mercoledì 16 aprile 2008

Paraguay, elezioni sul filo del rasoio

Il Paese chiamato alle urne per completare la transizione democratica


Intervista a Norberto Bellini

di Luca Leone/Infinito edizioni

Quello con Norberto Bellini, co-fondatore delle Leghe Agrarie paraguaiane e perseguitato dal regime dittatoriale di Alfredo Stroessner, il più longevo dell’America Latina del XX secolo, è un incontro ricco di spunti per riuscire a comprendere una realtà poco conosciuta ma assai rilevante sul piano regionale latinoamericano come quella del Paraguay.

Bellini fu costretto dalla dittatura a lasciare il Paese per salvarsi la vita ma, ciò nonostante, ha continuato instancabilmente a denunciare dall’Europa gli abusi e le violazioni dei diritti umani del regime di Stroessner. Nel 1989 ha fondato l’Associazione Solidarietà e Sviluppo (Ases), di cui è vice-presidente e con la quale ha realizzato importanti progetti agrari in Paraguay. È, insomma, uno di quegli eroi silenziosi che dedicano la loro vita a un ideale.

In quest’intervista il passato e le sue lotte sono strettamente legati al presente e alla scadenza elettorale del prossimo 20 aprile, allorché il Paese è chiamato a chiudere la lunga fase di transizione verso la democrazia e possibilmente a scegliere d’interrompere il lunghissimo predominio politico – spesso fondato su una gestione clientelare e torbida della cosa pubblica – del Partito Colorado, che sostenne Stoessner per l’intera durata della sua dittatura e che oggi candida Blanca Ovelar per sostituire alla presidenza della Repubblica il discusso Nicanor Duarte Frutos e, soprattutto, a sbarrare la strada – anche con mezzi discutibili – al candidato del popolo, il vescovo Fernando Lugo.

Norberto Bellini ha pubblicato proprio all’inizio di aprile per i tipi di Infinito edizioni lo splendido libro dal titolo Emboscada. Le lotte contadine contro la dittatura in Paraguay (pagg. 176, € 14,00). Come ha scritto nella prefazione del libro Mons. Mario Melanio Medina, vescovo di Misiones e Ñeembucú e presidente della Commissione Verdad y Justicia, “il libro dell’amico Norberto Bellini rompe finalmente il silenzio che ha gravato e ancora grava in Europa sul mio Paese. A lui va quindi la gratitudine dei paraguaiani, soprattutto di quelli che, nel silenzio, hanno maggiormente patito le violenze della dittatura”.


Norberto Bellini, il Paraguay è uscito da una delle dittature più lunghe e dolorose (e misconosciute) dell'America Latina. Nessuno degli appartenenti all'apparato della dittatura ha in realtà pagato e oggi molti di loro continuano a fare politica e a rivestire ruoli di prestigio, nonostante non godano del supporto di buona parte del Paese. In questo contesto, quanto il rischio di brogli e il pericolo di violenze potrà condizionare sia il voto sia – forse soprattutto – lo scrutinio?

