Erano
definiti “terroristi” i musulmani bosniaci rastrellati, torturati e ammazzati
in massa tra l’11 e il 16 luglio 1995 da Ratko Mladić e dai suoi assassini in
divisa dell’esercito serbo-bosniaco o paramilitare. Questi “terroristi” – gente
che per quattro anni aveva resistito agli attacchi dei veri terroristi, ovvero
gli ultranazionalisti (leggasi nazisti) agli ordini di Mladić e di Radovan
Karadžić – avevano età compresa tra i 12 e i 76 anni.
Ebbene,
diciannove anni dopo il genocidio, tra i 175 corpi sepolti nel memoriale di
Potočari lo scorso 11 luglio c’erano anche quindici “terroristi” minorenni, il
più giovane dei quali aveva compiuto quattordici anni. Si chiamava Senad
Beganović. Il conflitto del 1992-1995 per lui è cominciato quando aveva dieci
anni, è finito quando ne aveva compiuti quattordici e la prima peluria stava
cominciando ad affiorare sul suo viso di bambino di guerra denutrito e
spaventato. Oggi avrebbe 32 anni, quindi sarebbe ancora un ragazzo, almeno in
termini italici.
Ci sono
voluti diciannove anni per recuperare le ossa di Senad dalle quattro fosse
comuni in cui il suo corpo era stato sparpagliato dagli “eroi” serbo-bosniaci
di Mladić. Perché queste carogne per una minoranza non sparuta di serbo-bosniaci
e di serbi sono, in effetti, “eroi”, e senza virgolette, e non, per l’appunto,
carogne e assassini di bambini.
Qualcuno
diciannove anni dopo potrà chiedersi: perché il corpo di Senad era in quattro
fosse comuni?
La
risposta è semplice. Le fosse comuni create dai serbo-bosniaci alla fine del
genocidio erano troppo visibili, troppo grandi. D’altronde, non è uno scherzo
nascondere 10.701 corpi dopo avene fatto scempio, sempre di nascosto, nel
silenzio omertoso e non meno violento dei caschi blu delle Nazioni Unite agli
ordini del baffuto colonnello olandese Ton Karremans, poi premiato dal suo
governo con una medaglia al valore per il suo omertoso silenzio. I governanti
di allora di Banja Luka – evidentemente “eroi” anch’essi – mandarono allora
ruspe e camion per scavare le fosse comuni, da allora dette “primarie”, e
trasformarle in fosse comuni “secondarie” più piccole e meglio nascoste. Perché
le carogne commettono i loro delitti di nascosto, da vigliacchi quali sono, e
poi fanno sparire le prove. In alcuni
casi si rese necessario scavare anche alcune fosse comuni “secondarie”
trasformandole in “terziarie”, ancora più piccole e nascoste.
Per
questo in diciannove anni è stato possibile recuperare e riconoscere e
seppellire solo 6.066 esseri umani barbaramente assassinati dalle carogne di
Mladić. Migliaia di sacchi di ossa attendono il loro turno. E ogni anno
spuntano nuove fosse comuni, come quella recentemente riemersa grazie alle
piogge alluvionali della scorsa metà di maggio.
Ciò
detto, al mondo non è interessato molto dell’inumazione del piccolo Senad e dei
suoi 174 compagni di sventura. E intanto al potere, nella Repubblica serba di
Bosnia (Rs), Entità fondata sulla pulizia etnica, e nella Federazione di Bosnia
Erzegovina, Entità fondata sul populismo, sulla corruzione e sugli interessi
mafiosi, molti responsabili della morte di Senad e di altre decine e decine di
migliaia di esseri umani restano al loro posto. Nel disinteresse annoiato della
comunità internazionale che ci chiede: chi sarà il nuovo campione del mondo di calcio?