martedì 8 aprile 2014

Le Madri di Srebrenica citano in giudizio (senza speranze) lo Stato olandese

L’associazione delle Madri di Srebrenica ha citato in giudizio all’Aja in sede civile lo Stato olandese poiché i caschi blu olandesi, sotto il comando del colonnello Ton Karremans, “non impedirono l’uccisione di migliaia di civili”, venendo meno “al principio prevalente della protezione dei civili”, come ha dichiarato uno dei legali del gruppo di donne sopravvissute al genocidio del luglio 1995.
Purtroppo il ricorso ha poche speranze oggettive di portare a una vittoria legale delle ricorrenti poiché la dismissione dello stato di belligeranza da parte dei caschi blu e il conseguente abbandono dei civili bosniaci musulmani alle torture e alle uccisioni di massa da parte degli assassini guidati dal generale serbo bosniaco Ratko Mladić e dell’immondizia paramilitare serba fu decisa in sede di Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Bisognerebbe dunque portare in giudizio i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e le Nazioni Unite stesse, il cui segretario generale al tempo era il mediocre Boutros Boutros Ghali, per poter sperare di avere una qualche soddisfazione, almeno in sede civile. Poiché questo è impossibile – ma profondamente ingiusto – l’operazione va interpretata soprattutto come un tentativo di continuare a tenere desta l’attenzione sul genocidio di Srebrenica, a un anno e mezzo scarso dal ventennale di quella immane tragedia e in tempi di amaro e vergognoso negazionismo alimentato dalla ventata estremistica che scuote l’intera Europa.