Il 20 aprile i paraguaiani saranno chiamati per la quarta volta dalla caduta di Alfredo Stroessner a eleggere il Presidente della Repubblica, i membri di Camera e Senato, i governatori delle Regioni e, per la prima volta, i membri di una struttura che è l’equivalente del Parlamento Europeo, e cioè il Parlamento del Mercosur, il mercato comune sudamericano, composto da Brasile, Uruguay, Argentina e Paraguay. Per capire l’importanza di queste elezioni bisogna chiarire il ruolo che ha avuto e ha in questo Paese il Partito Colorado, al potere dal 1947, quindi da oltre 60 anni. È il partito che ha legittimato il colpo di stato del generale Stroessner nel 1954, e lo ha appoggiato e mantenuto ininterrottamente al governo per 35 anni, grazie a elezioni farsa cui si consentiva partecipassero pseudo-partitini di opposizione. Il colpo di stato del febbraio 1989 guidato dal generale Rodríguez, consuocero di Stroessner, ha posto fine alla dittatura e aperto la cosiddetta “fase della democratizzazione”. In realtà ben poco è cambiato, politicamente, perché il Partito Colorado ha continuato a governare. Vi sono state alcune aperture democratiche: si è emanata, ad esempio, una nuova Costituzione che prevede l’elezione del presidente della Repubblica per un solo mandato e si è avuta una maggiore libertà di stampa, però non si sono affrontati i problemi cruciali del Paese, primo fra tutti quello di una vera riforma agraria. Così la forbice tra una piccola oligarchia di ultra-ricchi e la massa dei poveri si è ulteriormente allargata. Attualmente, su 6 milioni di abitanti, oltre 100.000 si trovano in Spagna, alla ricerca di una qualche prospettiva di vita. Si tratta per la maggior parte di immigrati clandestini. A questi bisogna sommare i paraguaiani che hanno raggiunto l’Argentina e altri Paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia. Moltissime famiglie paraguaiane sopravvivono oggi in patria grazie alle rimesse di questi emigrati.

Dopo la caduta della dittatura si sono sempre presentati alle elezioni candidati di più partiti, ma i colorados, grazie a brogli, alla pratica dei voti di scambio e alla complicità della magistratura, sono sempre riusciti ad assicurarsi la presidenza della Repubblica. I brogli, d’altra parte, si verificano persino all’interno del partito, nel corso delle elezioni primarie. Anche a queste si presentano più candidati, ma a vincere è sempre quello designato, sin dall’inizio, dalla lobby che controlla il partito. Recentemente il senatore Juan Carlos Galaverna ha dichiarato, impunemente, che il vero vincitore delle primarie da cui uscì il successore di Rodríguez fu Luis María Argaña. Però, grazie ai suoi buoni uffici, fu dichiarato vincitore Juan Carlos Wasmosy.

Alle ultime primarie del Partito Colorado si sono presentati due candidati: Luis Castiglioni e Blanca Ovelar. Il primo, per correre, ha rinunciato alla vicepresidenza della Repubblica; la seconda, ministro dell’Istruzione, è la candidata sostenuta dall’attuale presidente della Repubblica, Nicanor Duarte Frutos, e dalla lobby che dirige il partito. Grazie a brogli la vittoria è andata a Blanca Ovelar. La corrente del partito che fa capo a Luis Castiglioni (Vanguardia Colorada) si rifiuta ora di votarla. Duarte, per scongiurare il pericolo, sta cercando di comprare i sostenitori di Castiglioni offrendo loro importanti (e ben retribuite) cariche nelle istituzioni statali e parastatali.

Sono in atto da tempo manovre per conservare a qualsiasi prezzo il potere: innanzitutto si è cercato di dividere l’opposizione scarcerando il generale Lino Oviedo, detenuto con l’accusa di aver ordito un colpo di stato militare nel 1996. Oviedo è il fondatore di Unace, un partito che era entrato nella coalizione che sostiene il principale avversario dei colorados, Fernando Lugo. Ora Oviedo ha abbandonato la coalizione e si è candidato a propria volta. Come seconda misura si è avviata una sistematica campagna di diffamazione contro i candidati degli altri partiti. Le dichiarazioni dei responsabili delle sezioni del Partito Colorado non lasciano dubbi circa il pericolo di azioni violente. È voce corrente è che, se non vincesse Blanca Ovelar, non è per nulla scontato che il potere passi in altre mani.


Le prossime elezioni paraguaiane rivestono un'importanza decisiva per la conclusione della transizione verso la democrazia di uno dei Paesi più poveri e dimenticati dell'America Latina. Ritiene che l'elezione di presidenti più o meno progressisti in Cile, Argentina, Brasile, Uruguay – oltre che naturalmente in Venezuela ed Ecuador – possa favorire la vittoria finale del candidato democratico Fernando Lugo? Oppure ritiene che il Paraguay sia ancora molto chiuso al suo interno e che la politica internazionale e regionale abbiano poche chance d’influenzare l'elettorato paraguaiano?

