“La
Serbia ama la Repubblica serba di Bosnia (Rs), difende l’identità della Rs
quale entità nata dagli Accordi di Dayton ma, al tempo stesso, la Serbia
rispetta l’integrità territoriale della Bosnia Erzegovina”. È quanto ha dichiarato
il vice primo ministro serbo Aleksandar Vucic all’emittente radiofonica Deutsche Welle, nel corso di un’intervista.
Dopo l’esito
scontato del referendum imposto con la forza dalla Russia all’Ucraina, con
conseguente annessione della Crimea a Mosca, il presidente dell’entità a
maggioranza serbo-bosniaca, l’estremista milionario Milorad Dodik, è tornato a
più riprese a invocare il diritto della Rs d’imboccare la via della secessione,
sperando nella sponda di Belgrado – a cui il governo nazionalista
serbo-bosniaco di Banja Luka vorrebbe fondersi per creare una cosiddetta Grande
Serbia – e in quella, quasi scontata, di Mosca, visti gli eccellenti rapporti
personali tra Putin (e la sua ristretta cerchia di oligarchi) e Dodik (e
relativo codazzo di affaristi in salsa serbo-bosnaica).
Belgrado,
tuttavia, come già più volte accaduto in passato, attraverso Vucic ha escluso
qualsiasi sostegno all’ipotesi secessionista serbo-bosniaca, aggiungendo nell’intervista
rilasciata all’emittente radiofonica tedesca di sperare “che la Rs tenga conto
di questo”. Le parole di Vucic sono ancora più pesanti se si pensa che questi è
il principale candidato, dopo l’ultimo turno elettorale in Serbia, a ricoprire
la carica di primo ministro. Questo sempre che le parole abbiano ancora un
valore.
Prima
ancora della Serbia, in passato già più volte Croazia e Turchia (grandi
investitori in Bosnia) si erano espresse a favore del mantenimento dello status
quo in Bosnia Erzegovina ma anche, almeno formalmente, Stati Uniti e Unione
europea non vedono di buon occhio la secessione serbo-bosniaca dalla Bosnia
Erzegovina. Probabilmente non tanto per il fatto che la Rs è un’entità
auto-proclamatasi illegalmente durante la guerra del 1992-1995 e poi riconosciuta
con gli Accordi di Dayton del novembre 1995, nonostante la Repubblica serba di
Bosnia sia di fatto stata fondata sulla pulizia etnica e sullo stupro etnico;
quanto per il fatto che un nuovo focolaio di instabilità in questo momento in
Europa – con la questione dell’Ucraina dolorosamente aperta – sarebbe visto
molto male sia da Bruxelles che da Washington e porterebbe in questa fase
vantaggi strategici esclusivamente a Mosca. Il che, in tempi di riedizione
della guerra fredda, potrebbe determinare non pochi grattacapi a Occidente.