“Perché
non hai iscritto il mio libro al premio letterario Tal de’ Tali”?
“Perché
non credi abbastanza in me e nel mio lavoro e non mi iscrivi a qualche premio,
così lo vinciamo”?
“Perché,
per colpa tua, non ho vinto premi letterari”?
Eccetera
eccetera eccetera…
In
dieci anni di – mi permetto di dire – onorata carriera da editore, diversi
autori mi hanno accusato di remare contro le loro prospettive di carriera non
avendoli iscritti a premi anche importanti.
Io
spiego sempre le ragioni dietro a questa scelta, ma io, la mia socia/amministratore
e tutti gli altri oramai siamo stanchi di spiegare sempre le stesse cose.
Allora, meglio far parlare le cifre. Queste, in particolare, ci sono arrivate
attraverso la rete dell’Osservatorio degli editori indipendenti (Odei), di cui
Infinito edizioni è socio fin dalla nascita dell’associazione stessa.
L’ultima
stagione, il 2014, dei grandi premi letterari italiani ha confermato
(ribadisco: confermato), secondo i dati disponibili e non difficilmente
reperibili anche in rete, che fra i vincitori si affacciano di rado o quasi mai
gli editori indipendenti. Considerando alcuni fra i principali premi letterari
– Strega, Campiello, Viareggio, Mondello, Bottari-Lattes Grinzane Cavour, Von
Rezzori, Flaiano, Rapallo-Carige, Bagutta... – su 46 tra vincitori e finalisti,
gli scrittori usciti con editori indipendenti sono sei. Fra questi, due i
vincitori: uno (con l’editore Fandango, che forse non può essere definito un
piccolo editore) ha vinto una sezione del Mondello, l’altro (con l’editore
Nutrimenti, che invece è un ottimo piccolo editore) il premio Opera Prima del
Bagutta. Al Premio Strega, la posizione massima che un editore indipendente ha
potuto finora raggiungere è l’ultima fra i finalisti. Gli altri quaranta libri
appartengono tutti ai Gruppi Einaudi-Mondadori, Gems, Rcs e a Feltrinelli.
L’impressione
– ma si dice così per essere politically correct, in realtà è un’evidenza – è
che i grandi premi letterari rappresentino l’anello conclusivo della filiera
dei grandi editori. In sostanza, vincono loro perché sono più forti, più
ricchi, più potenti e, soprattutto – badate, ormai è drammaticamente così –
perché nella crisi terribile che caratterizza il settore, sono quelli che ne
hanno più bisogno per vendere di più e non dover licenziare o mettere
dipendenti in cassa integrazione. A differenza degli indipendenti, quelli
buoni, come Infinito edizioni, che lavorano solo sulla qualità e possono, per
assurdo, fare a meno di prostrarsi per cercare di vincere un premio, perché il
vero premio – cosa che tutti gli autori dovrebbero capire – viene dal
gradimento dei lettori, dalle loro e-mail, dalla loro partecipazione attiva
alle presentazioni, dal passaparola, dalla presenza di un titolo sui social
network. Per ottenere questo tipo di successo devono spendersi tutti in prima persona,
nella filiera: editore, autore, distributore, librai, media.
Forse
leggerete questo post, cari autori, e da oggi capirete meglio e di più come
stanno esattamente le cose. Diversamente, non mancherò di girarvene il link,
ogni volta che ci accuserete di non volervi far vincere premi letterari. Quasi
fosse una nostra scelta, piuttosto che un condizionamento evidente imposto al
mercato da certi decision maker.
Questo
vuol dire che è meglio pubblicare con un grande editore, perché costui è in
grado di farvi vincere un premio letterario importante?
Amici
cari, allora o siete davvero amabilmente innocenti e ingenui, oppure vi
ostinate a non voler capire come funzionano le cose in Italia…