martedì 8 luglio 2008

Intervista su Melinda se ne infischia


Daniele Dell’Agnola ha pubblicato per Infinito edizioni il suo bellissimo libro dal titolo Melinda se ne infischia, con prefazione del grande Dario Vergassola. Abbiamo parlato di questo splendido progetto (anche musicale e teatrale) con Daniele.

D. Come nasce un personaggio come Melinda e come si sviluppa?
Melinda nasce osservando i miei studenti e fondendo il loro modo di essere, complesso e imprevedibile, alla mia interpretazione del mondo. Nasce dall'incontro di una generazione (gli adolescenti di oggi) con un trentenne che ricorda con piacere la propria adolescenza. Credo sia
importante ammettere che Melinda rappresenta il mio bisogno di raccontare un storia divertente per i lettori, nel contempo un racconto che provochi un dibattito attorno alla difficoltà del "crescere". E non solo... A volte Melinda dice cose che io non condivido. Ma deve dirle, altrimenti il gioco
non vale.
La diciassettenne vulcanica di questo romanzo si è sviluppata correndo nei sentieri di Biasca (paese dove abito, nella Svizzera italiana) e pedalando lungo la splendida valle di Blenio. In quei momenti pensavo. Ho iniziato a scrivere la storia partendo da un'idea di base, senza pianificare il
disegno del romanzo. Due mesi per la struttura grezza, poi un anno di lavoro sul testo.
Infine, Melinda nasce dopo aver scritto altri romanzi, testi teatrali, racconti, che non ho mai pubblicato.

D. Ha ragione Dario Vergassola, nella prefazione, quando afferma il carattere anche autobiografico di Melinda (Melinda c'est moi)?
In parte ho già risposto. Melinda sogna, ama, si preoccupa, sbaglia, è incoerente, è indignata di fronte alla mediocrità (a volte indignata con se stessa, quando si sente zero zerissima e non riesce a cambiare il mondo). Io sogno, mi preoccupo, a volte sbaglio e cerco di essere coerente sentendomi a volte un po' zero zerissimo. E amo. Ma Melinda dice cose che io non condivido: quando critica la scuola denigra i docenti. Questa è una situazione reale. Se dovessi aprire un dibattito con Melinda, dovrei farle capire che il mestiere dell'insegnante non è sempre facile, soprattutto con ragazze come lei... Quindi Melinda c'est moi, in parte. Oppure in parte posso dire che Melinda c'étais moi.

D. Il libro come è stato accolto in Canton Ticino e, in particolare, nel mondo della scuola, in cui lavori?
Nel mondo della scuola è stato accolto bene, soprattutto dagli studenti. In una scuola media abbiamo proposto la storia di Melinda in vista di una messinscena. Quindici adolescenti hanno accettato con grande energia la sfida e ora, dopo un anno di intenso lavoro, lo spettacolo teatrale
diventerà anche un DVD. Stiamo producendo un piccolo spettacolo multimediale che è già stato richiesto da una rassegna letteraria e da un film festival. Non anticipo nulla.
I media hanno dato molto spazio al progetto e nelle librerie sembra abbia venduto abbastanza bene, in alcune librerie è stato il libro più venduto per qualche settimana. Giulia Fretta e Eros Costantini hanno presentato il romanzo con entusiasmo, ho pure ricevuto anche qualche e-mail di
incoraggiamento. Ho saputo che c'è stata una giornalista stranamente infastidita dai comunicati stampa dell'editore ma, come dice Melinda, sarà la piccola dimensione del Ticino che aiuta il nervosismo o l'aggressività.

D. Melinda può essere anche un ottimo mezzo per togliersi dei sassolini dalle scarpe e dire cose che altrimenti forse non diresti?
Sì, trovo che la scrittura narrativa sia una bella forma per dare voce alle proprie idee o per provocare un vero dibattito. Il problema è che anche nella democratica Svizzera non sempre è possibile confrontarsi apertamente: talvolta, anche a livello politico, il dibattito cade, decade, diviene violento nei termini, nell'aggressività, nell'arroganza. Quando talune situazioni sono poco chiare, troppe volte non si osa intervenire. Così talvolta consegno a Melinda qualche tarlo e lei sguscia ad esempio da un quotidiano un articoletto. Cito dal libro: “Un'autorità religiosa (generica: io faccio sempre discorsi generici) afferma che l'ombra di uno Stato forte fa paura, ‘basti pensare ai disastri di tanti Stati forti negli ultimi due secoli’. Credo di avere la faccia a forma di smorfia e il cranio a forma di Caos cosmico. Però continuo a leggere: ‘Abbiamo bisogno di uno Stato giusto, onesto e serio’, dice l'autorità religiosa generica, ‘al servizio della società civile, non prevaricatore, peggio ancora con la presunzione di essere lui fonte di valori etici’. Bene: questa sera la televisione pubblica darà voce anche a questa notizia. Bevo la mia birra come fosse mezzo litro d'acqua dopo quaranta chilometri di corsa nel deserto. Giovedì si scappa a vedere Sofocle e venerdì a sentire il Rach. Chiudo il giornale. Chiudo i giornali. Chiudo la mia relazione con il mondo dei giornali”.
Io insegno da otto anni in una scuola pubblica superiore e media, dove ho il compito di istruire e educare gli studenti. Con i ragazzi quindicenni promuovo regolarmente un percorso sull'affettività e spiego la necessità di proteggersi con il preservativo. Sono quindi un presuntuoso che crede di essere fonte di valori etici? Ecco un sassolino. Anzi, un preservativo…

D. Quando i ragazzi ai quali insegni hanno saputo del libro, che cosa hanno detto? E quando lo hanno letto? A qualcuno di loro pensi di aver fatto venire la voglia di fare lo scrittore, da più o meno grande?
Non ho fatto leggere ai ragazzi il libro. Anzi, non ho parlato loro del libro, ma di un progetto di scrittura. Ho chiesto a loro di scrivere, di riflettere su dei temi. Al gruppo teatrale ho raccontato la storia, poi abbiamo creato il testo, in gran parte l'ho scritto io, poi l'abbiamo discusso. Sono stati loro ad accettare questo lavoro e alla fine dell'anno si sono accorti che "Melinda se ne infischia" era pure un romanzo. Non so se lo leggeranno, spero di sì, spero di essere riuscito a trasmettere loro il piacere per la letteratura. Se leggono il libro, i quindicenni (ma anche i ragazzi delle superiori) scopriranno che Melinda ama i libri che ama Dell'Agnola, anche se li ama in modo diverso. Anzi, se Melinda sapesse che amo quei libri, probabilmente si rifiuterebbe di leggerli (per il solito gioco necessario e indispensabile del conflitto/confronto tra adolescente e adulto).