mercoledì 24 ottobre 2012

Elezioni amministrative: a Srebrenica, alla fine, è passata la paura…


Il sindaco uscente di Srebrenica, il bosniaco musulmano Camil Durakovic, è stato riconfermato nella carica dopo il lungo, lento ed elaborato conteggio delle schede messe dai cittadini nelle urne lo scorso 7 novembre. Che siano servite due settimane per scrutinare poche migliaia di schede è abbastanza assurdo, ma alla fine il dato che conta è che la conferma di Durakovic abbia disinnescato i problemi che sarebbero insorti in seguito alla temuta elezione della serbo-bosniaca Vesna Kocevic, nonostante le dichiarazioni concilianti di quest’ultima in campagna elettorale.
Prima della guerra del 1992-1995 e del genocidio del luglio 1995, a Srebrenica vivevano circa 36.000 persone, due terze delle quali bosniache musulmane. Oggi a Srebrenica sono tornate a vivere meno di diecimila anime, la maggior parte delle quali di nazionalità serbo-bosniaca. La Kocevic sarebbe stata la prima sindaca non musulmano bosniaca di Srebrenica nel dopoguerra, dopo i due nazionalisti musulmani Malkic e Durakovic. Il voto ha invece evitato questo shock e il 46,4% degli elettori ha optato per riconfermare il sindaco uscente, con la Kocevic ferma al 39,3% dei consensi.
Cosa accadrà ora a Srebrenica? Probabilmente altri cinque anni di immobilismo politico, con i soli giovani e alcune realtà straniere (su tutte, l’italiana Fondazione Langer) e locali (Tuzlanska Amica) a dare il massimo per riscattare la città dal suo terribile passato. I nazionalisti in Bosnia Erzegovina, di qualunque “marca” siano, sono e sempre saranno sinonimo di immobilismo, mentre il Paese avrebbe bisogno di una ventata d’aria fresca che sappia ridare speranza a una popolazione che l’ha ormai persa da anni e anni.