Le prossime elezioni sono d’importanza davvero cruciale per la conclusione della fase di transizione verso la democrazia, perché la candidatura di Fernando Lugo non è stata imposta dai partiti, ma è sorta dal popolo.

Nel marzo del 2006 Lugo ha riunito nella Resistencia Ciudadana (Resistenza civica) i principali partiti politici dell’opposizione, i cinque maggiori sindacati e un centinaio di associazioni. Il 29 dello stesso mese ha organizzato una marcia di protesta contro Duarte e la Corte Suprema di Giustizia, accusandoli di violare la Costituzione. A quella marcia hanno partecipato decine di migliaia di paraguaiani. Nel giugno successivo Lugo ha dato vita a un movimento d’intesa nazionale, con l’obiettivo di porre fine a 60 anni di potere del Partito Colorado.

Il 17 giugno 2007 il Partito Liberale Radicale Autentico (PLRA), la formazione più consistente dell’opposizione, ha deciso di rinunciare a un proprio candidato alla presidenza della Repubblica e di appoggiare Lugo. Il 18 settembre 2007 la maggior parte dei partiti, dei movimenti politici e delle organizzazioni sociali riuniti nella Concertación Nacional e nel Bloque Social y Popular (BSP) hanno dato vita alla Alianza Patriótica para el Cambio (APC), per sostenerlo a loro volta. Questo nuovo fenomeno politico è guardato con interesse dai governi progressisti che, negli ultimi decenni, hanno soppiantato in vari Paesi sudamericani le vecchie dittature. Lugo ha incontrato i presidenti di queste nazioni e i paraguaiani là emigrati.

È indubbio che i cambiamenti avvenuti in America Latina stanno influendo l’elettorato paraguaiano, risieda esso in patria o nei Paesi limitrofi.

La Presidente dell’Argentina ha dichiarato che ai lavoratori paraguaiani residenti nel suo Paese sarà concesso un permesso speciale per tornare in patria a votare.

Il 2 aprile Lugo si è recato in visita in Brasile, dove ha avuto con Lula un incontro durante il quale è stata concordata, qualora vincesse le elezioni, l’apertura di un tavolo di trattative per dirimere alcuni contenziosi fra i due Paesi, in particolare sull’utilizzo dell’energia elettrica prodotta dalla centrale di Itaipú, di cui sono comproprietari. Lugo ha poi avuto un incontro con la Commissione Esecutiva Nazionale del Partito dei Lavoratori del Brasile (il partito di Lula). Il presidente del partito, Ricardo Berzoini, ha letto durante l’incontro un documento in cui si afferma che “il Partito dei Lavoratori ritiene la candidatura di Lugo alla presidenza del Paraguay un’espressione delle forze progressiste, democratiche e popolari che possono rinnovare significativamente la società e la politica di quella nazione”, ribadendo che il Partito guarda con attenzione al processo elettorale in corso “e si augura il trionfo di quelle forze politiche e sociali che appaiono in sintonia con il processo di cambiamento in corso nel continente”. Il Partito dei Lavoratori invierà due osservatori e auspica che le elezioni si svolgano in un clima sereno, nel rispetto della volontà popolare, dicendosi certo che l’eventuale vittoria di Lugo “significherà un progresso importante per la vita politica e sociale del Paraguay”.


Quante sono le reali possibilità del candidato progressista Lugo, di quale sostegno interno e internazionale gode e quali sono le difficoltà che sta affrontando nel confrontarsi contro l'apparato colorado e i centri di potere a esso collegati?

Nonostante il governo e il Partito Colorado stiano utilizzando tutte le strutture governative per contrastare Lugo e cerchino di creare un clima di terrore agitando lo spettro di un socialismo non rispettoso della proprietà privata e di licenziamenti in massa degli impiegati pubblici, nell’eventualità di una sua vittoria, l’appoggio popolare interno e il sostegno internazionale, soprattutto dei Paesi del Mercosur, si rafforzano.

