mercoledì 6 agosto 2014

A proposito dell’intervento di Francesco Schettino all’Università La Sapienza di Roma

I giornali hanno dato oggi grande risalto alla notizia della “lectio magistralis” – o “qualcosa” di simile – con tanto di consegna finale di diploma, da parte dell’ex comandante della nave da crociera Costa Concordia, Francesco Schettino, all’Università La Sapienza di Roma. L’affondamento di quella nave, come si ricorderà, costò la vita a 32 passeggeri innocenti e attualmente il signor Schettino è sottoposto a processo per quei luttuosi e tragici eventi.
Questo post, tuttavia, non vuole essere un attacco a chicchessia da ex iscritto – e laureato – alla Sapienza. Ci hanno già pensato altri, anche a livelli decisamente alti, e aggiungere nuove voci di condanna o nuovi sfottò a una situazione oggettivamente di discutibile gusto italico non cambierebbe nulla.
Quel che preme qui dire, invece, è che la presenza del signor Schettino alla Sapienza non è una semplice “goliardata” in salsa latina, o italiana che dir si voglia, ma è probabilmente una scelta mirata e ponderata fatta dai suoi legali, il cui fine ultimo, oramai, in tempi di giustizia-spettacolo, è quello, sommando una serie di fattori, di ripulire l’immagine del loro difeso e di creargli attorno un alone di simpatia popolare tale da poter esercitare una pressione sui giudici che dovranno decidere il destino dell’ex comandante della Costa Concordia e, in caso di condanna in primo grado, l’entità della stessa.
Questa strategia non si limita alle sole aule universitarie. Passa, ad esempio, anche attraverso le case editrici. A firma del noto legale del signor Schettino, di cui comunque qui non farò nome perché non ho nessuna voglia di arricchire il suo conto in banca, lo scorso 27 giugno è arrivata nella nostra redazione una e-mail da un indirizzo g.mail, la cui autenticità va, ovviamente, tutta provata. Firmatario della mail era (il sedicente) avvocato C.C., appunto legale dell’ex comandante, che scriveva (o qualcuno per lui, magari un buontempone):
Buongiorno 
Sono C. C., avvocato di Francesco Schettino che insieme alla giornalista di Raiuno V. A. sta scrivendo un libro sulla sua vicenda umana e giudiziaria legata al disastro della Costa Concordia. Ho avuto l’occasione di leggere alcuni vostri lavori e gradirei potervi proporre questo nostro progetto editoriale. 
L'occasione mi è gradita per porgere Distinti Saluti 
Avv C. C. 
Tel …

Questo, copiato e incollato, il contenuto del messaggio. Sotto, ad arte, è leggibile quest’altro breve testo:
Sono C. C., avvocato di Francesco Schettino e come concordato al telefono le invio, in allegato, parte del lavoro del Comandante e della giornalista V. A. 
Un saluto cordiale 

Il senso di questo messaggio “sfuggito” potrebbe essere, per l’editore destinatario, il seguente: “Sbrigati a rispondere e a farti mandare il materiale da leggere perché, come vedi, qui fuori c’è la fila e potresti farti scappare l’occasione”.
E come no! A pensarci bene, magari già che ci sono faccio anche una scappata a Roma, a Fontana di Trevi, dove magari posso ancora incontrare il fantasma del buon e grande Totò che vende la fontana agli stranieri!
La nostra casa editrice naturalmente non ha risposto e non risponderà mai. Ma posso facilmente pensare che questo libro ben presto uscirà, ci sarà chi lo comprerà e chi lo recensirà, diverrà forse un “caso editoriale” e la strategia di pressione mediatica nei confronti dei giudici diverrà ancora più forte ed evidente.
Sarebbe interessante fare una scommessa su quale casa editrice pubblicherà l’eventuale libro. In ballo potrebbero esserci “bei soldi”, potrebbe dire qualcuno. Può darsi. Ma in ballo c’è anche altro, anzi molto di più. A cominciare dalla memoria di 32 innocenti e da un processo che dovrebbe andare avanti senza pressioni, maxischermi e goliardate. Siamo in Italia, e ciò che non fa spettacolo non esiste, è vero. Quindi partiamo sconfitti in partenza. Mi permetto solo di spezzare una lancia a favore degli editori che non pubblicheranno prodotti del genere. È bene, nel momento in cui stiamo vivendo, che ci sia qualcuno a mantenere alto il nome di una categoria, quella editoriale, che se la passa molto male e per diverse ragioni. Felici, davvero ben felici, di far parte di questa auspicabilmente non ridotta schiatta.