venerdì 29 agosto 2008

Processo Karadzic, seconda ridicola udienza

L’imputato non si dichiara né colpevole né innocente…


Il tribunale delle Nazioni Unite per l'ex Jugoslavia ha accolto oggi pomeriggio una dichiarazione di non colpevolezza a nome dell’ex leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic, accusato di undici capi d’accusa, tra cui crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, dopo il rifiuto da parte dell'imputato di dichiararsi colpevole o innocente. La notizia è riportata dall’agenzia Reuters.

Alla seconda udienza preliminare in vista del processo per crimini commessi durante la guerra in Bosnia del 1992-1995, Karadzic si è rifiutato di esprimersi in merito a ciascuno degli 11 capi di imputazione contro a suo carico. "Non mi dichiarerò in linea con la mia posizione nei confronti di questa corte", ha detto Karadzic in merito alla prima accusa, quella di genocidio, riferendosi alla sua sfida alla legittimità del tribunale. Iain Bonomy, il presidente della corte, gli ha chiesto se questa posizione si riferisse a tutti i capi d'accusa, ottenendo come risposta da Karadzic un fermo e risoluto: "Assolutamente sì". La corte ha quindi dedotto che l’intenzione di Karadzic è di dichiararsi non colpevole.

I capi di imputazione attribuiti a Karadzic, 63 anni, comprendono due capi d'accusa per genocidio, uno per l'assedio di Sarajevo, durato 43 mesi, e uno per il massacro di 8.000 bosniaci musulmani a Srebrenica. Il processo dovrebbe iniziare l'anno prossimo dopo le procedure preliminari, e se l'accusa decidesse di emendare gli 11 capi di imputazione potrebbero esserci altre fasi di udienza preliminare che rimanderebbero ulteriormente l'inizio del processo.

Esperti legali hanno rintracciato un parallelismo fra il comportamento di Karadzic e quello dell'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, dopo che quest'ultimo fu portato all'Aja nel 2001 per difendersi contro le accuse di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio.

“È evidente che Karadzic cercherà di rimandare l'inizio del processo e di utilizzare il tribunale come tribuna e megafono per rendere pubblico il suo punto di vista sul conflitto”, ha pronosticato Andre de Hoogh, professore di legge all'università di Groningen. Allo stesso tempo, i giudici delle Nazioni Unite cercheranno di velocizzare le operazioni per evitare che accada quello che è accaduto nel processo a Milosevic, durato quattro anni, con 300 testimoni, per poi concludersi con la morte dell'imputato nel 2006, a processo ancora aperto.

Personalmente credo che il Tribunale dell’Aja rischi di trasformarsi in uno squallido ‘Bagaglino’, se si continuerà di questo passo. L’obiettivo di Karadzic è arrivare senza sentenza al 2010, allorché il Tribunale dovrà chiudere i battenti. E allora si affiderà alle cure dei suoi amici russi in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

È giusto e sacrosanto essere garantisti, ma qui si sfiora davvero il ridicolo. Karadzic è uno dei peggiori criminali che abbia calcato il proscenio europeo dai tempi di Adolf Hitler e andrebbe messo un limite alla sua evidente e inevitabile tattica attendista e ostruzionistica. Il limite è quello della decenza, che comprende il rispetto verso le vittime di quest’uomo che ha preso disgustosamente in giro il mondo e verso i parenti delle sue vittime. Spero solo che non si arrivi al 2010 con la chiusura del Tpi e lo spostamento del processo in Bosnia, magari della Repubblica serba di Bosnia, dove gli ultranazionalisti già avranno preparato i fuochi d’artificio per la festa di santificazione del boia di Srebrenica, magari programmando qualche sacrificio umano di musulmani, tanto per non perdere l’abitudine.

Karadzic è un appassionato di calcio e sa che può fare goal solo in contropiede. Sinceramente, credo che la pratica-Karadzic potrebbe essere chiusa in sei mesi, senza fare del Tpi la mediocre e molle platea teatrale su cui far esibire questo mediocre attore, emulo del suo amico e alleato Milosevic, e al contempo far cadere ulteriore ridicolo su una giustizia internazionale inconsistente e passiva. Karadzic merita non uno ma 8.000 ergastoli, quanti sono stati gli innocenti che ha fatto ammazzare a Srebrenica dal suo compare Ratko Mladic e dal grande capo Milosevic, il grande orchestratore del genocidio balcanico. Speriamo che invece che con un sacrosanto ergastolo il processo non finisca con una scrittura a Broadway per qualche spettacolo da tutto esaurito… “Signore e signori, questa sera a grande richiesta Radovan Karadzic in How I did it. Come feci a massacrare un popolo, distruggere un Paese e a farla franca grazie a russi e americani…”.

Ancor più ridicola, se vogliamo, la questione del salvacondotto riconosciuto 13 anni fa dagli statunitensi a Karadzic, forse dal “grande” negoziatore Richard Hoolbrook in persona, purché il capo banda ultranazionalista si ritirasse dalla politica bosniaca. Probabile che l’accordo segreto esista. Mai mettere un fine al peggio. D’altronde, a differenza che per Mladic – onorato e stipendiato forse ancora oggi dall’esercito serbo – in Bosnia si è sempre parlato di un patto del genere a favore del furbo psichiatra-poeta Radovan, e non sempre la voce del popolo racconta leggende metropolitane. Katardic non è un coccodrillo bianco che gira nelle fogne di Pale, nonostante la somiglianza… Il punto però, se permettete, è un altro.

Il furbo Radovan può far leva quanto vuole su questo presunto accordo. Ma, sinceramente, lungi dal considerare valida e ineluttabile qualsiasi cosa firmino, dicano o facciano gli statunitensi (è ora che tutti la facciano finita di fare carta straccia del diritto, dell’etica e del buon senso), più che lasciare che Karadzic continui a invocare la validità di questo presunto salvacondotto, forse tutti dovremmo chiedere a gran voce che i responsabili politici di una simile (eventuale) porcheria vengano processati a fianco di Karadzic, e condannati per oltraggio a centinaia di migliaia di persone che hanno sofferto le pene d’inferno a causa del signor karadzic e degli imbecilli par suo, serbi, musulmani o cattolici che fossero. Perché gli imbecilli non hanno mai una sola nazionalità, o una sola religione, come bene la guerra di Bosnia ci ha insegnato… (o almeno ha fatto a chi ha voluto stare a guardare, ascoltare, imparare…).