Lugo ha dovuto affrontare varie difficoltà; alcune, come l’incostituzionalità della sua candidatura in quanto membro del clero, sono superate. Il Partito Colorado ha poi cercato di screditarlo accusandolo di connivenza con le FARC (le Forze armate rivoluzionarie della Colombia), dicendolo implicato in alcuni sequestri e omicidi avvenuti in Paraguay e imputandogli di essere finanziato da Hugo Chavez, il presidente del Venezuela. Ma la difficoltà più grande è dovuta al fatto che Lugo non dispone delle risorse economiche di cui godono invece il governo e il Partito Colorado, che stanno organizzandosi anche per trasportare materialmente ai seggi i colorados. È un fatto, questo, di non trascurabile importanza. In Paraguay, per poter votare, ci si deve iscrivere in una lista comunale qualsivoglia, accertando poi che l’iscrizione sia effettivamente avvenuta. Ai cittadini non viene recapitata nessuna tessera elettorale; ci si limita ad annunciare la data del voto, invitando la popolazione a esprimerlo, senza indicare in quale località e in quale seggio ci si debba presentare. Il voto va comunque espresso nel Comune presso cui ci si è iscritti, anche se ci si è trasferiti altrove. Questo impedisce, soprattutto alle classi popolari, e in particolare ai contadini, di usufruire del diritto al voto. Molti di loro, infatti, non sanno presso quale sezione debbano votare e, anche quando lo sanno, non dispongono del denaro necessario per raggiungere il Comune di iscrizione. Il Partito Colorado dispone, per i propri affiliati, di mezzi di trasporto statali e gratuiti. Attualmente, strutture indipendenti hanno abilitato attraverso internet dei siti in cui, inserendo il numero della carta d’identità, si riesce a sapere se il proprio nome figura nelle liste elettorali di un comune e dove bisogna recarsi a votare. Questa iniziativa, certo lodevole, rimane tuttavia lettera morta per la maggior parte dei sostenitori di Lugo, che sono operai o contadini.


Quanti sono gli aventi diritto al voto in Paraguay e che cosa dicono i più recenti sondaggi?

Gli iscritti nelle liste elettorali, e quindi gli aventi diritto al voto, sono 2.861.940, per complessive 14.306 sezioni, così suddivisi per regione: Capitale, 1.772 sezioni, 355.416 elettori; Concepción, 504 sezioni, 100.554 elettori; San Pedro, 819 sezioni, 163.495 elettori; Cordillera,760 sezioni, 152.264 elettori; Guairá, 524 sezioni, 104.745 elettori; Caaguazú, 1.075 sezioni, 215.483 elettori; Caazapá, 393 sezioni, 78.536 elettori; Itapúa, 1.139 sezioni, 228.344 elettori; Misiones, 340 sezioni, 67.928 elettori; Paraguarí, 688 sezioni, 137.664 elettori; Alto Paraná, 1.340 sezioni, 268.487 elettori; Central, 3.736 sezioni, 745.321 elettori; Ñeembucú, 255 sezioni, 51.250 elettori; Amambay, 286 sezioni, 57.358 elettori; Canindeyú, 313 sezioni, 62.685 elettori; Presidente Hayes, 224 sezioni, 45.152 elettori; Alto Paraguay, 40 sezioni, 7.774 elettori; Boquerón, 98 sezioni, 19.484 elettori. Secondo i sondaggi, fino ad ora Lugo è in testa, anche se permane l’incognita dovuta a un meccanismo elettorale arcaico e farraginoso che impedirà a molti di esprimere il proprio voto. Il sondaggio del 3 aprile 2008 sulle intenzioni di voto assegna a Lugo il 36,8 %, contro il 26,4 % di Blanca Ovelar.


Quali sono i punti di forza del programma di Lugo e quali quelli della sua antagonista, sostenuta dal presidente uscente Nicanor Duarte?

