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“sparata” del due volte primo ministro e attualmente presidente dell’Entità
denominata Repubblica serba di Bosnia (Rs), il milionario ultranazionalista Milorad
Dodik: “Il mio programma politico prevede il rafforzamento dell’autonomia della
Republika Srpska, fino al raggiungimento dell’indipendenza”, ha detto il leader populista in un’intervista
rilasciata al quotidiano serbo Blic. “Credo
che gli eventi in Crimea, con il referendum, siano stati un buon esempio che
potrebbe essere seguito”, ha aggiunto Dodik, da anni amico intimo del
presidente russo Vladimir Putin, tacendo sul fatto che il referendum nella
Crimea orientale è stato illegale e s’è tenuto in un clima di conflitto bellico
e che al momento la regione separatista ucraina è attraversata da pericolosi
venti di guerra e di fatto è stata occupata militarmente da Mosca. Un atto di
fede verso Putin e una piccola sfida alla Nato e agli Stati Uniti: così
potremmo etichettare queste dichiarazioni di Dodik, se non fosse chiaro che
alimentare il fuoco del separatismo e delle differenze nazionali in Bosnia, in
questo momento, è tremendamente pericoloso.
“È
ormai dimostrato che la Bosnia Erzegovina non funziona per nulla e che nessuno
ne ricava beneficio, né i serbi né i musulmani né i croati, fatta eccezione per
un certo numero di stranieri”, ha infine detto Dodik, sottacendo il fatto che
il cattivo funzionamento della macchina bosniaca è largamente imputabile
proprio a lui e, più in generale, ai tre partiti nazionalisti che fanno
riferimento ai tre gruppi nazionali maggioritari citati dal presidente dell’Entità
a maggioranza serbo-bosniaca. Relativamente all’ultima parte della
dichiarazione di Dodik, è vero che sono soprattutto gli stranieri – il caso dei
suoi amici russi e francesi lo sta a dimostrare ampiamente, del resto – ad arricchirsi
ora in Bosnia. Ma non mancano bosniaci che vedono migliorare costantemente –
dalla fine della guerra a oggi – il loro patrimonio. Dodik, neanche a dirlo, è
senz’altro tra questi, al pari di diversi leader
musulmani e cattolici e serbo-bosniaci.