mercoledì 21 maggio 2014

Alluvioni in Bosnia, rischio fame e malattie per le popolazioni colpite


In Bosnia oggi il tempo meteorologico è stato migliore e continua la conta dei danni, oltre che delle vittime.
Un milione di persone, forse più, sono ancora senza acqua potabile. Almeno centomila case sono state distrutte o rese inagibili, 50.000 gli sfollati e l’alluvione, unita agli effetti devastanti delle esondazioni dei corsi d’acqua, in alcune zone del Paese, e segnatamente a est e a nord, ha distrutto fino al 90 per cento delle coltivazioni. Per migliaia di famiglie bosniache si prefigura un’estate dura e un inverno 2014-2015 ancor peggiore, se possibile, quasi si fosse tornati ai tempi della guerra del 1992-1995.
Tremendo il rischio frane. Fonti di Tuzla riferiscono che nel solo Cantone locale ne sono state registrate a oggi 2.556. Pesante anche il pericolo rappresentato dalle mine, orribile retaggio della guerra del 1992-1995. Le mine anti-persona e gli uxos – gli ordigni bellici inesplosi – infatti si sono probabilmente spostati a causa delle inondazioni e delle frane e diventa così pressoché impossibile farne una mappatura.
Si fa serio anche il rischio sanitario. Le carcasse di molti animali uccisi dalle inondazioni, oltre che far intravvedere lo spettro della fame ai proprietari colpiti da questo disastro, giacciono nei campi o galleggiano nelle zone rese una malsana palude. Vi sono località in cui il cattivo odore provocato dal fango e dalla decomposizione degli animali morti è nauseante. È cominciata la disinfestazione delle scuole e degli edifici pubblici ma bisognerà vedere quanto tempo servirà per poter rendere questo fondamentale servizio anche alle case private rimaste in piedi.
La regione al confine tra Bosnia e Croazia, a nord, è ancora impraticabile – e quindi chiusa – a causa delle inondazioni. Le strade sono egualmente interrotte e la polizia dei due Paesi ha inibito il passaggio per questioni di sicurezza. Chiunque si dovesse recare in Bosnia in questo momento farebbe bene a informarsi presso l’ambasciata italiana o le istituzioni diplomatiche bosniache in Italia poiché al momento la circolazione non è libera ovunque, per questioni di sicurezza. Inoltre non è possibile portare mezzi e aiuti senza la necessaria autorizzazione, il che ha il senso di regolare il flusso degli aiuti stessi e di evitare che cooperanti fai-da-te possano mettersi in pericolo o mettere in pericolo la popolazione locale, già provata. Alcune lodevoli iniziative di sostegno per le popolazioni colpite sia in Bosnia sia – con la stessa tragica durezza – nella confinante Serbia sono partite. Donare è bene ed è un dovere morale, però prima informatevi che le realtà alle quali donate siano autorizzate ad aiutare le popolazioni colpite.