giovedì 19 febbraio 2009

Meraviglie di Budapest, tra terme e Cinetrip

Può capitare di conoscere un cittadino ungherese e di sentirlo decantare le maraviglie della sua capitale. Poi può capitare di conoscere italiani sposati con donne ungheresi, o viceversa, e sentirli programmare e sognare di trasferirsi a vivere prima possibile a Budapest. Viene spontaneo pensare che per gli uni sia facile idealizzare ciò che hanno lasciato, per gli altri – nella negatività della decadenza sociale e culturale italiana odierna – ambire un “buen retiro esotico”, all’ombra dei tetti asburgici bagnati dal placido Danubio e della calda architettura in stile Liberty della capitale ungherese.
L’unica soluzione, in questi casi, è partire e andare a vedere di persona. E capire, toccando con mano, che né gli uni né gli altri esageravano. Budapest è una grande capitale europea orientale, con tutti i pro e i contro di questo status. Ma, a contempo, con una grande storia, curata e valorizzata, e grandi attrattive, che fanno di questa città un luogo unico al mondo.

La storia
Budapest – nata dalla fusione, avvenuta nel 1873, di tre cittadine confinanti (Buda, Obuda e Pest) –è da sempre città termale, ed esattamente la più importante d’Europa e una delle più rinomate al mondo. Le prime tracce storiche della futura capitale ungherese risalgono ai tempi dell’Antica Roma, che fece di Budapest – dai romani fondata intorno all’89 a.C. e chiamata Aquincum – la capitale della provincia della Pannonia. Occupata intorno al 900 dai Magiari, antenati degli attuali ungheresi, la città divenne nel 1000 il cuore del neo-nato Stato d’Ungheria.
Il Piazzale degli Eroi è un grande spiazzo pedonale situato al termine dello splendido viale Andrassy, che nasce dal lato di Pest del ponte delle catene, il bellissimo viadotto a due campate sospeso sul Danubio progettato dall’architetto scozzese Clark Adám per unire Buda e Pest. Lasciato alle spalle il ponte, dietro cui campeggia il possente castello, dopo una splendida passeggiata di circa tre chilometri, tutti pianeggianti, si arriva al piazzale, alle cui spalle sorge una delle zone ricreative più verdi d’Europa, con il giardino zoologico, il circo stabile, le meravigliose terme di Szechenyi, il parco con il laghetto, il campo da hockey su ghiaccio e il castello di Vajdahunyad, costruito per l’esposizione universale del 1896 e divenuto uno dei più rinomati monumenti cittadini. Piazzale degli Eroi è dedicato ai fondatori della patria magiara, a partire da Stefano I (1000-1038), incoronato nel dicembre 1000 primo re d’Ungheria, artefice della conversione al cristianesimo dei sui connazionali. A simboleggiare l’adesione al cristianesimo, sull’alta colonna che svetta al centro della piazza la statua ivi collocata rappresenta non uno dei fondatori dell’Ungheria bensì l’Arcangelo Gabriele.
Pest fu devastata dai Mongoli nel 1241, destino da cui Buda, sede del castello reale dal 1247 (sorse per volontà del re Mattia), si salvò, diventando poi dal 1361 capitale dell'Ungheria. Il Paese magiaro fu in gran parte invaso dai Turchi all’inizio del XVI secolo. Pest capitolò nel 1526. Buda resistette fino al 1541, ma poi cadde, diventando sede del governatore turco. Il regno magiaro fu progressivamente liberato dagli Asburgo nel corso del XVII secolo e nel 1699, con il Trattato di Karlowitz, si mise fine alla guerra tra la Lega Santa e l’Impero Ottomano (1683-1697), con il passaggio dell’Ungheria sotto l’ala di ferro dell’Impero asburgico. Cominciò una fase di grande sviluppo architettonico della città, che conobbe però al contempo diversi tentativi di rivolta per liberarsi dal giogo austriaco e riguadagnare l’indipendenza, cosa che avverrà però solo alla fine della prima guerra mondiale.
Il ponte delle catene, costruito su iniziativa del Conte Istvan Szechenyi, fu inaugurato nel 1849, e costituì il primo collegamento tra Buda e Pest, in attesa che le due cittadine venissero unite anche amministrativamente. Il ponte, sospeso sul placido Danubio, fu distrutto e più volte ricostruito, fino a raggiungere l’aspetto odierno. Due leggende aleggiano sul progettista del ponte, che si suicidò poco dopo il completamento dell’opera. La prima vuole che Adám si sia tolto la vita perché non fu possibile unire gli ultimi due anelli dell’ultima catena che sosteneva il ponte originario. La seconda narra invece che si sia gettato nel Danubio per vergogna, dopo che qualcuno gli aveva fatto notare che alle quattro statue di leoni che “controllano” i due accessi al ponte (lato Pest e lato Buda) mancano le lingue.
