venerdì 3 ottobre 2014

Bosnia: Putin, Dodik, il “balletto” degli 007 russi e l’Europa (tra gli altri) che non c’è


La campagna elettorale bosniaca in vista delle elezioni politiche e presidenziali del 12 ottobre procede tra bugiarde promesse, tensioni sociali, scoramento dei più e difficoltà per molti a mettere insieme il pranzo con la cena o ad avere un tetto sulla testa, come nel caso degli alluvionati di maggio e di settembre.
In questo contesto già di per sé poco edificante – come sempre è quando si ha a che vedere con i politicanti in campagna elettorale – giunge da Sarajevo una notizia poi quasi subito smentita da Banja Luka che fa non poco pensare.
Secondo notizie di stampa bosniaca (quindi, vatti a fidare…), poi rimbalzate da alcuni media internazionali, lo scorso 28 settembre sarebbe giunto in Republika Srpska di Bosnia (Rs) una folta delegazione di russi in odore di inglobare elementi riconducibili ai corpi speciali e di intelligence. Notizia che ha diffuso non poca preoccupazione, anche perché giunta pochi giorni dopo il rientro di Milorad Dodik, il presidente secessionista ed estremista della Rs, dall’ennesimo viaggio di pellegrinaggio al cospetto del suo modello, protettore e mentore russo Vladimir Putin. Ieri da Banja Luka è giunta la secca smentita, sostenendo che la delegazione russa di cui sopra sarebbe composta “prevalentemente da artisti” giunti in Repubblica serba di Bosnia per partecipare a vario titolo a non meglio specificate celebrazioni nell’ambito del centenario dallo scoppio della Grande Guerra. Tutta colpa di Gavrilo Princip, insomma, si potrebbe concludere, uno non meno serbo-bosniaco e non meno estremista di Dodik…
La chiosa più interessante, invece, potrebbe essere: e chi ci crede? Può darsi che i soldi del petrolio russo possano permettere a ben 140 persone di recarsi nella colonia serbo-bosniaca per delle curiose celebrazioni. Ma tutti – almeno coloro che vogliono vedere – abbiamo davanti agli occhi l’aggressione russa all’Ucraina e le crescenti ambizioni putiniane di far tornare la Russia a essere una potenza mondiale di primo piano (cosa che oggi, decisamente, non è, per quanto usurpi un seggio permanente – come anche ad esempio le stra-decadute Francia e Gran Bretagna – nel Consiglio di sicurezza dell’Onu). Siamo al corrente anche che Putin è uno con parecchio pelo sullo stomaco, come sanno ad esempio anche georgiani e ceceni, tra gli altri. E che allo “zar” con scarsa auto-ironia farebbe comodo avere in una Rs indipendente e controllata e in una Serbia colonizzata le sue teste di ponte armate verso l’Europa centrale e occidentale. Se due più due fa ancora quattro, allora ribadisco: e chi ci crede?
Putin e Dodik stanno spudoratamente avviando le operazioni per la secessione della Rs, seguendo il modello ucraino, che ha dolorosamente messo in luce l’incorporeità dell’Unione europea e l’inconsistenza degli Stati Uniti. Ora bisogna vedere quanto ci metteranno a capirlo i politici ciechi, muti e sordi di Bruxelles e gli Yankees. Ai quali le guerre piacciono perché fanno alzare il prodotto interno lordo e fanno piacere alle lobby dei produttori di morte, è vero. Ma qualcuno ha pensato di chiedere ai bosniaci di tutte e tre le nazionalità, e agli altri, come vedrebbero una nuova guerra, stavolta per la secessione di una Entità, la Rs, pur sempre nata dallo stupro etnico e dalle fosse comuni? E chissà che non escano fuori risposte decisamente orientate contro ogni guerra e secessione?
Ministro/commissario Mogherini, se almeno intuisce dove si trovano i Balcani, batta un colpo (prima o poi, se riesce almeno a centrare la porta…)! Ma non di cannone, grazie…