnia e di quanto sia a un passo nell'essere spaccata anche lei; un libro denso e contemporaneo, che risponde e pone domande durante la narrazione a chi lo legge.

Giulia Di Norcia, Parma


Grazie a te Giulia, per aver letto il libro, per le tue parole, per la tua voglia di continuare a essere cittadina critica, vigile e libera. Alla prossima a Parma.