mercoledì 16 luglio 2008

A proposito di guerra, pace, cicogne nere e istriani lontani...

Franco Juri è un uomo speciale, esattamente come il suo primo libro, “Ritorno a Las Hurdes. Guerre, amori, cicogne nere e istriani lontani”, appena pubblicato dai tipi di Infinito edizioni (giugno 2008, pagg. 176, euro 13,00, distribuzione Cda). Nato a Capodistria (Koper) in Slovenia/Jugoslavia nel 1956 da padre italiano e madre croata, giornalista e vignettista satirico, negli Anni ‘80 e ‘90 si è occupato di diritti umani ed è stato deputato nel primo Parlamento democraticamente eletto di Lubiana. Dopo l'indipendenza della Slovenia, nei governi di Janez Drnovšek, ha rivestito importanti incarichi nella diplomazia del suo Paese: ambasciatore in Spagna e a Cuba e segretario di Stato agli Affari esteri. Poi ha deciso di abbandonare la diplomazia e di mettersi a lavorare come giornalista indipendente. E di scrivere un libro.

Ritorno a Las Hurdes”, che Juri (i cui parenti italiani hanno mantenuto il cognome Iuri, trasformato invece dal regime titino jugoslavo, destino toccato – per legge – a non pochi italiani rimasti, dopo la seconda guerra mondiale, dall’“altra parte”), quasi timidamente, si ostina a volte a definire “un romanzo”, è invece molto di più: è, semplicemente, un viaggio lungo trent’anni nella storia e nei ricordi di un Paese che non c’è più, la Jugoslavia, fino all’attuale Slovenia (uno dei sette Stati nati dallo sfaldamento della creazione di Tito), con rimandi e flashback nella Spagna di ieri e di oggi, alle Canarie, in Cile e fino in Canada. Un libro cosmopolita e colto, in definitiva, esattamente come l’autore.

Abbiamo brevemente parlato di “Ritorno a Las Hurdes” con il suo autore, che ha presentato in anteprima il libro a Roma lo scorso 21 giugno e che si appresta a portarlo in librerie, teatri e pizza, tra l’Italia e la sua Istria.

DOMANDA: Fanco Juri, chi definisce il tuo libro un romanzo – come a volte fa, ad esempio, il tuo amico Marino Vocci – ti fa in definitiva un torto. Seppur romanzata, la tua è una cavalcata lungo trent'anni di storia jugoslava ed europea, con puntate anche in America. Come definire allora, esattamente, il tuo libro?

JURI: Devo ammettere che nel mio libro qualche concessione al romanzo, o meglio alla narrativa c' è, anche se quanto induce a definirlo tale, cioè un romanzo, si rivela in verità solo una sorta di escamotage per raccontare una fetta di storia e di vita, indubbiamente vita mia, vita nostra, ma anche quella di un'intera generazione. Il libro è senz' altro un ibrido, dove ciò che risalta è comunque il saggio. Un intreccio di racconti e riflessioni ispirati a vicende, personaggi e problemi reali. I capitoli possono essere letti singolarmente o seguendo il filo, il percorso, l'itinerario suggerito da Cesco, il protagonista.

D: Come è stato accolto il tuo libro in Slovenia, a pochi mesi dalle elezioni?

J: È curioso che un libro pubblicato a Roma, in italiano, abbia avuto un immediato riscontro e – finora - più recensioni in Slovenia, sui quotidiani nazionali più importanti, scritti comunque da chi l' italiano lo conosce perfettamente e ha potuto leggere il libro. Forse è dovuto al nome dell' autore, probabilmente più conosciuto in Slovenia che in Italia. Molti si chiedono perché mai non abbia scritto questo lavoro in sloveno. Ebbene, anche se sono bilingue e lavoro più con lo sloveno che con l'italiano, ho scelto la mia lingua materna, anzi “paterna" per affrontare la mia prima sfida letteraria. Ma penso che tra poco si tradurrà anche in sloveno.

D: Oltre che scrittore, grande vignettista e giornalista, sei un diplomatico e un ex parlamentare sloveno. Ti ricandiderai alle elezioni, e perché?

J: Sì, ho accolto l' invito del partito d'opposizione Zares (che tradotto letteralmente significa...Davvero), un gruppo nato dalla scissione della democrazia liberale, schierato al centro-sinistra e particolarmente sensibile a tanti temi che fanno l'attualità come, ad esempio, l'ambiente, i cambiamenti climatici, il welfare, la libertà dei media, i diritti umani, lo sviluppo sostenibile... Molti di questi temi appaiono con forza nel mio libro; ad esempio la crisi alimentare, l’assurda piega presa da una storia e da un'attualità in balia delle chimere del neoliberalismo e del consumismo. Da nove anni sono free-lance, ma ho anche un passato sia politico che diplomatico. Con le vignette diverto, con gli articoli induco alla riflessione, ma l' impegno politico è un modo per non lasciare la politica in mano solo ai pasdaran del capitale speculativo, ai clown e ai demagoghi. Insomma, ho deciso di ributtarmi nell'arena, ma senza grosse speranze di arrivare in Parlamento, visto il numero limitato di seggi che Zares – un partito prevalentemente intellettuale e di profilo urbano – potrà ottenere. Comunque mi sento in dovere di dare loro una mano.

D: Come vive oggi la minoranza italiana nel pezzetto di Istria slovena e nella Slovenia tutta e quali sono state le eventuali conquiste nel passaggio dalla Jugoslavia alla Slovenia?

