In Bosnia oggi il tempo meteorologico è stato migliore
e continua la conta dei danni, oltre che delle vittime.
Un milione di persone, forse più, sono ancora senza
acqua potabile. Almeno centomila case sono state distrutte o rese inagibili,
50.000 gli sfollati e l’alluvione, unita agli effetti devastanti delle
esondazioni dei corsi d’acqua, in alcune zone del Paese, e segnatamente a est e
a nord, ha distrutto fino al 90 per cento delle coltivazioni. Per migliaia di
famiglie bosniache si prefigura un’estate dura e un inverno 2014-2015 ancor
peggiore, se possibile, quasi si fosse tornati ai tempi della guerra del 1992-1995.
Tremendo il rischio frane. Fonti di Tuzla riferiscono
che nel solo Cantone locale ne sono state registrate a oggi 2.556. Pesante
anche il pericolo rappresentato dalle mine, orribile retaggio della guerra del
1992-1995. Le mine anti-persona e gli uxos – gli ordigni bellici inesplosi –
infatti si sono probabilmente spostati a causa delle inondazioni e delle frane
e diventa così pressoché impossibile farne una mappatura.
Si fa serio anche il rischio sanitario. Le carcasse di
molti animali uccisi dalle inondazioni, oltre che far intravvedere lo spettro della
fame ai proprietari colpiti da questo disastro, giacciono nei campi o
galleggiano nelle zone rese una malsana palude. Vi sono località in cui il cattivo
odore provocato dal fango e dalla decomposizione degli animali morti è
nauseante. È cominciata la disinfestazione delle scuole e degli edifici
pubblici ma bisognerà vedere quanto tempo servirà per poter rendere questo
fondamentale servizio anche alle case private rimaste in piedi.
La regione al confine tra Bosnia e Croazia, a nord, è
ancora impraticabile – e quindi chiusa – a causa delle inondazioni. Le strade
sono egualmente interrotte e la polizia dei due Paesi ha inibito il passaggio
per questioni di sicurezza. Chiunque si dovesse recare in Bosnia in questo
momento farebbe bene a informarsi presso l’ambasciata italiana o le istituzioni
diplomatiche bosniache in Italia poiché al momento la circolazione non è libera
ovunque, per questioni di sicurezza. Inoltre non è possibile portare mezzi e
aiuti senza la necessaria autorizzazione, il che ha il senso di regolare il
flusso degli aiuti stessi e di evitare che cooperanti fai-da-te possano
mettersi in pericolo o mettere in pericolo la popolazione locale, già provata.
Alcune lodevoli iniziative di sostegno per le popolazioni colpite sia in Bosnia
sia – con la stessa tragica durezza – nella confinante Serbia sono partite.
Donare è bene ed è un dovere morale, però prima informatevi che le realtà alle
quali donate siano autorizzate ad aiutare le popolazioni colpite.