Giunge
finalmente qualche buona, piccola notizia dalla Bosnia alluvionata. Sono gli
amici di Tuzlanska Amica a mandarla ed è bello condividerla. Qui di seguito, un
pochino editata e sistemata, la lettera che oggi Tuzlanska ha scritto per
raccontare come, pian piano, la forza di combattere contro le avversità stia
tornando ad animare i bosniaci, nonostante gli immancabili problemi, e la
mancanza di coordinamento tra coloro che devono – o dovrebbero – coordinare gli
aiuti agli alluvionati.
La
lettera:
“La vita poco alla volta si sta normalizzando.
La gente, le cui case sono state distrutte dall’alluvione, sta tornando e
cerca di ridurre i danni causati dal maltempo. Coloro le cui case sono state
distrutte, anche a dispetto dei pericoli che corrono, molto spesso non vogliono
lasciare i loro villaggi e rimangono nelle vicinanze sperando in un miracolo. È
bello, però, che per le famiglie rimaste senza casa abbiano già iniziato a
costruirne delle nuove in altri posti, come a Lopare; a breve inizieranno
a costruire anche a Zenica. Gli altri sono ancora in attesa.
C'è ancora acqua in località come Odzak e Orašje,
un po’ meno a Bijeljina. I villaggi vicini a queste città sono stati per molto sommersi
e l’agricoltura, che era fonte di sostentamento per tanti, è stata
completamente distrutta, mentre il bestiame è stato dimezzato.
Doboj, Maglaj e Bosanski Šamac
continuano ancora a lottare contro il fango e con tonnellate di immondizia che
l'acqua ha portato con sé, cui si sono aggiunte tonnellate di mobili distrutti
e buttati fuori dalle case. Nonostante ciò, anche quì la vita pian piano sta
tornando alla normalità, le città vengono pulite e la differenza che oggi si
vede è grande.
A Srebrenica un grande problema è
rappresentato dalle strade, che sono state distrutte dalle frane. Piccoli
allagamenti ci sono stati a Potočari e intorno al ponte giallo nella zona tra
Srebrenica e Bratunac. Qui, soprattutto nella zona di Konjević Polje, ci sono molte
case allagate e tante coltivazioni agricole distrutte.
L'aiuto umanitario continua ad arrivare e questa
volta la comunità internazionale e locale non sono mancate. Quello che è
evidente è la mancanza di coordinamento negli aiuti, sicché capita spesso che
qualcuno abbia anche in abbondanza qualcosa che ad altri manca. Per esempio, Orašje e
Odzak, zone dove è molto presente la nefropatia endemica e tante persone sono
in dialisi, hanno ricevuto troppi medicinali ma non quelli per i pazienti in
dialisi; a Maglaj per alcuni giorni la distribuzione di generi alimentari
e altri beni necessari è stata sospesa perché il magazzino centrale era vuoto,
mentre un gran numero di camion di aiuti sono stati distribuiti alla gente, in
base a scelte arbitrarie del donatore.
Molti villaggi in tutte le zone colpite della BiH sono
tutt'ora impossibili da raggiungere a causa delle strade distrutte; le autorità
locali pregano che vengano messi loro a disposizione macchinari pesanti e la
benzina per permettere alla gente il passaggio.
L'aiuto umanitario che arriva a Tuzla viene
distribuito in tutte le parti della Bosnia Erzegovina, in base alle necessità.
L'organo di coordinemento, di cui anche Tuzlanska Amica è parte, reagisce a
ogni chiamata e a ogni appello d’aiuto. Le frane sono ancora un
rischio però stanno diminuendo e commissioni di geologi sono sempre sul campo per
valutare i rischi e cercare di salvare quello il possibile. Ci sono persone che
non vogliono lasciare le loro case distrutte e rimangono nelle tende vicino alla
casa diroccata. Ci sono tante storie tristi, soprattutto di coloro che hanno
perso la casa in guerra e ora stanno rivivendo lo stesso crudele destino.
I nostri team
mobili visitano le famiglie che aiutiamo, ma anche le altre che sono state
colpite. Andiamo di più nelle zone in cui non è possibile arrivare senza
fuoristrada e dove ancora nessuno ha portato aiuti. Grazie alle nostre famiglie
e ai rapporti corretti che da anni abbiamo con gli abitanti dei villaggi
colpiti, siamo in grado di avere valide informazioni su cosa serve e a chi.
Abbiamo visitato un villaggio, non lontano da
Tuzla, completamente evacuato a causa delle frane. Sono stati molto felici di
vederci però ci hanno detto che ricevono regolarmente aiuti, che il comune ha
promesso che avrebbe versato 100 marchi convertibili al mese alle famiglie che avrebbero
ospitato nelle loro case chi è rimasto senza un tetto e che a loro non
serviva niente. Un comportamento bellissimo, che abbiamo riscontrato anche con
Janja. La prima volta che siamo andati in quella località, la gente non aveva
niente e il nostro aiuto era veramente necessario. Oggi ci hanno detto che
hanno di tutto a sufficienza.
Visto che si parla di abusi degli aiuti umanitari –
per ora alcuni casi sono stati scoperti – è stato messo in funzione un numero
di telefono ed è stata formata una squadra che interviene a ogni segnalazione
su qualsiasi forma di abuso riguardi gli aiuti umanitari, sicché ci auguriamo
che di casi del genere se ne verificheranno sempre meno.
La fase più urgente è passata, adesso ci troviamo a
fare i conti con le conseguenze di lunga durata. Oltre alle case e alle strade
distrutte, cominciano a essere fatti i conti dei danni che sono stati causati
alle imprese e i risultati sono scoraggianti. Alcune miniere sono state chiuse
e ogni giorno cresce il numero di piccole imprese fallite. Conosceremo il
numero di coloro che rimarranno senza lavoro e la valutazione definitiva dei
danni solo a fine mese, però risulta già evidente che si tratterà di cifre
enormi”.