Dal punto di vista economico, Lugo ritiene che per far decollare il Paese e creare, com’è assolutamente urgente, posti di lavoro, si debba trasformare il Paraguay in una potenza energetica, rinegoziando i trattati di Itaipú e Yacyretá, le due centrali idroelettriche di cui è comproprietario, nel primo caso con il Brasile, nel secondo con l’Argentina. Il trattato di Itaipú, firmato a suo tempo da Stroessner (e che non dovrebbe essere rivisto prima del 2023), è un cappio al collo della nazione. In un capitolo del trattato si dice infatti che se un socio (sin qui il Paraguay) non utilizza tutta l’energia, deve venderla all’altro socio (il Brasile) al “prezzo di costo” e non a quello di mercato, come avverrebbe in qualsiasi altro Paese. Il Paraguay, in virtù di questa clausola, incassa dal Brasile 300 milioni di dollari, mentre se vendesse al prezzo di mercato ne incasserebbe 2.000. Se si riuscisse a recuperare questo denaro, bisognerebbe investirlo principalmente nello sviluppo dell’agro-industria, non limitandosi più, come ora, all’agro-esportazione. Attualmente l’economia cresce, ma solo a beneficio di alcuni settori, generando disoccupazione, sottooccupazione ed emigrazione. Tutto ciò perché l’economia si basa su pochi prodotti primari esposti alle oscillazioni dei mercati mondiali, con scarsa diversificazione e scarso valore aggiunto.

Dal punto di vista politico, l’impegno è di rifondare lo Stato in funzione dell’interesse dei cittadini, e non dei partiti e dei gruppi di potere, finendola con la corruzione, le impunità, le inefficienze. I governi succedutisi fin qui si sono rivelati macchine per fabbricare nuovi ricchi e produrre cittadini di seconda categoria, impedendo di fatto lo sviluppo economico e democratico del Paese. I paraguaiani hanno constatato che non basta porre fine a una dittatura per abolire la povertà. Occorre un governo che garantisca l’applicazione delle leggi e promuova lo sviluppo insieme ai settori privati, con la piena partecipazione dei cittadini, che non devono più essere considerati semplice merce elettorale. Per superare il passato bisogna scegliere persone disposte a impegnarsi nella costruzione di una società più giusta e di un’economia più competitiva ed equa. Il motto deve essere “il potere per servire” e non “servirsi del potere”, come è avvenuto fino a oggi, nello spregio più totale delle norme giuridiche. Lo Stato deve essere promotore di sviluppo, di stabilità economica e sociale, di sicurezza, combattendo tutto ciò che produce insicurezza, vale a dire corruzione, impunità e debolezza istituzionale.

Dal punto di vista sociale, Lugo dice che bisogna lottare contro la povertà e le disuguaglianze che rappresentano non solo una perdita economica (in quanto ne deriva una sotto-utilizzazione delle risorse), ma producono anche instabilità. E l’instabilità sociale non è meno pericolosa di quella politica ed economica. Si deve giungere a una giusta distribuzione delle risorse sostenendo le micro, piccole e medie imprese, sia nelle aree urbane che in quelle rurali, fornendo assistenza tecnologica e finanziaria, attivando canali di commercializzazione.

È indispensabile rafforzare il sistema educativo, garantendo l’accesso all’istruzione e migliorando la qualità dell’insegnamento pubblico. Bisogna dare inoltre un forte impulso al sistema sanitario nazionale, orientando in modo diverso la riforma di questo settore, così da assicurare servizi di qualità, con particolare attenzione alle problematiche materno-infantili e a quelle degli strati poveri. Vi è poi l’impegno di incentivare l’edilizia popolare, rendendo accessibili i finanziamenti e coinvolgendo i membri delle comunità beneficiarie dei programmi edilizi.

Altri impegni ineludibili sono una riforma agraria radicale e la tutela delle minoranze indie.

Quanto alle infrastrutture dello Stato, urge procedere a una riforma del settore pubblico. Gli operatori vanno scelti in base alla professionalità e non all’appartenenza politica. Le parole d’ordine devono essere trasparenza ed efficienza. Si faranno maggiori investimenti nel settore scientifico e tecnologico per migliorare le infrastrutture stradali, i trasporti, le comunicazioni.

