In
Bosnia Erzegovina le zone più colpite sono Brčko,
Srebrenik (500 case sono allagate per lo straripamento del fiume Tinja e più di
mille persone evacuate), Banja Luka, Prnjavor, Bijeljina, Čelinac (dove sono andati
distrutti sette ponti), Derventa, Gračanica, Žepče, Lukavac, Banovići, Doboj e
Maglaj. Tutte zone in cui già lo scorso maggio i danni erano stati gravissimi e
che avevano pagato un grave tributo di vittime, ben 51, alla più potente
precipitazione meteorologica degli ultimi 120 anni unita all’incuria umana. In
tutte queste zone nei tre mesi che hanno seguito le alluvioni di maggio non è
stato fatto praticamente nulla per mettere in sicurezza gli argini dei fiumi e
degli affluenti. Un ulteriore problema è dato poi dal fatto che la terra è
ancora inzuppata dall’alluvione di tre mesi fa e non c’è più praticamente
drenaggio.
Complessivamente sono centinaia le case colpite e
migliaia le persone evacuate e la rabbia delle popolazioni locali cresce poiché
i politici nazionali sono pressoché esclusivamente impegnati in campagna
elettorale e non a mettere in sicurezza il territorio e, in questa fase, molti
di loro sono addirittura in ferie invece di recarsi sul territorio e dare le
risposte, non solo a parole, che tutti i cittadini si aspetterebbero.
In Bosnia Erzegovina praticamente non si è mosso nulla
da maggio a oggi. Il governo centrale per ora ha stanziato la miseria di dieci
milioni di marchi (circa cinque milioni di euro). La Republika Srpska ha dato a
poche centinaia di cittadini dei voucher
da 5.000 euro che praticamente non accetta nessuno, per non tacere del fatto
che questi buoni hanno provocato un’impennata
dei prezzi dei beni di prima necessità per la ricostruzione delle case. In Federazione
non è stato stanziato un solo centesimo.
"A ucciderci è l'incuria", ha dichiarato a
questo proposito a Radio Slobodna Evropa il sindaco della cittadina
serba di Kosjerić, Milijan Stojanić. Sacrosanta verità che fotografa una volta
di più il disinteresse delle politica sia in Bosnia che in Serbia. Qui le
alluvioni hanno interessato ampie zone della Serbia occidentale e centrale, e in
particolare le località di Banja Koviljača e di Losnica, al confine con la
Bosnia Erzegovina. A Losnica è stato dichiarato lo stato di calamità naturale, a
Banja Koviljača un uomo, come detto, è morto nel seminterrato di casa sua. A
Kosjerić, città nel distretto centrale di Zlatibor, il fiume è esondato in
paese, distruggendo quel che era rimasto in piedi dopo le inondazioni di
maggio.