Diverse e
contrastanti sono state le reazioni alla qualificazione della Bosnia Erzegovina
ai Mondiali del 2014 in Brasile. I pareri cambiano a seconda del “tifo”
politico per l’una e per l’altra componente del mosaico nazionale (non etnico,
ma nazionale) bosniaco-erzegovese.
Come
ormai è noto, con la vittoria per 1-0 in Lituania la nazionale allenata dall’ex
grande calciatore jugoslavo Safet Susic ha vinto il girone eliminatorio (gruppo
G) in cui il caso l’aveva inserita (con Grecia, Slovacchia, Lituania, Lettonia
e Liechtenstein) e ha strappato il biglietto per il Brasile. La Bosnia ha vinto
il girone a pari merito con la Grecia, a quota 25 punti, ma grazie ai risultati
negli scontri diretti ha potuto chiudere in testa, obbligando gli ellenici ad
altri due scontri eliminatori con la seconda classificata di un altro girone nella
speranza di trovare anch’essi la strada per il Brasile. D’altronde, il tasso
tecnico della Bosnia è troppo elevato per costringere i ragazzi di Susic e
restare a casa e lo dimostrano i risultati sempre più prestigiosi raggiunti
dalla nazionale bosniaco-erzegovese negli ultimi quattro anni.