Il sontuoso e gotico Parlamento ungherese (Országház), è invece assai più recente, essendo stato costruito nel 1902. Ormai la democrazia ungherese, liberatasi prima dal giogo asburgico, poi da quello nazista e infine da quello sovietico, è ben stabile, ma non lo stesso può dirsi dell’edificio del Parlamento che, composto di quasi 700 stanze, ha un punto debole nel suo rivestimento di calcare poroso, assai vulnerabile all'azione aggressiva dell’inquinamento atmosferico. La sede della presidenza della Repubblica si trova invece all’interno della cinta muraria del castello. La circolazione sul ponte delle catene oggi è naturalmente libera. Ma non sorprenderà sapere che nell’Ottocento per calpestare il ponte chiunque doveva pagare un pedaggio, nobili inclusi.

Budapest oggi
Budapest è una capitale moderna, una città di quasi due milioni di abitanti, insediati su un territorio amplissimo, di circa 500 chilometri quadrati. Abbondano gli spazi verdi e quelli per i bambini, ai quali sono dedicate iniziative tutto l’anno, e soprattutto in estate. Tre linee metropolitane servono la città per alcune decine di chilometri, una quarta è in costruzione (con qualche disagio per la cittadinanza) e completa il servizio pubblico una valida rete tranviaria e quella degli autobus, quasi tutti molto vecchi.
La città è dotata di banche con bancomat, uffici di cambio valuta, zone pedonali e locali con ogni tipo di ricreazione, inclusi casinò e blindatissimi locali a luci rosse. È, inoltre, ricca di punti informativi, da quelli più tradizionali a quelli più “agili”, rappresentati magari anche solo da un carretto colorato. Il cibo è eccellente, a cominciare dal gulasch e dai dolci, e la città estremamente accogliente e molto più sicura, anche di notte, di tante metropoli occidentali, a partire da quelle italiane. La valuta è il fiorino ungherese, il cui tasso di cambio rispetto all’euro ultimamente oscilla molto (tra i 230 e i 295 fiorini per un euro) creando ottime condizioni per i turisti ma non poche difficoltà per gli ungheresi, oggi duramente colpiti dalla crisi economica. Budapest è una delle principali attrazioni turistiche europee ma in pochi ancora la visitano per fare esperienza diretta della sua principale ricchezza: le terme.

Una miniera d’acqua
Budapest è la città dell’acqua. Più di Venezia. Più di qualsiasi altra metropoli. Perché quella di Budapest è acqua dolce, che sgorga dalle montagne o dal sottosuolo a temperature che oscillano tra 10 e più di 75 gradi centigradi. Ogni giorno 118 sorgenti donano alla capitale ungherese ben 70 milioni di litri d’acqua potabile con differenti capacità curative. Lo avevano capito i romani, lo sapevano i turchi, che hanno donato le prime vere e proprie terme alla città.
Oggi delle vestigia termali turche non è rimasto quasi nulla, se non l’impronta culturale ed estetica, ma qualche resto d’epoca lo si può ancora ammirare, soprattutto nella parte di Obuda.
Budapest è diventata città di cura termale solo nel Ventesimo secolo, acquisendo ufficialmente quest’appellativo nel 1934. I principali visitatori sono adulti locali e turisti. Meno attirati da questo stupefacente patrimonio sono i giovani ungheresi, che preferiscono forme di svago meno “noiose”. Il centro termale più grande e frequentato è quello, splendido, di Szechenyi (XIV distretto cittadino, Állatkerti körút 11). Il bagno termale è dotato di tre grandi piscine esterne, attive tutto l’anno, anche quando nevica, e di 15 vasche interne di diversa grandezza.
Le tre piscine esterne sono le più caratteristiche della struttura. Nella vasca definita “dell’avventura”, l’acqua ha una temperatura di poco superiore ai 30 gradi. Giochi d’acqua e potenti getti la rendono divertente per utenti di tutte le età, che possono letteralmente sedere su potenti idromassaggi o essere dolcemente trasportati da vortici d’acqua, per non parlare del massaggio plantare, delle fontane e di altre meraviglie.