Riguardo ai rapporti internazionali, il Paraguay deve imparare a porsi, nel corso di futuri negoziati, su un piano di parità con gli altri Stati e potrà farlo solo migliorando la professionalità di chi opera in quest’ambito. Un primo passo dovrà essere il raggiungimento di una vera cogestione con Brasile e Argentina degli enti elettrici bi-nazionali (Itaipú e Yacyretá). Vi dovrà essere trasparenza sull’uso delle risorse prodotte dalle due centrali, il che comporta il libero accesso ai dati da parte degli organi d’informazione e la creazione di organismi di verifica contabile composti da rappresentanti di entrambi i Paesi interessati.

Duarte, dopo aver tentato inutilmente di far modificare la nuova Costituzione per poter essere rieletto, ha puntato su una soluzione che gli permettesse di rimanere al potere per interposta persona, sostenendo nelle primarie la candidatura di Blanca Ovelar, poi proclamata vincitrice. Ha fatto anche un’altra mossa. Poiché il presidente della Repubblica, una volta terminato il suo mandato, diventa senatore a vita ma non ha, di fatto, una funzione politica, ha deciso, in spregio alle norme costituzionali, di capeggiare la lista dei candidati del Partito Colorado al Senato. La denuncia di incostituzionalità presentata dall’opposizione alla Corte Suprema di Giustizia è stata respinta a maggioranza, per consentirgli di avere un ruolo politico nel nuovo Senato.

Venendo a Blanca Ovelar, il suo programma elettorale non affronta il nodo cruciale della revisione dei trattati di Itaipú e Yacyretá. Di conseguenza le sue promesse elettorali appaiono campate in aria, perché non si capisce da dove si attingeranno le risorse necessarie. Inoltre, durante i comizi elettorali di Blanca Ovelar, la gente ha notato che le sue promesse ricalcano quelle fatte da Duarte nel 2003 e mai mantenute. Essendo stata ministro dell’Istruzione sia nel governo di Gonzáles Macchi (1999-2003) che in quello di Duarte (2003-2008), Blanca Ovelar è considerata, dall’opposizione e dalle organizzazioni sociali corresponsabile della grave situazione in cui versa il Paese. La sua candidatura alle primarie ha creato profonde lacerazioni nel partito, come ho detto. I suoi punti di forza, in definitiva, non stanno nel programma politico, ma nell’appoggio di Duarte e della struttura statale.


Oltre all’accusa di incostituzionalità della sua candidatura, Lugo ha dovuto anche affrontare il chiaro diniego del Vaticano, che si è opposto alla sua scelta di candidarsi alla presidenza della Repubblica. Come ha reagito a queste due ulteriori difficoltà il candidato Lugo?

Lugo, nato nel 1951 nel paesino di San Solano, regione di Itaipúa, è entrato nel 1971 nel seminario della Congregazione del Verbo Divino e nel 1992 è stato nominato superiore provinciale per il Paraguay della Congregazione del Verbo Divino. Consacrato vescovo nel 1994, ha retto la diocesi di San Pedro, una delle regioni più povere del Paese, adoperandosi in favore dei contadini senza terra in un periodo di forti conflitti rurali. L’11 gennaio 2005 ha rinunciato alla direzione della diocesi e la sua richiesta è stata accettata da Giovanni Paolo II. Il 18 dicembre 2006 ha presentato al Vaticano la rinuncia sia al sacerdozio che all’episcopato, entrando ufficialmente in politica il 25 dicembre successivo, in vista delle elezioni presidenziali del 2008. La sua richiesta di essere ridotto allo stato laicale è stata respinta dal Vaticano, che nel gennaio 2007 lo ha sospeso a divinis, misura che nel diritto canonico equivale a una punizione. Da allora Lugo ha intrapreso il cammino politico che lo ha portato a candidarsi alla presidenza.

