martedì 21 dicembre 2010

Ma la Caffeina fa davvero così male? Una storia di vizi, amore, amicizia, tradimenti…

La vita di Sara sembra scorrere tranquilla: un matrimonio felice, un lavoro appagante, una madre complice e le amiche più care con le quali scambiare confidenze davanti a fumanti tazzine di caffè. In questa apparente serenità a un tratto qualcosa va in pezzi e, mentre il germe del dubbio e del tradimento si insinua in tutti i suoi rapporti , ecco che la verità si fa strada…
Dice la protagonista del libro, a un certo punto: “Adoro la caffeina. È la droga legale per eccellenza. Mi tiene sveglia, stimola la mia voglia di fare e l’adrenalina ne viene rigorosamente corroborata. Del resto, per una che non ha vizi, cosa volete che sia bere cinque tazzine di caffè al giorno?”.
Da qui parte uno spumeggiante romanzo tutto al femminile che si beve con gusto, come una tazzina di caffè, in cui amicizia, amore e tradimento si intersecano, esattamente come nella vita.
Un’ottima opera prima, questo CAFFEINA, della quale vale la pena parlare con l’autrice, Vera di Donato.

Vera, qual è il motore che spinge a scrivere un romanzo sulle donne, sul loro mondo, sul tradimento?
L’universo femminile da sempre ha suscitato curiosità, timore, ilarità e a volte tenerezza, soprattutto da parte di quel mondo al quale risultiamo un po’ delle sconosciute. L’animo di una donna è considerato dotato di una sensibilità diversa, a tratti eccessiva. Ma mai banale. E da qui la considerazione, squisitamente maschile: “Beato chi le capisce, le donne!”.
E allora chi, meglio di una donna, potrebbe tentare di “illuminare” su questo mondo così vasto e piccante? Un mondo del tutto sconosciuto come è quello della sensibilità, dell’invidia, ma anche dell’ironia tutta appartenente al sesso debole!

Nel libro scrivi che la caffeina, anzi il caffè, è la droga legale per eccellenza. Perché?
La caffeina è il sale della vita, il peperoncino. Aggiunge quel pizzico di intimità e di brivido. È sinonimo del vivere con gusto, apprezzando i più piccoli piaceri. E se ingurgiti sette o otto caffè al giorno nessuno può fartene una colpa….

Qual è la valenza del caffè nel tuo romanzo e nella tua vita?
Il caffè dà sapore alle giornate. Vuoi mettere iniziare un duro giorno di lavoro con una tazzona di caffè nero e bollente, magari solo con una punta di zucchero…? Si dice che il vero caffè vada bevuto amaro per apprezzarne l’aroma. Io sono perfettamente d’accordo. Come Sara, la protagonista del mio libro, non amo la poltiglia dolciastra dei caffè americani e spesso mi godo un vero caffè all’italiana con le amiche. Sedute a un tavolino in un piovoso pomeriggio d’autunno, o davanti a un caffè ghiacciato nella calura estiva, davvero non si immagina quali confidenze possano venir fuori!

Che cosa vedi e trovi, in definitiva, in una tazzina di caffè fumante?
Sinceramente? Una sinfonia inesprimibile di gusti, quasi un orgasmo…

Nel libro ampio spazio è dato alla comunicazione nell’universo femminile. Come avviene questo processo e in che cosa si differenza da quello dell’universo maschile?
Le donne sono un universo da scoprire. Soprattutto per se stesse. La comunicazione al femminile avviene a vari livelli, ammesso che ci si “incontri”. Due amiche vere arrivano a un grado di empatia fuori dal comune. Non è una questione di gusti e interessi simili ma di condivisione. Questo raramente accade per i nostri compagni o amici. L’uomo, come dice Sara, in genere non ama “sporcarsi le mani”. Soprattutto, il livello di trasmissione dei suoi sentimenti avviene in modo diverso. L’uomo gioca, si diverte. Racconta i suoi flirt. Ma raramente dà accesso ai suoi pensieri reconditi. Nemmeno agli amici.

In ogni romanzo c’è una parte importante del mondo dell’autore. Nel tuo caso, dove si ferma la finzione e fino a che punto arriva la realtà?
Sicuramente la parte – per così dire – biografica del libro riguarda l’amicizia. Non c’è un ritratto smaccatamente realistico dei personaggi, ma tutti sono un caleidoscopio di suoni, colori, immagini di persone esistenti. E sono tutti meravigliosamente veri. Non so quanto chi conosco, chi mi è più o meno vicino nel mondo reale e le mie amiche in particolare, leggendo il libro, si siano ritrovate in questo o in quel soggetto. E se dovessi fare un riscontro o attribuire loro dei nomi, farei fatica anch’io. So che il momento in cui finisce la finzione è, come nel libro, quello in cui comincia davvero la vita nell’ironia e nella bellezza della sua tragicità. Non esistono amicizie ideali. Non esistono rapporti ideali. Tutti tradiscono o possono farlo. Spesso la cosa non capita solo perché non si è presentata l’occasione al momento giusto. So che sembra pessimismo, ma la realtà dei fatti mi dà ragione. Sembra retorica, ma l’essere umano è fatto per sbagliare. Solo, non tutti hanno il coraggio di guardarsi allo specchio e ammettere di averlo fatto. Quando si soffre, si pensa sempre di essere stati feriti. Ma fermiamoci un attimo a pensare: noi per prime, cos’abbiamo fatto per impedire che accadesse?

E il tradimento? Che parte ha nel romanzo? E nella tua vita?
Se rispondessi di getto, direi che il tradimento mi fa senso. A livello epidermico, la sola idea di subirlo, ma anche di commetterlo, mi crea prurito! Ragionandoci, dico che è quasi normale. Subirlo, viverlo, conoscerlo attraverso gli altri.
Ma vedo una forte differenza tra due tipi di rapporti. Tradire un amico è – per il mio modo di pensare, per il valore che attribuisco all’amicizia – umano ma più grave. Tradire un compagno – nonostante il rapporto d’amicizia che per me è alla base di una coppia – è brutto, ma solo umano. Non credo siamo fatti per essere monogami, all’interno di qualsiasi rapporto. La differenza sta nel fatto che il vivere sociale ci impone delle regole e a queste supinamente, di solito, ci adattiamo. A volte solo per convenzione, ma spesso per scelta. Fatto sta che qualcuno prima di noi le ha imposte. Per noi occidentali la monogamia è un dato di fatto, come per altri lo è la poligamia. Se riuscissimo a essere più aperti mentalmente, e non considerassimo l’altro una nostra proprietà, vivremmo molto meglio e con meno sensi di colpa quando siamo noi i primi a tradire…