mercoledì 29 ottobre 2014

"I bastardi di Sarajevo": dicono i lettori... Alessandro Dotti

Con piacere pubblico una nuova lettera di un lettore de I BASTARDI DI SARAJEVO: Alessandro Dotti da Brescia.

Beh Luca, che dire, i Bastardi di Sarajevo è veramente come mi avevi anticipato: “un grande libro, forse il mio lavoro più bello”. Poche letture sono riuscite a catturare la mia attenzione come questa, oltre duecento pagine che scorrono come l'acqua sulle piume impermeabili di un cigno.
Abituarsi a saltellare fra le storie dei vari personaggi che compongono il romanzo è praticamente un gioco da ragazzi: la sensibile Fata, l'eterno insicuro Andrea, il miserabile Tommaso, lo spregevole Semsudin, il cinico e colto Dubravko, il mostruoso Snajper, il nobile Nermin, l'irreprensibile Professore. Tutti legati l'uno all'altro da un sottile filo conduttore, spinti dalla mano invisibile degli strascichi di una guerra ancora ben presenti al giorno d'oggi.
La sensazione è che la povera Bosnia Erzegovina, ferita ed abbandonata, sia una sorta di Divina Provvidenza manzoniana spogliata dei suoi poteri, segregata a ruolo di spettatore passivo, costretta ad osservare impotente una società spaccata fra “uomini e belve”.
Questo libro è un piccolo gioiello, forte e spietato quanto basta per dipingere questo complesso quadro. Hai avuto il grande merito di prendere la storia dotta, erudita, paludata e trasformarla per il grande pubblico.
Spero che “i bastardi” riesca ad avere il successo che merita, anche fra i neofiti dell'argomento.
Con affetto e stima, Alessandro.