sabato 28 aprile 2012

Dal nulla al libro/i costi di trasporto e di movimentazione

Ventiquattresima puntata della rubrica sull'editoria per Golem informazione.

Sono, quelli di trasporto e di movimentazione, costi che ci mettono in stretta correlazione con le ultime due puntate della rubrica, dedicate ai costi di magazzino e a quelli fiscali di magazzino.

I costi di movimentazione riguardano lo spostamento del bene libro all’interno dei luoghi in cui esso si trova. Parliamo solitamente di magazzini, che possono essere quello dell’editore, del distributore, del grossista ma anche dello stesso libraio. Solitamente i magazzini contengono svariate migliaia di “pezzi” e il loro spostamento, il loro inscatolamento, il loro posizionamento o riposizionamento, sia in entrata che in uscita, impegna risorse e tempo all’interno di un’azienda, con gli inevitabili costi. La crescita del catalogo di un editore può costringerlo ad avere una persona ad hoc che, magari per qualche ora a settimana, si occupi esclusivamente della gestione e della catalogazione del magazzino, se non anche della sua pulizia. Questo rappresenta un costo da mettere a bilancio, e a volte trovare le risorse può non essere semplice.


I costi di trasporto, invece, ormai sono esclusivamente legati al rapporto tra l’editore e il corriere nazionale privato con cui il primo ha sottoscritto un abbonamento. In precedenza la maggior parte dei piccoli editori – migliaia – ma anche parecchi medi editori, per spedire i loro pacchi utilizzavano i servizi non sempre impeccabili di Poste Italiane in virtù di un accordo tra Poste e lo Stato italiano che garantiva agli editori una tariffa agevolata per le spedizioni sulla base di scaglioni di peso, a ognuno dei quali era abbinato un costo di spedizione.

Con il “Decreto 30 marzo 2010 - Tariffe postali agevolate per l’editoria”, detto anche decreto Scajola dal nome dell’inviso ministro che si fece firmatario di questo vero e proprio colpo di mano, ma in realtà decreto Scajola/Tremonti, il ministero dello Sviluppo economico insieme al ministero dell’Economia sospendevano sine die dal 31 marzo 2010 e di fatto eliminavano la Tariffa editoriale ridotta per gli editori. Nel volgere di 24 ore, cosa inaudita in un Paese civile, l’intera programmazione di budget di migliaia di aziende editoriali italiane veniva sconvolta. In molti abbiamo appreso solo allo sportello postale dell’incremento medio del 700% nei costi di spedizione con Poste Italiane che il “capolavoro” di Scajola e Tremonti, uno dei tanti, comportava.

In molti si sono visti costretti a ricorrere d’urgenza a corrieri nazionali privati, cercando soluzioni meno onerose, possibilmente più funzionali, puntuali e organizzate di prima del decreto governativo, uno dei tanti bei regali all’editoria del periodo berlusconiano.

Oggi naturalmente i costi medi di spedizione sono decisamente cresciiti rispetto al marzo 2010: bene che va parliamo di un aumento del 400% circa. Questi costi si sono naturalmente rovesciati in parte sugli editori, in parte sui lettori, e il recente aumento dell’Iva – oltre all’impennata folle dei prezzi della benzina – determina un incremento sempre maggiore, naturalmente a scapito innanzitutto dei lettori e del loro sacrosanto diritto alla lettura.

Un capitolo a parte meriterebbe il costo di spedizione all’estero: chi voglia acquistare un libro da un editore italiano e voglia farselo spedire all’estero deve affrontare oggi costi nell’ottica addirittura del doppio del prezzo di copertina del libro stesso. Chi invece dall’Italia acquista all’estero può contare su costi di spedizione molto più bassi, a volte persino insignificanti.

Questo dimostra quanto l’Italia sia arretrata e non competitiva in ogni comparto e come l’esistenza di un ministero per lo Sviluppo economico sia solo teorica, poiché detto ministero non sviluppa un bel niente, se non il senso di impotenza dei cittadini che lavorano e rischiano in proprio. Sarà fors’anche per questo che sempre più aziende italiane, appena possono, se ne vanno a produrre – e a respirare – all’estero?