sabato 10 novembre 2012

Sulla Bosnia, il disprezzo e il Nobel all’ipocrisia

Approfitto della fiera dell’editoria di Chiari per buttare giù qualche riflessione sull’ultimo viaggio in Bosnia Erzegovina, appena concluso. Bene, potremmo parlare delle città che ho visitato, delle persone che ho avuto il piacere di incontrare, da Eldina Pleho a Kanita Focak, da Pero Sudar ad Albino Bazzotto, da Rada Zarkovic a Irfanka Patagi, da Hatdja Mehemedovic a Vilmo Ferri e tanti tanti altri ancora…
Preferisco però lasciarmi andare – perdonatemi – a due sfoghi amari, ma brevi.
Il primo riguarda la recente assegnazione del Premio Nobel per la pace all’Unione europea. Di proposito ho evitato di commentare questa decisione, il giorno della proclamazione. Avevo bisogno prima di respirare l’aria della Bosnia, poi provare a esprimere un’idea. Alla fine mi sono detto che il Nobel alla Ue è un premio così incredibilmente ipocrita da offendere sia la Bosnia, sia i cittadini dell’Ue sia molti altri soggetti. Il Nobel premia un’entità sovranazionale che ai tempi dell’esplosione della guerra in Croazia e in Bosnia non ha fatto nulla per tentare di scongiurare il bagno di sangue;
un’entità anzi che, davanti all’odore del sangue e dei soldi, si è spaccata e ha visto tutti i suoi principali membri mettersi a fare affari in proprio con i belligeranti. L’Ue inoltre non è stata in grado di mettere in atto la minima strategia per mettere fine al conflitto bosniaco e ha anzi atteso l’intervento statunitense per accodarsi e provare a rimediare qualche altra briciola. Con il suo comportamento in Bosnia Erzegovina, la Ue ha partecipato alla devastazione di un modello multinazionale, multiculturale e multireligioso a cui avrebbe potuto abbeverarsi per imparare qualcosa, per provare a imparare persino qualcosa; invece ha fatto seccare la pozza e quando c’è stato da sparare, non ha battuto ciglio nell’usare anche proiettile all’uranio impoverito che ancora oggi uccidono la popolazione civile... Ed è inutile anche mettersi a parlare degli aiuti umanitari, di cui ci saremmo dovuti vergognare allora e di cui dovremmo vergognarci oggi. Questa magnifica Ue si è poi ripetuta con le stesse modalità in Kosovo, bombardando Belgrado e le fabbriche di Pascevo, in Georgia e altrove, mentre fino a non poco tempo fa c’era un ex presidente del Consiglio italiano che usava persino andare a rappresentare il suo Paese – ilo nostro Paese – e la Ue presso una dittatura sanguinaria e repressiva quale la Bielorussia – unico Stato europeo a prevedere ancora l’uso della pena di morte – osando elogiarne il padrone e signore, il dittatore Alexander Lukashenko, portandolo addirittura come esempio. Questo senza parlare delle responsabilità enormi che singoli ma influenti Paesi europei come la Gran Bretagna e la Francia hanno in guerre più o meno lontane, in Africa ma non solo.
Del carattere razzista e ipocrita di questa Unione europea premio Nobel per la pace in cui vivo mi sono potuto rendere conto una volta di più al ritorno dall’ultimo viaggio in Bosnia, affrontato insieme a un simpaticissimo gruppo di viaggiatori italiani che hanno sfidato i luoghi comuni per toccare davvero con mano. In fila alla dogana slovena, abbiamo assistito al trattamento riservato ai viaggiatori di un pullman bosniaco, probabilmente diretti in Germania. Tutti i viaggiatori sono stati fatti scendere e allineare lungo la fiancata del bus, tutti i loro bagagli sono stati fatti scendere e sono stati aperti e controllati in strada, tutti i bosniaci sono stati fatti entrare singolarmente nell’ufficio della dogana, i loro estremi sono stati presi, le tasche svuotate. Eppure una volta, fino a vent’anni fa, tra Slovenia, Croazia e Bosnia non c’erano né barriere né confini. Oggi la dogana non è solo tale, ma è una patente dichiarazione di disprezzo. Lo stesso disprezzo espresso dalla cassiera dell’autogrill sloveno ai danni di uno degli occupanti di quello stesso pullman, reo di aver chiesto di scalare un prodotto dalla lista della spesa perché proprio non aveva i soldi per pagare. Eppure questa Europa è premio Nobel per la pace. Forse lo sono i banchieri, i politici e le mezze maniche di Bruxelles e Strasburgo. Ma noi cittadini davvero ci sentiamo tali?
Bah, buon fine settimana a tutti, premi Nobel e non…