J: Ne scrivo anche in “Ritorno a Las Hurdes”. È una minoranza quasi inesistente, strutturata per lo più attorno alle istituzioni in mano a quelli che definisco "italiani di professione" o "yuppies dell' identità nazionale". Questi lavorano per garantire quanto la Costituzione riconosce alla minoranza e per ottenere da Lubiana e Roma i mezzi finanziari necessari a far andare avanti le istituzioni. Ma una vera e propria società civile italiana, in Slovenia, non esiste più. L' esodo del dopoguerra ha chiuso definitivamente ogni partita. Sono circa 3.000 coloro che si dichiarano e parlano l'italiano in Slovenia. Il grosso di questa comunità è concentrata nell'Istria croata, ma il confine di Schengen ha ulteriormente diviso questo gruppo nazionale un tempo identificabile omogeneamente con l'Istria, Fiume e le isole del Quarnero.

D: E le perdite?

J: Pensi all'esodo e all'assimilazione? Fenomeni apparentemente inevitabili che nemmeno la buona volontà riesce più ad arginare. L' unica speranza vera è la multiculturalità e l'interculturalità...la contaminazione tra culture. Io ci credo, anzi ne sono un risultato.

D: Franco, domanda secca: si stava meglio prima o adesso?

J: I miei amici spagnoli, quando si lamentano dell'oggi, usano dire “Contra Franco se vivía mejor”, contro Franco si viveva meglio. Una battuta sarcastica, ovvio. Ma qualcosa del genere affiora ogni tanto anche da noi: si stava meglio contro Tito...anche se Tito, certamente, non era Franco e negli Anni ‘70 noi jugoslavi stavamo meglio degli spagnoli. Oggi una cosa del genere non me la sentirei proprio di dirla. Siamo in Europa, nella Nato, persino in Afghanistan e in Iraq, circa come voi italiani, abbiamo l'euro e abbiamo appena concluso 6 mesi di presidenza dell’Unione europea (il primo semestre del 2008, passato alla “storia” come “i semestre gentile”, n.d.A.)... Eppure... Siamo veramente più felici? Ho assistito qualche settimana fa, da giornalista, a una manifestazione nazionalista anti-croata sul confine in Istria. Tristissimo! Ho visto skinhead giovanissimi sventolare bandiere della "grande Carantania". Nei loro volti non c'era né gioia né passione. Erano pallide maschere di inquietante disperazione...assomigliavano a quelle di Weimar.

D: Tuo padre è stato un combattente anti-fascista e a un certo punto si è trovato a fare una scelta, alla fine della seconda guerra mondiale. Ha scelto, anche per evitare epurazioni politiche e processi più o meno sommari, di restare "di là". Ti sei mai chiesto che cosa sarebbe cambiato nella tua vita se oggi fossi un cittadino italiano?

J: Pensa, in virtù delle mie origini potrei anche richiedere e ottenere la cittadinanza italiana. Quasi tutti, nella minoranza, l'hanno fatto. Io no. Non perché non apprezzi la cittadinanza del Belpaese.... No, direi che la mia indole mi mantiene lontano da queste logiche. E poi siamo o non siamo in Europa? Mio padre fece una scelta che avrebbe preferito evitare: l' esilio, per i fatti di Porzus. Lo racconto nel libro, per cui non ripeterò qui la sua vicenda. Ma quella storia racconta molto di più che non un semplice capitolo nero della Resistenza, e induce a riflettere perché le cose non sono mai in bianco e nero. Di mio padre ho sempre apprezzato l'idealismo, l'altruismo e la fede nell'eguaglianza degli uomini.

D: Qual è l'immagine dell'Italia in Slovenia?

J: Di eterno odio-amore. C'è ammirazione e sottovalutazione. L'Italia è un Paese del Sud, ma anche un Paese geniale... Soprattutto gli sloveni della regione litoranea – quella che fu parte del regno dei Savoia – hanno impresso nella memoria storica e nell'immaginario collettivo il volto peggiore dell'Italia: il ventennio fascista con il suo squadrismo e la sua "bonifica etnica". È un ricordo indelebile anche perché viene spesso e volentieri mantenuto vivo dalla destra di frontiera: nazionalista e antislava. E ora c'è pure una destra slovena che gli italiani li disprezza, ancor di più se sono di sinistra. Sembra un paradosso, ma non lo è. Le destre vanno a braccetto su questi temi.

D: Ci regali una tua vignetta e ce la spieghi?

J: Te ne passo una che certo ridere non farà e che è stata pubblicata mercoledì 9 luglio sul giornale austriaco Kleine Zeitung, con cui collaboro settimanalmente. Sullo sloveno Dnevnik invece le mie vignette appaiono ogni giorno. Eccola, è dedicata al G-8, e al "miracolo" della lievitazione dei prezzi del cibo, immolato sull'altare del biocarburante. Cose da Bush & company, ovviamente...










Ritorno a Las Hurdes

Guerre, amori, cicogne nere e istriani lontani

Il saggio di Franco Juri
Prefazione di Nelida Milani
Introduzione di Paolo Rumiz

“È, questo libro, la biografia di un’intera generazione seppellita dai suoi stessi sogni, che ancora sopravvive, nonostante tutto, ma lo fa sul ciglio di un baratro, stupita dinanzi al passato e al futuro, ugualmente sviliti da un presente turpe, che nega ogni passione” (dalla prefazione di Nelida Milani).

Il racconto unico di uno dei testimoni del nostro tempo, tra l’Istria e la fine della ex Jugoslavia, la nascita della Slovenia e Gladio, la Spagna e il Cile, la resistenza al fascismo, il fallimento del socialismo e un mondo che non esiste più.

Collana: Orienti
Titolo: Ritorno a Las Hurdes
Autore: Franco Juri
Prefazione: Nelida Milani
Introzione: Paolo Rumiz
Caratteristiche: formato cm 15x21, brossura filo refe, copertina
plastificata a colori
Pagine: 176
Prezzo: euro 13.00
Isbn: 978-88-89602-37-9
In libreria da: giugno 2008