lunedì 1 ottobre 2012

C'è posta per "Mister sei miliardi"

E' così bello scaricare la posta elettronica e, una volta tanto, non trovarci solo grane di lavoro ma anche lettere come quella che pubblico qui sotto, inviatami da Elisabetta, una lettrice lombarda di MISTER SEI MILIARDI, che ho già avuto modo di definire il miglior libro che abbia mai scritto tra i miei dodici, e non per pubblicità ma perché ci credo veramente.
"Mister sei miliardi" per me non è solo la conclusione forte e importante di un ciclo ma anche il mattone più solido e importante nella mia personale maturazione di autore. Chi vorrà leggere potrà confermare o contraddire quel che scrivo.
Ecco la bellissima lettera di Elisabetta:

"Carissimo, grandissimo Luca,
ho finito questa notte il tuo splendido libro e mi è piaciuto enormemente! Nonostante le drammatiche situazioni che descrivi e le storie che racconti, c'è molta speranza perché esistono persone meravigliose, tante! Finché possiamo incontrare, grazie a te, persone che tanto si danno da fare per la Bosnia e per i giovani, per le donne, per chi soffre di post trauma da stress, allora non tutto è perduto, anzi. Ci vuole ogni tanto un'iniezione di fiducia e di coraggio, io ne avevo un immenso bisogno.
Certo, alcune vicende che racconti fanno piangere e commuovono nel profondo, però, ecco, vedi la ripresa, la voglia di rimettersi in gioco, la voglia di fare anche a costo di tante rinunce, tanti sacrifici...
E poi il titolo! Mi ha spiazzata completamente, mai avrei creduto che “Mister sei miliardi” potesse essere Adnan, il caro Adnan...bellissima sorpresa, ma anche triste...
Scrivi con passione, indignazione, ci metti la vita e la vitalità necessaria per andare avanti, con energia, spirito di giustizia. Un libro che è una lotta, una battaglia per il bene e per il giusto. Grazie.
Ma la più grande sorpresa è ritrovare nel libro il grande Mich! Mich l'ho conosciuto anch'io a Bratunac, nel 2007; accompagnò noi sette amici per le vie desolate della cittadina, presso la sede dell'associazione Odisej. Era una sera buia, la sede era in fondo ad una stradina senza neppure una parvenza di illuminazione. Arrivammo con Mich e scoprimmo che, in quell'oscurità, si nascondeva una grande luce: ragazzi intenti al pc, o al calcetto, o alla tv o semplicemente a fare due chiacchiere...Oh, Mich...allora era un ragazzo magrissimo, che parlava pochissimo inglese, ma voleva imparare e lo stesso per l'italiano. Ci raccontò proprio la storia che racconti tu nel libro e, a distanza di qualche settimana, ci inviò anche la traccia di una sua composizione musicale. Fu sempre lui ad accompagnarci anche al Memoriale di Srebrenica, alle lapidi...
Elisabetta
p.s.: Dimenticavo: l'inizio di ogni capitolo è sublime..."

Che dire? Grazie, di cuore!