domenica 27 marzo 2011

Il diritto inalienabile di non essere condizionati fin dalla nascita: intervista a Monica Vincenzi e Luigi Casa per “Alle origini”


Nelle vite degli avi ci sono le radici dei momenti cruciali della nostra esistenza. Conoscerle è fondamentale per liberarsi dai condizionamenti familiari.
Questo il cuore del libro di Monica Vincenzi e Luigi Casa, ALLE ORIGINI (Infinito edizioni, 2011, pagg. 144, € 12,00), di cui parliamo in quest’intervista.

Che cosa c’è “alle origini” di tutti noi? Perché queste origini non vanno sottovalutate?
Alle origini di tutti c’è un complesso di elementi in interazione reciproca: l’eredità genetica e psichica delle generazioni precedenti, in particolare quelle dei genitori e dei nonni; tutto ciò che sta attorno al concepimento, alla vita fetale e all’esperienza della nascita; le esperienze nei primi anni di vita. Le origini non vanno sottovalutate perché ognuno di noi parte da dove si sono fermati i suoi avi anche per quanto riguarda talenti, problematiche, copioni familiari e aspettative non solo dei genitori ma di generazioni precedenti. Non vanno sottovalutate perché le difficoltà non risolte dai nostri antenati possono essere un ostacolo anche per le nostre vite, soprattutto finché non le riconosciamo.

Nel libro esprimete chiaramente il concetto che esiste un condizionamento nelle nostre vite esercitato da chi è vissuto prima di noi. È un concetto affascinante che vi chiedo di spiegare.
I nostri genitori e nonni non sono per noi persone qualunque, ma esseri quasi mitici, almeno nei primi anni della nostra vita (ma anche più avanti), per cui tutto quanto dicano, facciano o pensino è per noi particolarmente significativo, tanto da influenzare parti della nostra personalità. È il concetto di “copione familiare”, che fa riferimento ai condizionamenti più o meno coscienti che vengono trasmessi negli ambienti familiari ai bambini nella prima infanzia, definendo come sia “giusto” o “sbagliato” comportarsi in determinate situazioni e anche il rispetto dei mandati familiari, che sono le regole non scritte di ogni famiglia.

Possiamo provare a fare un esempio partendo dalla vostra esperienza famigliare? Quali sono stati i condizionamenti che avete sentito come imposti e come avete saputo o potuto superarli?
Monica: Nel mio caso, provenendo da un gruppo familiare di origine contadina con un’impostazione fortemente maschilista che ancora non aveva nessun membro con un’istruzione superiore, è stato particolarmente difficile riuscire a sentire il permesso interno di lottare contro questo “copione” che riservava a tutte le donne un ruolo di mogli e madri non istruite. L’istruzione era considerata un lusso per i maschi e un tabù per le femmine. Ancora oggi lotto contro questi condizionamenti, pur conoscendoli molto bene, perché ogni tanto s’inseriscono nei miei pensieri, inquinandoli.
Luigi: Mio padre era medico e professore universitario. Per anni ho usato non appieno i miei talenti per non superarlo, dato che in famiglia sottilmente passava questo concetto: “Difficilmente altri potranno raggiungere simili obiettivi”. Uno degli effetti è stato anche il mio non prendere in considerazione gli studi di medicina. I condizionamenti si superano prima di tutto riconoscendoli, poi lottando per raggiungere, nonostante essi, i nostri desideri e obbiettivi. Quelli personali, non quelli preparati per noi, se non corrispondono alle nostre predisposizioni.

Lo sforzo di superare questi condizionamenti può essere fatto individualmente da ciascuno di noi o abbiamo bisogno di un aiuto esterno?
Ognuno ha il suo modo di evolvere. A nostro parere non è sempre necessario un aiuto esterno, è molto importante prendere coscienza di ciò che è successo nelle generazioni precedenti e il nutrirsi di cose belle e stimolanti, come la cultura in senso lato e tutto ciò che favorisce il pensiero autonomo e creativo, in particolare l’Arte.

Come facciamo a individuare un condizionamento che ci viene dal passato? Ad esempio, portare il nome di un nonno o di un bisnonno è già di per sé, o può essere avvertito come, una forma di condizionamento?
Il nome è uno dei più forti condizionamenti. Ognuno ha diritto a un nome che sia solo suo e non la ripetizione di quello di un antenato, che porta con sé l’intero carico di pregi, difetti e problematiche di questo, nonché l’aspettativa che la vita del discendente prenda una strada simile.

Avere un’umanità migliore dipende anche dal superamento cosciente, in ognuno di noi ma anche in noi intesi come società, dei nostri condizionamenti o non è sufficiente?
Superare i condizionamenti significa evolvere, maturare, crescere. Se tenessimo gli obiettivi raggiunti e i punti di vista dei nostri antenati come modello per la nostra vita e non solo come punto di partenza per un ulteriore cammino, saremmo ancora nelle caverne. Tuttavia questo è solo uno dei tanti aspetti che riguardano la costruzione di un mondo migliore.

Quale effetto ha generato su di voi lo scrivere questo libro e, in particolare, che cosa avete provato quando avete digitato il punto finale?
Questo libro è stato scritto per riuscire ad accettare prove molto difficili della nostra vita senza provare rancore nei confronti di nessuno. L’averlo terminato ci ha dato gioia e desiderio di condividere l’esperienza dell’evoluzione con molte altre persone per spiegare loro che si possono superare anche i momenti più duri della nostra esistenza, vedendoli come occasioni di crescita.

Secondo voi, vale la pena per ognuno di noi, arrivato in una certa fase della propria vita, provare a fare un bilancio per iscritto e vedere come superare certe criticità per gettare, al contempo, una passerella per il futuro?
Vale la pena non solo una volta nella vita ma più volte, evitando di vivere con lo sguardo rivolto al passato o alle problematiche non risolte, ma come occasione per comprenderci sempre più a fondo.