Il Partito Colorado ha effettivamente cercato di mettere in discussione la costituzionalità della sua candidatura. Vi è stata un’ampia discussione, al riguardo, da parte di vari costituzionalisti. Alla fine la candidatura è stata accettata, perché Lugo è ormai, a tutti gli effetti, un laico e un cittadino paraguaiano e, in quanto tale, ha il diritto di candidarsi a cariche pubbliche. Il periodo fissato dalla legge per presentare eventuali ricorsi è scaduto, quindi il problema può considerarsi risolto.


È possibile fare il bilancio del periodo di presidenza del presidente uscente Duarte Frutos sulla base dei dati pubblici e ufficiali disponibili? Le ombre davvero prevalgono sulle luci e il bilancio del suo periodo alla presidenza è così negativo?

Il risultato elettorale ottenuto da Nicanor Duarte Frutos nelle elezioni che lo hanno consacrato nel 2003 presidente della Repubblica è stato di fatto il peggiore tra quelli ottenuti da un candidato del Partito Colorado dall’inizio della transizione dalla dittatura alla democrazia. Nicanor vinse con solo il 37,1% dei voti validi. Dalla caduta della dittatura nel 1989 fino a oggi, si sono succeduti cinque presidenti, tutti del Partito Colorado. Il primo presidente, Andrés Rodriguez, nel 1989 ottenne il 74,3 % dei voti; il secondo, Juan Carlos Wasmosy, nel 1993 il 39,9 %; il terzo, Raúl Cubas, nel 1998 il 53,8 %. Cubas rimase al potere solo sette mesi e fu sostituito dal Presidente del Senato Gonzales Macchi senza che si realizzasse una votazione. Macchi venne proclamato presidente dalla Camera e dal Senato a maggioranza colorados.

Anche nel campo legislativo le elezioni del 2003 sono state le peggiori per il Partito Colorado. Per il Senato nel 1989 il Partito Colorado ottenne il 73,9 % dei voti, nel 1993 il 42,1 %, nel 1998 il 49,3% mentre nel 2003 solamente il 32,9 %. Nelle prossime elezioni del 20 aprile, i primi quindici candidati del Partito Colorado per il Senato (su venti della lista) sono persone investigate o denunciate per corruzione nel periodo in cui hanno ricoperto cariche in strutture governative.

Il bilancio e il giudizio sul governo del presidente Nicanor Duarte Frutos è stato dato dagli stessi cittadini. Il 19 marzo 2008 è stata pubblicata un’inchiesta nella quale si chiedeva quali fossero stati i migliori e i peggiori governi dal 1989 a oggi. Le domande vertevano su quattro punti fondamentali: creazione di posti di lavoro, corruzione, istruzione e sicurezza. L’inchiesta, realizzata nella capitale e in otto regioni, ha dato come risultato finale che l’attuale governo in scadenza è stato il peggiore di tutti. Questa la classifica, secondo gli intervistati: 1° il governo di Andrés Rodriguez, 2° quello di Raúl Cubas, 3° quello di Juan Carlos Wasmosy, 4° quello di Luis Gonzalez Macchi, 5° e ultimo quello di Nicanor Duarte Frutos.

Il 4 aprile 2008 la Direzione Generale di Statistica, Inchieste e Censimento (Dirección General de Estadisticas,Encuestas y Censos – DGEEC) dipendente dalla stessa presidenza della Repubblica, ha pubblicato il risultato dell’inchiesta permanente che riguarda le famiglie (Encuesta permanente de hogares – EPH) per l’anno 2007. Su una popolazione paraguaiana di poco più di sei milioni di abitanti, il documento ufficiale riporta che nel 2007 un totale di 2.156.312 persone vivevano in situazione di povertà e di queste ben 1.172.274 in situazione di estrema povertà. La povertà estrema, che riguardava nel 2005 un 15,5% dei paraguaiani, oggi, alla fine del mandato presidenziale di Duarte Frutos, colpisce il 19,4 % della popolazione.