La seconda vasca esterna è quella definita “degli scacchi”, speculare alla prima vasca e da questa separata da una piscina centrale lunga una trentina di metri. In questa seconda vasca l’acqua sgorga a circa 40 gradi centigradi e rimanervi dentro immersi fino al collo è una meraviglia (sconsigliatissimo nuotare). I locali meno giovani hanno scoperto quanto possa essere rilassante rimanervi immersi ingannando il tempo con una bella partita a scacchi. Da qui il nome dato alla piscina, ormai celebre in tutto il mondo. Nessuna preoccupazione per l’escursione termica tra i 40 gradi dell’interno e i 4-5 gradi scarsi dell’esterno, in inverno (quando va bene). Rimane persino piacevole passeggiare per qualche minuto, una volta usciti dall’acqua, in costume da bagno o in accappatoio.
L’acqua di questa vasca, come le altre, proviene da pozzi scavati centinaia di metri sotto al suolo e nasce a 73 gradi centigradi. Un potente sistema di pompe e di riscaldamento garantisce una temperatura assolutamente costante e un’erogazione continua.
La piscina centrale ha invece una temperatura che oscilla tra i 22 e i 23 gradi centigradi ed è ottima per nuotare.
Oltre alle tre esterne, la struttura di Szechenyi ha anche altre 15 vasche interne di varia grandezza, con temperature che oscillano dai 10 ai 38 gradi centigradi. Completano l’offerta saune e bagni turchi, alcuni caratterizzati dall’irrorazione di essenze balsamiche, come la menta, eccellenti per curare sinusiti e affezioni delle vie respiratorie (dietro consiglio di un medico).
La struttura ha circa 150 dipendenti e ospita 3-4.000 visitatori al giorno. Le terme di Budapest hanno un biglietto d’ingresso giornaliero che, a seconda del cambio, oscilla tra i 10 e i 12 euro. È possibile anche acquistare carnet e abbonamenti, a prezzi ancora più convenienti. La struttura di Szechenyi fa parte di un gruppo di 12 terme cittadine di proprietà di una società per azioni a capitale interamente pubblico. Ciò nonostante, il costo del biglietto rimane assolutamente popolare e, essendo tutte le strutture termali cittadine convenzionate con il sistema sanitario nazionale, esibendo un’apposita prescrizione medica è possibile avere sensibili sconti. Un vero esempio di stato sociale in un’Europa in cui il cosiddetto welfare è in via di progressivo smantellamento. Szechenyi è aperta tutti i giorni dalle 6,00 del mattino alle 22,00. Per chi va a Budapest, visitarla è una sorta di piacevolissimo obbligo.
Altra struttura termale eccezionale è quelle di Gellért (XI, viale Kelenhegyi 4). Il bagno termale fu costruito dai turchi ai piedi del monte Gherardo, da dove scaturisce la vena d’acqua. L’attuale Bagno Gellért, con l’hotel omonimo, fu costruito nel 1918; nel 1927 furono terminati i lavori di costruzione della piscina a onde e nel 1934 di quella a idromassaggio. Vi sono due vasche interne aperte a tutti e due i sessi contemporaneamente, così come quelle esterne, attive solo in estate. Gellért è poi dotato di quattro piscine interne che possono essere serenamente considerate vere opere d’arte. Mentre Szechenyi e le altre terme sono aperte a entrambe i sessi contemporaneamente, le vasche interne del Gellért, purtroppo non fotografabili, vedono una rigorosa divisione dei due sessi. All’interno di queste sezioni del bagno dominano maioliche colorate e pregiati mosaici. Gellért è stato internamente ed esternamente restaurato di recente e l’impressione è di trovarsi in una sorta di Cappella Sistina termale, con un’attenzione per i dettagli quasi maniacale. Assolutamente da visitare, non foss’altro – se non piacciono le decorazioni arabeggianti – per le due vasche a 36 e 38 gradi centigradi, capaci di regalare un relax difficile da descrivere, e per gli ottimi massaggi (che si pagano a parte). L’arredamento del bagno, nonostante i lavori di ristrutturazione, è rimasto quello originale, con un caldo ma a volte eccessivo stile Liberty, con mosaici colorati anche nelle zone visibili a entrambi i sessi contemporaneamente, colonne di marmo, vetrate e statue classicheggianti.
Altro bagno termale storico di Budapest è il Rudas, struttura tanto anonima all’esterno (I, piazza Döbrentei 9) quanto splendida all’interno. Il bagno è stato di recente completamente ristrutturato, con nuovi spogliatoi in legno (come negli altri bagni) e sale massaggi. Sorge esattamente di fronte al Danubio e sotto il monte Gellért, da dove giungono le acque termali. Il Rudas ha un elevatissimo valore, oltre che per le sue due piscine (una “turca”, ottagonale, e una piscina rettangolare più tradizionale), per gli edifici risalenti all’epoca turca. La piscina ottagonale, la più preziosa tra le due, si trova sotto una cupola del diametro di 10 metri, retta da otto colonne. Gli sbuffi di vapore visibili all’esterno chiariscono circa la temperatura interna elevata, che in acqua arriva e supera i 42 gradi centigradi, con un effetto piacevolissimo.

