lunedì 23 giugno 2014

Bosnia, l’alluvione diventa occasione per nazionalisti e ladri


Sarebbe di circa 85.000 il numero delle persone sfollate a causa delle alluvioni della scorsa metà di maggio nel nord e nell’est della Bosnia. Il numero è tanto più impressionante se si pensa che vi sono ancora 43.000 persone sfollate che vivono in baracche o campi profughi dalla fine della guerra del 1992-1995. Tra i nuovi sfollati – che nessuno sa se e quando potranno avere una nuova casa in cui tornare – moltissimi i minori.
Intanto le cifre aggiornate calcolano in circa 4 miliardi di marchi convertibili – pari a circa 2 miliardi di euro – l’ammontare dei danni provocati dall’alluvione. Una cifra enorme, se si calcola che il prodotto interno lordo nazionale bosniaco ammonta a circa 32 miliardi di euro. La cosa politicamente più interessante e squallida, in materia di cifre, è data dal fatto che l’unità nazionale bosniaca per i nazionalisti, se mai c’è stata, è durata lo spazio di poche settimane, visto che già i politicanti delle due Entità in cui gli accordi di Dayton hanno discutibilmente e arbitrariamente diviso il Paese – Federazione di Bosnia Erzegovina e Repubblica serba di Bosnia – hanno cominciato a reclamare i danni maggiori sminuendo quelli degli altri e quindi, nell’inevitabile balletto, gli aiuti più cospicui da parte della comunità interazionale.
Aiuti, per fare cosa? Al momento, non è dato in effetti sapere. La sola Repubblica serba ha promesso, per ora, 5.000 marchi convertibili (2.500 euro) a favore degli alluvionati. Però non è stato chiarito quando saranno erogati e in base a quali princìpi. Promettere, come ben noto, non vuol dire (quasi mai) mantenere. La stampa bosniaca ha però, nel frattempo, riportato la vicenda di un ex alto funzionario di Doboj, in Repubblica serba di Bosnia, che ha denunciato danni alla sua casa per 200.000 marchi convertibili (100.000 euro) e che, alla constatazione del giornalista autore dell’articolo dell’inverosimiglianza dei danni stimati, ha freddamente commentato che magari c’è stato un errore e che lo farà correggere. Insomma, i “furbi” hanno già cominciato a lavorare per mettere mano a un pezzo di aiuti umanitari, trasformando nel loro ennesimo paradiso quel che per i comuni cittadini è stato un vero inferno.
Intanto in Bosnia ricomincia a piovere e la gente non è affatto tranquilla, mentre gli aiuti umanitari continuano ad affluire grazie alle donazioni e all’impegno di provati e cittadini e associazioni. Il consiglio è sempre di prediligere associazioni piccole e serie con contatti forti sul territorio piuttosto che i carrozzoni degli aiuti umanitari, che spesso trasformano in occasione per se stessi, sprechi e “stipendifici” le tragedie degli altri.