A Srebrenica oltre
la siepe c’è il grande buio che alberga nel cuore delle donne che non hanno
ancora rielaborato la loro tragedia, in quanto è estremamente difficile convivere
nella stessa zona, e spesso nella stessa strada, con i massacratori dei propri
mariti e dei figli. Non si può accettare di vivere a contatto, attimo per
attimo, con i criminali che hanno ammazzato la loro ragione di vita o che sono
gli autori degli stupri. A Srebrenica
non è ancora iniziata la lunga fase della rielaborazione del lutto
perché in moltissimi casi non c’è una tomba su cui piangere per la precisa
volontà dei serbo-bosniaci di disperdere i resti delle fosse comuni in una
miriade di altre fosse, rendendo impossibile il riconoscimento utilizzando la
provata prassi nazista di occultare le prove.
Angelo Lallo
Scrittore, storico