La città delle feste e del Cinetrip
Budapest è definita “la città delle feste”. Nel fine settimana i giovani locali usano ritrovarsi ovunque per socializzare e bere birra. Nel corso degli anni si sono moltiplicati gli spazi “alternativi” in cui sentire musica techno (che nell’Est europeo va per la maggiore, come ben sa ad esempio chi viaggia nei Balcani), fumare copiosamente e bere malti. Dall’esterno questi luoghi, se non li si conosce, sono del tutto invisibili, anche perché perfettamente insonorizzati. Scovarli con i giovani del posto è una sorpresa e persino un piacere. Spesso si tratta di vecchie case semi-diroccate, messe in sicurezza ma lasciate in stato di semi-abbandono. Vi sono interi appartamenti, anche su più piani, adibiti a techno-bar, ma anche cortili esterni coperti e insonorizzati, sottotetti di supermercati, officine meccaniche dismesse con dj che mettono i dischi all’interno di carcasse di vecchie automobili e così via. Probabilmente in Italia sarebbe impossibile avere l’autorizzazione per allestire simili luoghi d’intrattenimento, ma visitarli a Budapest può essere interessante e aprire uno spaccato di comprensione inedito nei confronti delle nuove generazioni e del loro bisogno di socialità.
Partendo da questo bisogno di socialità e dalla ricchezza termale di Budapest, un giorno un uomo dall’immensa creatività, il Vj Laki Laszlo, ha pensato di unire l’amore per le feste con quello per i bagni. Così nasce il Cinetrip, evento che si svolge una decina di volte l’anno e che unisce arte visiva, luci, bagni e musica techno. Un cocktail incredibile che ha proprio nei bagni Rudas il suo teatro ideale e perfetto. Per l’occasione si esibiscono artisti di diversa estrazione e formazione, dalle ballerine di danza del ventre alle danzatrici acquatiche e acrobatiche fino ai giocolieri che disegnano nel buio disegni col fuoco. L’effetto è dirompente e trascorrere una nottata così (dalle 21,00 del sabato fin verso le 4,00 del mattino della domenica), ballando nell’acqua calda e facendosi trascinare dalle immagini e dai giochi di luce dei Vj (laddove la “V” sta per “Visual”) del Cinetrip è un’esperienza che almeno una volta nella vita merita di essere fatta.
Accompagnato dalla bravissima Anna Sessler, sotto l’ala protettrice della dj Sanyi, ho potuto ammirare l’ottimo spettacolo del Cinetrip. Nato come unione di musica elettronica con vecchie pellicole prive di audio in bianco e nero, girate negli Anni Trenta, oggi il Cinetrip – realizzato affittando il Rudas e dando lavoro a circa 140 persone, con la benedizione dell’amministrazione comunale di Budapest – è un circo di colori e di creatività che sta cominciando ad affermarsi anche all’estero, in particolare in Francia.
Laki è un vero genio visionario, capace di trascinare lo spettatore in un mondo di universi paralleli, nello spazio profondo di un infinito imponderabile così come nel cielo di un secolo fa, a bordo di potenti e agili astronavi di luce o di biplani sforacchiati da Baroni Rossi virtuali.
I giochi di laser del Cinetrip non sono fredde ali metalliche di uccelli cibernetici senz’anima ma farfalle multicrome nate dalla calda sorgente della genialità che carezzano con ali morbide, sono scale calde che aprono vie certe verso altezze insospettabili, e ancora sogni siderali carichi di speranza e ottimismo. Cinetrip costa 5.000 fiorini in prevendita (circa 18 euro) e 6.000 se il biglietto viene acquistato sul posto la sera dello spettacolo (l’Italia è l’unico Paese in cui la prevendita viene fatta pagare a un prezzo maggiorato, invece che dare diritto a uno sconto…!), può accogliere 800-1.000 persone a serata e, soprattutto, può essere la conclusione felice di un viaggio a Budapest o la ragione stessa di un volo verso una capitale vera e ospitale, un luogo felice per il viaggiatore in cui recuperare per qualche giorno quella dimensione umana che l’urbanità italiana selvaggia e priva di alberi e rispetto sta ormai cancellando, infischiandosene della nostra infanzia e del nostro futuro. Budapest è un modello cui puntare e un luogo in cui, assolutamente, andare. Almeno per provare una dimensione diversa, una volta nella vita.