domenica 13 luglio 2014

Srebrenica, il piccolo Senad e le canaglie che l’hanno ammazzato

Erano definiti “terroristi” i musulmani bosniaci rastrellati, torturati e ammazzati in massa tra l’11 e il 16 luglio 1995 da Ratko Mladić e dai suoi assassini in divisa dell’esercito serbo-bosniaco o paramilitare. Questi “terroristi” – gente che per quattro anni aveva resistito agli attacchi dei veri terroristi, ovvero gli ultranazionalisti (leggasi nazisti) agli ordini di Mladić e di Radovan Karadžić – avevano età compresa tra i 12 e i 76 anni.
Ebbene, diciannove anni dopo il genocidio, tra i 175 corpi sepolti nel memoriale di Potočari lo scorso 11 luglio c’erano anche quindici “terroristi” minorenni, il più giovane dei quali aveva compiuto quattordici anni. Si chiamava Senad Beganović. Il conflitto del 1992-1995 per lui è cominciato quando aveva dieci anni, è finito quando ne aveva compiuti quattordici e la prima peluria stava cominciando ad affiorare sul suo viso di bambino di guerra denutrito e spaventato. Oggi avrebbe 32 anni, quindi sarebbe ancora un ragazzo, almeno in termini italici.
Ci sono voluti diciannove anni per recuperare le ossa di Senad dalle quattro fosse comuni in cui il suo corpo era stato sparpagliato dagli “eroi” serbo-bosniaci di Mladić. Perché queste carogne per una minoranza non sparuta di serbo-bosniaci e di serbi sono, in effetti, “eroi”, e senza virgolette, e non, per l’appunto, carogne e assassini di bambini.
Qualcuno diciannove anni dopo potrà chiedersi: perché il corpo di Senad era in quattro fosse comuni?
La risposta è semplice. Le fosse comuni create dai serbo-bosniaci alla fine del genocidio erano troppo visibili, troppo grandi. D’altronde, non è uno scherzo nascondere 10.701 corpi dopo avene fatto scempio, sempre di nascosto, nel silenzio omertoso e non meno violento dei caschi blu delle Nazioni Unite agli ordini del baffuto colonnello olandese Ton Karremans, poi premiato dal suo governo con una medaglia al valore per il suo omertoso silenzio. I governanti di allora di Banja Luka – evidentemente “eroi” anch’essi – mandarono allora ruspe e camion per scavare le fosse comuni, da allora dette “primarie”, e trasformarle in fosse comuni “secondarie” più piccole e meglio nascoste. Perché le carogne commettono i loro delitti di nascosto, da vigliacchi quali sono, e poi fanno sparire le prove. In  alcuni casi si rese necessario scavare anche alcune fosse comuni “secondarie” trasformandole in “terziarie”, ancora più piccole e nascoste.
Per questo in diciannove anni è stato possibile recuperare e riconoscere e seppellire solo 6.066 esseri umani barbaramente assassinati dalle carogne di Mladić. Migliaia di sacchi di ossa attendono il loro turno. E ogni anno spuntano nuove fosse comuni, come quella recentemente riemersa grazie alle piogge alluvionali della scorsa metà di maggio.
Ciò detto, al mondo non è interessato molto dell’inumazione del piccolo Senad e dei suoi 174 compagni di sventura. E intanto al potere, nella Repubblica serba di Bosnia (Rs), Entità fondata sulla pulizia etnica, e nella Federazione di Bosnia Erzegovina, Entità fondata sul populismo, sulla corruzione e sugli interessi mafiosi, molti responsabili della morte di Senad e di altre decine e decine di migliaia di esseri umani restano al loro posto. Nel disinteresse annoiato della comunità internazionale che ci chiede: chi sarà il nuovo campione del mondo di calcio?